L’indicatore ci consente di calcolare il numero di interventi chirurgici per tumori maligni della colecisti eseguiti in un anno in una struttura ospedaliera (indicatore di "volume").
Il
tumore della colecisti ha origine, in genere, dalle cellule degli strati più interni della parete; le masse tumorali possono crescere nella cavità interna dell’organo (più spesso le forme benigne tipo polipi), ma possono anche invadere le strutture esterne vicine (più spesso le forme maligne).
I sintomi non sono specifici e possono essere dolore addominale, nausea, vomito, ittero (colorito giallo della pelle e degli occhi) e ingrossamento della cistifellea stessa.
Il fattore di rischio più comune per il tumore della cistifellea è la formazione di
calcoli biliari. Tuttavia, non è detto che la presenza di calcoli o infiammazione diano origine al tumore che è, fortunatamente, assai raro.
Il tumore della cistifellea (e delle vie biliari extraepatiche) è piuttosto raro: rappresenta lo 0,8% del totale dei tumori diagnosticati negli uomini e l’1,6% di quelli nelle donne.
In Italia vengono in media diagnosticati, ogni anno, 6,6 casi di tumore della cistifellea ogni 100.000 uomini e 9,6 ogni 100.000 donne.
La chirurgia rappresenta il trattamento più efficace soprattutto nei casi in cui il tumore non si sia già esteso ad altri organi. Generalmente, alla presenza di un tumore della cistifellea non ci si limita a
rimuovere la colecisti, ma si procede a estendere l’asportazione a una parte più o meno estesa del fegato, ai linfonodi e alle vie biliari. L’estensione della rimozione è in funzione dello stadio della malattia.