Indice
Chi è l’oncologo
L’oncologo è il dottore in Medicina e Chirurgia specializzato in
Oncologia Medica, che si occupa di prevenire, diagnosticare e trattare formazioni cellulari anomale. Queste sono dette neoplasie, dal greco
nèos, nuovo, e
plásis, formazione. Possono originarsi in qualsiasi tipo di cellula dell’organismo, così che l’oncologia studia patologie fra loro molto diverse. Di conseguenza, anche i sintomi possono essere vari; la visita oncologica, infatti, solitamente viene prescritta dal medico di
Medicina Generale quando dagli esami emergono valori che possono far sospettare la presenza di
tumori.
L’oncologo spiega alla persona in cosa consiste la sua patologia, mostrando le opzioni che ha a disposizione e prescrivendo le cure palliative che alleviano i sintomi. Si occupa quindi dell’assistenza globale del paziente oncologico, seguendolo in tutto il
decorso della malattia, effettuando anche operazioni chirurgiche ove necessario. In genere un paziente è seguito da più specialisti differenti, che possono includere anche più oncologi. Un oncologo, infatti, può specializzarsi in numerosi ambiti: dalla neuroncologia, che studia le neoplasie del sistema nervoso, alla oncologia ginecologica, che si occupa dei
tumori dell'apparato genitale femminile; dall’oncologia dermatologica, che studia le neoplasie a carico della pelle, all’oncologia pediatrica, relativa ai casi di tumori nei bambini.
Consulta le strutture sanitaria che effettuano una Visita oncologica:
I tumori più comuni
Una neoplasia è una massa di cellule che crescono in modo incontrollato. È benigna quando non può metastatizzare, ovvero espandersi ad altri distretti corporei; è maligna quando può diffondersi nell’organismo. Un tumore maligno, anche detto cancro, richiede un intervento tempestivo per ridurre le conseguenze della malattia. Un tumore benigno, invece, richiede trattamenti solo in alcuni casi particolari, ad esempio se si accresce fino a comprimere gli organi circostanti o se è potenzialmente in grado di diventare maligno (precanceroso). Nelle diagnosi di tumore, circa 9 tumori su 10 sono benigni.
I tumori benigni
I tumori benigni in genere hanno una crescita lenta e non provocano alcun sintomo. Tuttavia la loro localizzazione può determinare dei problemi ed è bene monitorarli perché non provochino complicazioni. Le neoformazioni benigne più diffuse sono:
- Cisti. Le cisti sono dei sacchetti di tessuto che contengono sostanze fluide. In genere non danno complicazioni ma crescendo possono causare dolore o altri problemi, ad esempio se presenti sulle corde vocali possono comportare raucedine. Di solito sono facilmente asportabili;
- Polipo. In medicina, i polipi sono escrescenze dei tessuti mucosi. Possono essere presenti nel tratto digerente, nella vescica, nell'utero e nella faringe. Sebbene benigni, alcuni sono precancerosi; ad esempio i polipi intestinali sono responsabili di molti dei casi di cancro al colon-retto. Per questo motivo è importante tenerli sotto controllo tramite controlli frequenti oppure rimuoverli;
- Nodulo. Si tratta di una neoformazione rotondeggiante più o meno dura che si forma nei tessuti profondi. A seconda della localizzazione pò essere asintomatico o provocare problemi che richiedono l'intervento di un medico;
- Angioma. Gli angiomi sono tumori vascolari benigni, ovvero neoformazioni presenti nei vasi sanguigni. È comune vederli sulla pelle, dove appaiono come macchioline rosse o purpuree e prendono i nomi popolari di voglie o macchie di porto. Spesso scompaiono da soli, ma è comunque bene sottoporsi a dei controlli, in particolare se comparsi in età adulta;
- Lipoma. Deriva dalla crescita anomala delle cellule adipose (cellule del tessuto grasso). È benigno e in genere compare tra il collo e la schiena, manifestandosi con un piccolo bozzo morbido, sebbene possa presentarsi anche in zone non visibili all'esterno. I lipomi sono piuttosto comuni, colpendo circa 1 persona su 100. In genere non causano problemi, ma possono dare delle complicazioni, quindi è bene effettuare dei controlli regolari;
- Neurinoma (o schwannoma). È un tumore benigno che colpisce le cellule di Schwann, cellule che avvolgono parte dei neuroni del sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale). Rappresenta il 7% dei tumori a carico del sistema nervoso. Anche in questo caso il medico monitorerà la situazione per poter intervenire solo se necessario;
- Meningioma. Si tratta di una neoplasia, in genere benigna, a carico delle meningi, le membrane che avvolgono il sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale). Data la localizzazione è sempre bene tenere questi tumori sotto controllo;
- Fibromi. Sono tumori benigni che si originano nei tessuti connettivi. Fra i più comuni vi sono i fibromi uterini, più propriamente detti leiomiomi o miomi, che si sviluppano nei muscoli lisci dell'utero. Possono essere asintomatici o provocare sintomi quali sanguinamento, dolore e problemi a urinare. Circa il 70% delle donne ne ha sviluppato almeno uno entro i 45 anni. I leiomiomi asintomatici non richiedono cure, ma occorre uno screening per verificarne periodicamente le condizioni; quelli sintomatici, invece, devono essere trattati.

