Bypass aortocoronarico: parola d'ordine mini-invasività
Intervista al Professor Marco Di Eusanio, Direttore della Cardiochirurgia dell’AOU Ospedali Riuniti di Ancona
A
cuore battente e con
incisioni minime sul torace. L'intervento di bypass oggi può essere eseguito in modo molto meno traumatico rispetto al passato. Merito dei progressi della ricerca scientifica, che negli ultimi anni ha puntato soprattutto sul concetto di
mini-invasività.
Il trattamento di bypass, tra i più risolutivi della
stenosi delle coronarie - il restringimento delle arterie che irrorano il cuore di sangue ossigenato e che può portare all'insorgenza di gravi eventi cardiovascolari come l'angina pectoris, l'infarto miocardico oltre che ad esiti fatali - può essere effettuato anche senza circolazione extra-corporea (metodica che prevede l'utilizzo di una macchina che sostituisce temporaneamente le funzioni di
cuore e polmoni) o utilizzando la
circolazione extra-corporea miniaturizzata (molto meno invasiva).
In alternativa alla consueta apertura chirurgica dello sterno (sternotomia), inoltre, si può valutare il ricorso a tecniche all'avanguardia che richiedono incisioni toraciche significativamente più piccole rispetto alla metodica tradizionale. Il trauma così risulta ridotto e la ripresa del paziente più veloce. Ne abbiamo parlato con il
Professor Marco Di Eusanio, Direttore della Cardiochirurgia dell’
AOU Ospedali Riuniti di Ancona - struttura al
terzo posto in Italia per volumi di bypass (PNE 2019) – e Docente presso l’Università Politecnica delle Marche.
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