Indice
Introduzione
Digitali, ma anche appassionati ed eticamente coinvolti: è questo il ritratto che fa lo
studio Generation Now, realizzato da Ipsos e Havas Life con il supporto di Sanofi, della generazione dei giovani medici “millennial”. Quali valori condividono? Quali motivazioni li muovono? Quali sono le loro abitudini e le innovazioni che porteranno nella medicina di domani? La ricerca ha coinvolto un campione di 152 medici con età media di 31 anni, di cui 61% specializzandi e 39% già specializzati, con buona distribuzione tra le varie specializzazioni mediche, con lo scopo di identificare attitudini e comportamenti che possano avere un impatto sullo sviluppo della disciplina.
I medici millennial e la tecnologia
Nati negli anni ’80 e diventati maggiorenni nel nuovo millennio, i giovani medici possiedono caratteristiche che corrispondono in larga parte a quella di tutti gli altri coetanei, essenzialmente nel loro rapporto con la tecnologia e come essa influenzi il loro lavoro e le relazioni. Sicuramente l’ago della bilancia è l’avanzamento tecnologico. Questo cambiamento agisce su altri universi con un effetto domino: la professione, l’aggiornamento dei clinici, un nuovo rapporto medico-paziente, basato sull'identità di persona per quest'ultimo, e la relazione medico/azienda farmaceutica. I millennial sono cresciuti con la possibilità di accedere a più informazioni e a più persone attraverso più canali.

Dall'indagine emerge una
generazione iper-connessa: il 100% degli intervistati usa uno smartphone, il 90% un computer portatile, seguono tablet (70%) e computer fisso (41%). Anche il consumo di internet è fortemente influenzato: in media il medico millennial passa più di un'ora al giorno online (l'84%), soprattutto da device mobili, privilegiando Facebook tra i social network (82%). La presenza sui social media conta molto: soltanto il 7% degli intervistati dichiara di non avere alcun profilo. Dopo Facebook, il social più utilizzato è Instagram (41%, in leggera controtendenza rispetto alla maggior parte dei loro coetanei), ma solo il 37% utilizza LinkedIn.
Per i medici millennial il
futuro del mondo della salute dei prossimi 15 anni sarà sempre più
guidato dalle evidenze scientifiche (74%) ma integrato al
progresso della tecnologia (81%): per la quasi totalità degli intervistati sarà molto importante tenersi aggiornati sugli sviluppi tecnologici e "le decisioni di trattamento saranno guidate in maniera sempre crescente dai dati scientifici". Inoltre, la tecnologia "avrà un ruolo di facilitatore e semplificatore, un alleato nella pratica clinica a vantaggio della presa in carico multidisciplinare del paziente".
La tecnologia, nella loro visione, ha nettamente risvolti positivi: "implica la
possibilità di un aggiornamento continuo, una sempre maggiore possibilità di accesso alle informazioni, di confronto e condivisione". Soltanto il 16% del campione evidenzia aspetti negativi nel proprio profilo di "medico 2.0", tra questi la
maggiore complessità dell’attività medica (tra eccessiva burocrazia, de-personalizzazione del rapporto medico-paziente, e minore fiducia del paziente verso il medico). Anche la relazione tra medico-paziente sarà influenzata dalle innovazioni tecnologiche: per la maggior parte dei millennials (76%), soprattutto tra chi non è ancora specializzato (83%), prevale la convinzione che la tecnologia avrà un effetto migliorativo sul rapporto medico-paziente.
Ulteriori risvolti della professione oggi
I giovani clinici hanno buone probabilità di intraprendere carriere diversificate, dove la pratica medica si combina con lo sviluppo tecnologico e l’attività imprenditoriale. Ma ci sono altri aspetti della crescita tecnologica che influiscono sulla routine professionale.