I tumori maligni
Il cancro è la seconda causa di morte mondiale: è responsabile di circa
un sesto dei decessi nel mondo. Questi si verificano nei due terzi dei casi nei paesi meno sviluppati, poiché i sistemi sanitari dei paesi avanzati sono più preparati ad affrontare queste malattie. Per il trattamento del cancro, infatti, è fondamentale lo
screening, che consente di rilevare la patologia ai primi stadi, permettendo di trattarla con maggiore successo. Nei paesi sviluppati, inoltre, sono disponibili le terapie sviluppate negli ultimi decenni, che curano efficacemente quasi tutti i tipi di cancro.
Ogni giorno, nel mondo, vengono diagnosticati circa
1000 casi di neoplasie maligne. In Italia i casi complessivi sono in diminuzione, anche se nel mondo, come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i casi di cancro sono in aumento. Grazie agli avanzamenti in campo medico stanno aumentando anche i casi di guarigione; da un report del 2016 dell'
AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica, la percentuale di ripresa dal cancro era del 70%, con qualche variabilità a seconda del tipo di neoplasia. I tipi di tumori maligni sono:
- Carcinoma. È la neoplasia che si forma nei tessuti epiteliali, ovvero l’insieme di cellule che rivestono le parti del corpo e le ghiandole. È il tipo di cancro più diffuso; può colpire la cute, il tubo digerente, il seno, i polmoni, l'utero, la vescica e il pancreas;
- Melanoma. È il cancro che colpisce i melanociti, le cellule pigmentate della pelle;
- Leucemia. È il cancro dei globuli bianchi (leucociti) o delle cellule staminali, presenti nel midollo osseo, destinate a trasformarsi in globuli bianchi. Questo tipo di cancro è il più diffuso nei bambini, costituendo circa il 25% dei casi di tumori maligni pediatrici;
- Linfoma. Sono i tumori maligni che colpiscono i linfociti, le cellule del sistema linfatico (l'apparato coinvolto nel trasporto dei fluidi e nella difesa dell'organismo);
- Glioma. Cancro che si sviluppa nella glia, l'insieme di cellule di supporto dei neuroni;
- Sarcoma. Questi tumori si sviluppano nei tessuti connettivi, quali ossa, muscoli, grasso, vasi sanguigni e cartilagini;
- Mieloma. Cancro che colpisce le plasmacellule, la componente del midollo osseo che produce gli anticorpi.
I tumori maligni più diffusi sono il cancro ai polmoni, il cancro al seno, il cancro del colon-retto, il cancro alla prostata, i cancri della pelle e il cancro allo stomaco. Negli uomini le neoplasie maligne più comuni sono quelle a polmoni, prostata, colon-retto, stomaco e fegato, mentre nelle donne le più frequenti sono a seno, colon-retto, polmoni, cervice e tiroide.
