Cos'è
La
cardiochirurgia è una
branca della cardiologia – a sua volta
ramo specialistico della medicina – che si occupa di risolvere
patologie e malformazioni cardiache con tecniche chirurgiche. A seconda della complessità dell’intervento o del problema da affrontare, il muscolo cardiaco e i suoi vasi (in particolare le
carotidi), possono essere operati in
chirurgia tradizionale “aperta”, molto più traumatica perché comporta l’apertura della gabbia toracica, o con
tecniche mininvasive. Lo scopo della cardiochirurgia è quello di
migliorare la qualità e le aspettative di vita del paziente. Tra gli interventi più eseguiti si contano le correzioni di malformazioni congenite o acquisite, gli inserimenti di
by-pass coronarici o di
pacemaker per le aritmie, le
angioplastiche, fino al
trapianto di cuore. Tali operazioni hanno gradi di difficoltà e di rischio diversi, e possono essere eseguiti in
anestesia generale o locale. In alcuni casi il muscolo cardiaco deve essere operato da “fermo”, per tale ragione l’intervento si esegue con l’utilizzo di un macchinario che garantisce la
circolazione e la respirazione extra-corporea (CEC).
Principali patologie cardiache trattabili con la chirurgia
Le
patologie, le malformazioni e le disfunzioni a carico del cuore e dei suoi vasi sanguigni che possono essere trattate con tecniche chirurgiche sono tantissime, ma tra le più diffuse si segnalano:
Un cenno di anatomia per capire cosa si implichi il ricorso alla cardiochirurgia. Il
muscolo cardiaco è un organo composto da
quattro cavità interne: due
atri superiori, e due
ventricoli inferiori. Gli atri ricevono il sangue dal corpo, mentre i ventricoli lo pompano fuori dal cuore. Nello specifico, il
sangue non ossigenato che arriva nell’
atrio destro, entra nel ventricolo destro attraverso una valvola, per essere poi pompato fuori, verso i polmoni, dove si caricherà di ossigeno fresco. Il
sangue ossigenato ritorna al cuore dalle vene polmonari attraverso l’
atrio sinistro, e da questo, sempre attraverso una valvola, passa al
ventricolo sinistro e da qui viene immesso nell’
aorta, la principale arteria cardiaca, e l’unica che pompa con forza il sangue fuori dal cuore, verso gli altri vasi – tra cui le
coronarie - che lo distribuiranno a tutti gli altri distretti, inclusi i più periferici. La
“piccola circolazione” cardiaca può subire rallentamenti e risultare
deficitaria per molti motivi, spesso aventi a che fare con
difetti delle strutture del cuore stesso o dei suoi vasi.
Correggere tali deficit è compito appunto della
cardiochirurgia, che spesso si avvale di
protesi biocompatibili che sostituiscono le parti malfunzionanti, ad esempio le valvole, o
strumenti che compensano un difetto nella trasmissione elettrica su cui si basa il battito cardiaco (come il
pace-maker).
Tecniche e procedure
Una volta stabilito il tipo di problema cardiaco da risolvere, o a seguito di un
evento acuto (es. un
infarto), il paziente può essere operato nei reparti ospedalieri di riferimento con
tecniche diverse. Tra le
sottocategorie della cardiochirurgia, ciascuna delle quali si avvale di metodiche diverse, si segnalano:
- la chirurgia aortica, che ripara danni all’aorta o ne sostituisce parti a seguito di eventi quali aneurismi o dissecazione
- chirurgia delle valvole aortiche e sostituzione di valvole cardiache
- l’inserimento di dispositivi di assistenza ventricolare (VAD), ovvero di una piccola pompa meccanica che migliora la funzionalità ventricolare
- l’angioplastica coronarica e il posizionamento di stent
- la chirurgia delle aritmie (es. fibrillazione atriale o tachicardia ventricolare), che corregge i difetti del ritmo cardiaco con strumenti quali i pacemaker
- la chirurgia delle malformazioni cardiache congenite
- il by-pass dell’arteria coronarica (CABG), che interviene sulla porzione di coronaria bloccata (es. da un trombo) creando un by-pass con un altro vaso per ripristinare la circolazione
- il trapianto di cuore, intervento di extrema ratio che si impone in presenza di una insufficienza cardiaca avanzata
- la rivascolarizzazione transmiocardica, una tecnica usata in caso di angina
Gli interventi di cardiochirurgia possono essere
più o meno invasivi. In caso di
operazione a cuore aperto, il/a chirurgo/a pratica una incisione sul torace e “rompe” lo sterno aprendo in tal modo la gabbia toracica per arrivare al cuore. Questo tipo di operazione prevede l’ausilio del
macchinario CEC per la circolazione extra-corporea. Interventi mininvasivi, invece, prevedono
microincisioni senza la necessità di aprire la gabbia toracica e di fermare il cuore, e l’introduzione degli strumenti chirurgici per via endoscopica. Si effettuano in questo modo gli interventi di by-pass coronarico e di posizionamenti di stent e pacemaker, ad esempio.
Rischi e preparazione
Prima di essere sottoposto a qualunque tipo di intervento di cardiochirurgia, il paziente viene valutato da una equipe di cardiochirurgi, non prima di essere stato
esaminato con
test e analisi di tipo strumentale o di laboratorio, tra cui:
Gli interventi di cardiochirurgia comportano tutti un
minimo di rischio, sebbene per alcuni si parli di operazioni di routine, pertanto vengono programmati o praticati solo quando
non vi siano alternative di tipo farmacologico e quando tale rischio sia di gran lunga compensato dal beneficio che il paziente ne ottiene. In generale, i rischi maggiori sono a carico di
bambini e pazienti over 65 e aumentano in proporzione con l’età (nel caso del cardiopatico anziano). Condizioni di comorbidità,
quali diabete, insufficienza renale o polmonare, eventi cardiaci pregressi ecc. aumentano il pericolo di complicanze o di inefficacia dell’intervento, pertanto sta all’equipe cardiochirurgica e agli anestesisti stabilire se, e in che modalità, procedere con l’operazione. Molti interventi di cardiochirurgia vengono fatti seguire da un percorso più o meno lungo di
riabilitazione.