Innanzitutto, la
dimensione relazionale medico-paziente resta centrale e il ruolo del medico non ne esce ridimensionato, ma c’è un’allerta generale sulla reperibilità di informazioni, a volte fuorvianti, in rete. Il paziente fa uso del web con risultati che possono far sentire il clinico esautorato e minare il rapporto di fiducia che intercorre fra le due figure. Il medico del futuro richiede una governance dei processi digitali che richiami la rete a un’attendibilità maggiore delle info sanitarie disponibili on-line. A fronte all’aumento delle incombenze burocratiche, il medico del futuro vede nel progresso tecnologico una risorsa che gli permetterà di coadiuvare una serie di informazioni che consentano il monitoraggio in tempo reale del paziente, con una fruizione degli esami in remoto, via app o tramite servizi web.
Sul piano degli
aggiornamenti l’evidenza clinica vince sulla dimensione relazionale. Come emerge dalla domanda sull’interesse per le modalità d’informazione nei prossimi anni, le linee guida sono e saranno la fonte preferita, forse anche perché rappresentano quella sicurezza, basata su dati e evidenze che può tutelare il medico. Linee guida e pubblicazioni scientifiche sono quindi anche nel futuro la base dell’aggiornamento. La parte on-line rimane predominante rispetto alla parte relazionale tradizionale, come congressi, conferenze o hospital meeting di settore. L’81% dichiara infatti che siti web di info scientifiche e motori di ricerca med-oriented rimangono centrali come fonti di aggiornamento e informazione. Capiamo quindi che il medico del futuro ha bisogno di info on-demand, nel momento in cui gli servono, fruibili on-line tramite dispositivi connessi, in maniera smart e veloce.
Solo un 9% del campione vede inalterato il
ruolo delle aziende, mentre il restante universo degli intervistati si dichiara mediamente o totalmente propenso ad assistere a cambiamenti. Il medico resta la figura centrale e privilegiata nel rapporto fra Aziende Farmaceutiche e pubblico. Un medico col quale le aziende interloquiranno in modalità multicanale e spesso da remoto, raggiungendolo con una serie di informazioni utili al momento giusto e in modo dinamico. Non è una via praticabile invece l’interazione diretta fra il paziente e la casa farmaceutica, soprattutto se il coinvolgimento del pubblico avviene per i nuovi farmaci in sviluppo: le informazioni restano appannaggio del clinico, che rimane l’unico vettore di veicolazione.
Tre modelli, tre modi di vivere la professione medica
L’indagine ha quindi identificato tre diversi modelli, tre approcci verso la professione medica che appartengono ai nuovi medici.
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L’APPASSIONATO

Con una predominanza femminile e proiettati in maggioranza sulla medicina di base, gli appassionati hanno molto a cuore la professione che hanno scelto. Curiosità, istinto e sperimentazione li guidano nelle scelte della vita, non si aspettano prestigio sociale dalla pratica clinica: ciò che vogliono più di tutto è “aiutare chi soffre.” La misura di un medico per loro è il benessere del paziente, che viene perseguito con grande attenzione alle emozioni e alla vita del sofferente al fine di ottenere il vero premio: l’instaurazione della relazione medico-paziente. In questo contesto, se il giudizio del paziente è positivo, risulta meno rilevante il tema dell’autorevolezza e credibilità presso i colleghi. Per loro, l’approccio esageratamente scientifico e ligio alle linee guida diventa sterile, se non è accompagnato dall’attenta valutazione del singolo caso che ci si trova quotidianamente di fronte.
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IL METICOLOSO
Il millennial meticoloso è concreto, riflessivo e scrupoloso, basa le sue scelte su un attento vaglio di tutte le possibili conseguenze. Fa affidamento sull’analisi dei dati, ma senza subirne la sterilità. Infatti, essere un buon medico vuol dire per lui avere un approccio scientifico, svolgere la professione con eticità e rigore e allo stesso tempo essere in grado di instaurare un rapporto di fiducia con il paziente, uno degli aspetti più stimolanti della professione. Il meticoloso fa un’operazione di idealizzazione del medico, unendo in un solo profilo la dimensione scientifica e autorevole del clinico e l’attenzione al lato umano.
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L’AMBIZIOSO
Per loro la carriera è un trampolino verso il successo: la professione può dargli affermazione sociale e il raggiungimento di uno status riconosciuto. Il denaro è sicuramente un aspetto fondamentale nella sua vita. Fra i parametri che definiscono un buon medico, l’eticità e il rigore sono importanti, ma rispetto agli altri gruppi, il tema umano della relazione con il paziente è su un piano molto inferiore nella scala dell’importanza. È mosso da una forte motivazione personale e di successo e non è un caso che la sua visione del futuro sia un po’ più cinica e meno ottimista rispetto agli altri.