Quando rivolgersi a un oncologo
La prima visita presso un oncologo è finalizzata a valutare la situazione della patologia. Generalmente vi si viene indirizzati da un altro specialista che sospetta la presenza di un tumore: i possibili sintomi di una neoplasia, infatti, spesso indicano la presenza di altri disturbi, per cui le persone possono rivolgersi ad altri medici piuttosto che a un oncologo. Ove si rende necessario un trattamento oncologico, alla prima visita segue una serie di controlli durante la terapia, anche dette di rivalutazione in quanto servono a monitorare gli esiti del trattamento ed eventualmente correggerlo. Le visite di follow-up conseguono alla sconfitta della malattia: l'oncologo prescriverà una serie di visite di monitoraggio. La frequenza delle visite di controllo dipenderà dal tipo e dallo stadio del tumore che si era avuto.
Quando è necessario effettuare una prima visita presso un oncologo? Un tumore non dà sempre sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali. Per questo motivo è caldamente raccomandato effettuare controlli regolari presso un medico di base ed eventuali specialisti. I controlli di screening sono molto efficaci per la prevenzione secondaria del cancro, riducendo la mortalità di oltre un quarto in alcuni casi, come per il cancro al polmone. Le visite di screening sono raccomandate a età diverse e con frequenza differente a seconda del distretto coinvolto:
- È raccomandato sottoporsi a controlli dermatologici una volta l'anno, a tutte le età;
- Lo screening per i tumori della mammella è raccomandato alle donne tra i 45 e i 74 anni, da eseguire ogni 2 anni;
- Lo screening per i tumori del colon-retto è raccomandato alle persone tra i 50 e i 70 anni (esame delle feci per la ricerca di sangue occulto), da eseguire ogni 2 anni;
- Lo screening per i tumori a carico dell'apparato urinario e urogenitale maschile è consigliato ogni anno dopo il compimento dei 40 anni;
- Lo screening per i tumori della cervice uterina è raccomandato alle donne tra i 25 e i 33 anni (Pap test, da ripetere ogni 3 anni) e i 34 e i 64 anni (test per il Papilloma Virus umano, da eseguire ogni 5 anni);
Lo screening per i tumori al colon-retto, alla mammella e alla cervice, inoltre, sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Tutti i controlli regolari sono raccomandati in particolare:
- Se si sono già avuti o si hanno tumori, maligni o benigni che siano;
- Nei casi di familiarità con malattie oncologiche. Alcuni cancri, infatti, hanno basi genetiche;
- A chi è stato infettato da alcuni patogeni. Alcune infezioni, infatti, possono portare allo sviluppo di tumori maligni perché in grado di modificare il DNA delle cellule che infettano. È il caso dell’Helicobacter pylori, che può portare al tumore dello stomaco; dei virus dell’epatite B e C (HBV e HCV), talvolta responsabili del tumore al fegato; di alcuni ceppi di HPV (Papilloma Virus Umano), responsabili del 90% dei casi del tumore al collo dell’utero ma anche di cancro al pene, all’ano e alla faringe; del virus di Epstein-Barr, che predispone allo sviluppo di alcuni linfomi e tumori epiteliali;
- In caso di presenza di altri fattori predisponenti, quali sedentarietà, alimentazione poco sana (povera di frutta e verdura e/o, ad esempio, ricca di insaccati), consumo di alcol, fumo, esposizione frequente a raggi solari, raggi X o altre radiazioni senza gli opportuni accorgimenti.
Quali segnali indicano la presenza di un tumore?
Nella maggior parte dei casi un tumore benigno non dà sintomi, mentre uno maligno li presenta quando si è già sviluppato. Dato che un tumore può originarsi in qualsiasi tipo cellulare, i sintomi che può determinare sono molto vari e di solito spingono la persona a una visita presso uno specialista di un’altra branca della Medicina. Per questo in genere la visita oncologica viene prescritta da un medico specializzato in un altro ambito che, dagli esami, ha rilevato indizi della presenza di una neoplasia.
Vediamo le manifestazioni di natura generica che possono indicare la presenza di un cancro, ricordando comunque che nella maggior parte dei casi derivano da altre patologie.
- Febbre ricorrente;
- Perdita di appetito;
- Perdita di peso non giustificata da diete, eventi stressanti o altri fattori noti;
- Problemi di vista (come visione di corpuscoli non presenti, riduzione del campo visivo) o cecità improvvisa;
- Tosse cronica e/o problema alla voce che non passa, che può ad esempio indicare la comparsa di una cisti;
- Sangue nell’espettorato;
- Dolore persistente insorto recentemente;
- Linfonodi ingrossati. Ognuno di noi ha circa 600 ghiandole linfatiche, concentrate nel collo, sotto le ascelle, nell'addome e nella zona inguinale. Il loro rigonfiamento in genere deriva da infiammazioni (poiché il sistema linfatico coadiuva l’azione del sistema immunitario), e prende quindi il nome di linfadenopatia, oppure dalla presenza di tumori benigni;
- Comparsa di bozzi, gonfiori o macchie;
- Variazione in un neo. Si può riconoscere un potenziale melanoma seguendo la regola dell'ABCDE. Un nevo potenzialmente canceroso, infatti, si distingue perché Asimmetrico, dai Bordi irregolari, dal Colore scuro o non uniforme, di Dimensioni superiori ai 6 millimetri di diametro e/o Evolve (presentando cambiamenti come espansione, elevazione e sanguinamento);
- Presenza di una lesione che non guarisce;
- Sudorazione notturna;
- Nausea o vomito ricorrenti;
- Problemi digestivi insorti di recente o escrezione alterata (diarrea o stitichezza) che perdura. Attenzione: diversamente da come si pensa, la diarrea non consiste nell’emissione di feci eccessivamente liquide, ma nella quantità eccessiva di deiezioni. D'altra parte per parlare di stitichezza (o stipsi) non è sufficiente evacuare soltanto una volta ogni 2 giorni: è normale evacuare da 1 a 3 volte al giorno come 2 o 3 a settimana. Si può parlare di stitichezza quando la frequenza di evacuazione è inferiore oppure cambia all’improvviso e perdura nel tempo;
- Colorazione giallastra della pelle e/o della sclera degli occhi (ittero). Questo sintomo deriva dall'iperbilirubinemia, ovvero un eccessivo accumulo di bilirubina nel sangue. Si tratta di una sostanza di colore giallo che normalmente viene smaltita dal fegato: il suo accumulo indica una disfunzione del fegato. Questo sintomo, quindi, è un segnale importante che deve spingere a farsi controllare il prima possibile;
- Sangue nelle urine e/o nelle feci. Questo indica, in generale, dei danni o altri disturbi a carico del sistema urinario o a quello digerente. Non sempre il sangue è visibile a occhio nudo (si parla di sangue occulto), per cui si raccomanda di effettuare periodicamente esami delle urine e delle feci periodicamente. L’esame delle feci è consigliato annualmente dopo i 40 anni d’età;
- Anormale sanguinamento vaginale.
Come si svolge una visita oncologica
Si consiglia di portare con sé le precedenti
cartelle cliniche, che lo specialista dovrà visionare. Al paziente oncologico è consigliato farsi accompagnare per supporto nel caso di ansia, stress o sconforto e per poter tenere meglio traccia delle informazioni fornite dal medico.
La visita oncologica non richiede particolare preparazione, ma è possibile che chi vi si sottopone debba spogliarsi, quindi è consigliato indossare abiti comodi da togliere. Se il disturbo colpisce la pelle è raccomandato
non truccarsi, non mettersi creme abbronzanti e non indossare lentine colorate (che nascondono i nei dell’iride). Alle donne si consiglia di presentarsi alla visita in assenza di
mestruazioni, che impediscono di esaminare i nevi e le macchie nella zona genitale. Si consiglia di sottoporsi al controllo almeno a 3 giorni di distanza dal termine del flusso mestruale e a 7 giorni prima dall’inizio del successivo.
La visita inizia con l’
anamnesi, una serie di domande utili per la diagnosi. L’oncologo si informa sui sintomi e su quando sono comparsi, su eventuali malattie preesistenti o presenti, sulla familiarità con alcuni tipi di tumori (familiari che ne sono stati colpiti) e sulla presenza di altri fattori di rischio.
Dopodiché può passare all’
esame obiettivo, in cui esamina il paziente in base alla possibile patologia. In genere inizia con un’
auscultazione, applicando l'estremità dello stetoscopio (o
fonendoscopio), chiamata diaframma, sul petto e sulla schiena del paziente per rilevare eventuali anomalie nei rumori respiratori e cardiaci. Prosegue quindi esaminando i linfonodi, palpando collo, ascelle, addome e zona inguinale. Il rigonfiamento delle ghiandole linfatiche può indicare la presenza di tumori o di infiammazioni. Altre zone spesso esaminate in una visita oncologica sono:
- Polmoni. In caso di problemi respiratori il medico effettua l'esame obiettivo dei polmoni. Il paziente deve quindi scoprire il dorso e sedersi. Lo specialista ispeziona il torace e vi effettua delle palpazioni e delle percussioni per riscontrare eventuali anomalie morfologiche o respiratorie;
- Pelle. È possibile che il medico osservi la cute per riscontrare eventuali anomalie che possono indicare la presenza di neoplasie. Per effettuare questa indagine usufruisce di una lente di ingrandimento o del dermatoscopio, anche detto microscopio ad epiluminescenza. Questo strumento consiste in una lente dotata di luce che consente di vedere la cute in modo ottimale. Per eseguire la dermatoscopia (o epiluminescenza) il medico applica un liquido sulla parte da esaminare per poi appoggiarvi lo strumento. È probabile che il medico debba esaminare tutta la pelle esposta, per poter individuare tutte le possibili anomalie, quindi alla persona sarà chiesto di spogliarsi;
- Addome. Per sospetti tumori all'addome il medico osserva la zona ed effettua delle palpazioni in modo da verificare la dolorabilità e la presenza di eventuali anomalie al tatto;
- Retto. Se il possibile problema è all’intestino, il medico può ritenere opportuno effettuare un esame rettale. Questo prevede che lo specialista indossi dei guanti per poter inserire un dito all’interno dell’ano del paziente, per indagare la presenza di anomalie nel retto. L’ispezione rettale è del tutto indolore; in caso di imbarazzo è bene farlo presente al medico che metterà a proprio agio la persona;
- Petto. In caso di sospetto tumore alla mammella, il medico effettua un esame senologico ricercando asimmetrie, lesioni, cambiamenti di forma o consistenza e procedendo alla palpazione, per individuare eventuali gonfiori o masse. Verificherà anche che non vi sia produzione di latte ingiustificata, spremendo i capezzoli;
- Pelvi. Sulla donna può essere effettuato un esame pelvico. La paziente, dopo essersi tolta gli indumenti intimi, si stende sul lettino, per consentire al medico di ispezionare i genitali esterni e la vagina. L’esame può avvenire tramite la semplice osservazione e la palpazione o grazie all’ausilio dello speculum, un attrezzo di plastica o metallo che viene inserito nella vagina per dilatarla così da poter esaminare la cervice e la vagina stessa. Questa ispezione interna consente al medico anche di poter eventualmente prelevare fluidi vaginali per effettuare Pap test e HPV test (l’esame per il Papilloma Virus umano);
- In caso di possibile patologia a testicoli, prostata o vescica lo specialista eseguirà un esame obiettivo urologico. L’esame della prostata avviene tramite la palpazione del canale rettale, che è indolore e innocua. L’esame inguinale e genitale viene effettuato mentre la persona è in piedi e consente al medico di rilevare anomalie nella colorazione o nella forma di testicoli e pene. Il medico può anche ritrarre il prepuzio del paziente per rilevare difformità dell’organo.
La diagnosi di tumore può essere considerata definitiva soltanto in seguito a esami diagnostici specifici e agli accertamenti che ne derivano. Questi sono infatti necessari per discriminare con certezza il tipo di neoplasia e quindi per prescrivere il giusto trattamento.
Visita oncologica pediatrica
Circa
300mila bambini e ragazzi, fra gli 0 e i 19 anni, ricevono una diagnosi di cancro ogni anno. Le neoplasie maligne che più comunemente colpiscono i giovani sono le
leucemie, i tumori al cervello, i linfomi e i tumori ossei. Talvolta le cause non sono note; le più comuni sono radiazioni,
fumo passivo e infezioni. Nella maggior parte dei casi (oltre l’80%) le patologie sono curabili, per cui è fondamentale una corretta diagnosi. L’
oncologo pediatra è esperto nel rilevare, diagnosticare e trattare opportunamente queste patologie nei bambini e negli adolescenti. La prima visita oncologica pediatrica è del tutto simile a quella degli adulti, con degli adattamenti a seconda dell’età e degli accorgimenti per quanto riguarda la strumentazione utilizzata.

Visite oncologiche gratuite, online e a domicilio
In tutta Italia è possibile trovare programmi di prevenzione oncologica gratuiti. Le visite di screening per i tumori a colon-retto, mammella e cervice, in particolare, sono rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale e disponibili presso tutte le ASL, che invieranno delle lettere di invito a sottoporvisi secondo le età consigliate. Alcune cliniche e organizzazioni come la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) offrono anche visite di prevenzione dermatologica, urologica e del cavo orale in modo gratuito. Anche i consulti oncologici online sono talvolta gratuiti, ma si consiglia di effettuare delle visite oncologiche complete ove possibile.
Tutte le persone affette da cancro hanno diritto all’esenzione totale dal pagamento del ticket per visite, trattamenti, esami prescritti, riabilitazione e prevenzione da ulteriori aggravamenti. La richiesta, compilata dal proprio oncologo, può essere presentata presso il proprio distretto sanitario della Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) insieme alla tessera sanitaria e al proprio codice fiscale. È possibile richiedere gratuitamente, quindi, anche visite di controllo presso il proprio domicilio, per coloro che necessitano di assistenza a casa. La richiesta di visite oncologiche a domicilio può essere presentata alla propria ASL. Anche organizzazioni senza scopo di lucro, come la Fondazione ANT Italia (Associazione Nazionale Tumori), rendono disponibile questo servizio.
Esami diagnostici e di screening: cosa aspettarsi e come prepararsi
Gli esami e interventi previsti all’interno dell’Oncologia si classificano in due grandi gruppi: quelli pre-diagnosi e quelli post-diagnosi. Nella prima categoria rientrano gli esami utili per identificare correttamente la patologia: biopsie, endoscopie, esami del sangue ed esami di diagnosi per immagini. Spesso se ne impiega più d’uno contemporaneamente. Nella seconda categoria rientrano invece gli interventi microchirurgici (attuati ad esempio in endoscopia) e chirurgici,
radioterapia,
chemioterapia, terapia ormonale, immunoterapia e tutte le terapie atte a sconfiggere il tumore e che quindi vengono utilizzate quando l’oncologo ha un quadro diagnostico preciso sulla situazione del paziente.
Per sottoporsi agli
esami diagnostici oncologici e di screening in genere non è richiesta una particolare preparazione. In ogni caso è consigliato portare sempre con sé le cartelle mediche e consultarsi con il medico facendo presenti i farmaci che si stanno assumendo, eventuali problemi ai reni nonché le proprie allergie, infezioni in corso e sospette gravidanze.
- Esame del sangue. Gli esami del sangue sono utili per riscontrare anomalie nella normale produzione di sostanze chimiche dell'organismo, che indica squilibri che possono essere dovuti alla presenza di varie patologie a carico di alcuni organi, inclusi i tumori. Consentono inoltre di individuare, se presenti, i marcatori tumorali sierici, molecole presenti nel sangue che vengono prodotte in caso di presenza di cancro. Questi test possono essere eseguiti anche in fase di screening per coloro che hanno avuto neoplasie in passato. In genere non è richiesto il digiuno per poterli effettuare;
- Analisi delle feci. Grazie a questo esame i tecnici di laboratorio possono riscontrare sangue occulto o altre anomalie che indicano la presenza di problemi al tratto digerente. Questo test non richiede alcuna preparazione particolare: occorre solo che il paziente raccolga un campione di deiezioni, non contaminate da acqua o urina, lo riponga nell’apposito contenitore (sterile e dotato di paletta) e lo porti in laboratorio entro 2 ore;
- Endoscopia. L'endoscopio è un tubo sottile e flessibile alla cui estremità sono montate una piccola videocamera e una luce, consentendo al medico di visualizzare parti interne del corpo. Esso viene inserito nella bocca (laringoscopia o EGDS, esofagogastroduodenoscopia, esami del primo tratto digestivo), nel naso (per broncoscopia o laringoscopia), nell'ano (per colonscopia, sigmoidoscopia o proctosigmoidoscopia, esami dell'ultimo tratto di intestino), nell'uretra (per cistoscopia o cistouretroscopia, esame del tratto urinario) o nella vagina (isteroscopia, esame dell'utero). Questi esami sono veloci (durano circa 15-30 minuti, secondo il tipo di endoscopia); possono dare fastidi ma sono indolori, poiché eseguiti in anestesia locale o in sedazione. Si consiglia di essere accompagnati. L’endoscopia richiede l'interruzione dell'assunzione di alcuni farmaci, dietro consiglio del medico; inoltre per l’esame del tratto intestinale occorre essere a digiuno da almeno 8 ore. Attraverso l'endoscopia è possibile anche eseguire piccoli interventi chirurgici mini-invasivi o biopsie, prelievi di piccoli pezzi di tessuto per l’analisi delle cellule;
- Endoscopia con incisione. I medici praticano un piccolo taglio (del diametro di massimo 1,5 centimetri) all’interno della quale infilano l’endoscopio. Questo strumento, un piccolo tubo flessibile dotato di videocamera e luce, è collegato a uno schermo a cui invia le immagini degli organi interni, così che possano essere visualizzati dagli specialisti. L’incisione viene praticata sull’addome per la laparoscopia (utile all’esame dei visceri) e la laparoscopia ginecologica (per l’esame del sistema riproduttivo femminile); nella pelle per l'artroscopia (esame delle articolazioni); e nel torace per la toracoscopia e la mediastinoscopia (esami delle zone del torace). L’esame consente anche di eseguire piccoli interventi chirurgici mini-invasivi, con effetti collaterali molto ridotti rispetto alla chirurgia tradizionale, o biopsie. L’endoscopia con incisione viene eseguita in anestesia totale e dura 30-80 minuti a seconda della zona da analizzare; è sicura e, anche se può provocare qualche disagio subito dopo l’esecuzione, indolore. Dopo la sua esecuzione è richiesto un ricovero in ospedale della durata di un giorno o più. Per sottoporsi a questo esame il paziente potrebbe dover interrompere l’assunzione di alcuni farmaci e seguire una dieta particolare nei giorni prima dell’intervento. Si raccomanda di essere accompagnati;
- Biopsia. Questo esame consiste nel prelievo di una parte di tessuto per consentirne l’analisi. È quasi sempre fondamentale nella diagnosi di tumore, poiché permette di sottoporre le cellule a esami di laboratorio in cui si rilevano il tipo e l'origine dei tumori, quali test molecolari e grading (gradazione). Esistono diversi tipi di biopsia, a seconda della parte da esaminare. In genere essa viene eseguita con un bisturi (biopsia punch) o un ago aspirato (agobiopsia o biopsia mediante ago aspirato) per prelevare i campioni di cellule (ad esempio da pelle, midollo osseo, mucose, mammella, tiroide). È un esame rapido (di massimo 20 minuti) che non ha complicazioni. Può essere eseguito anche durante l'endoscopia (biopsia endoscopica): all'endoscopio, tubo sottile dotato di telecamera, è collegato un piccolo strumento di taglio grazie al quale viene prelevato il campione. La biopsia endoscopica viene eseguita per estrarre i tessuti da organi come stomaco, intestino, polmoni, utero e vescica. Sono esami semplici e indolori, in quanto effettuati in anestesia locale. Più invasive e lente sono le biopsie di escissione (o asportazione) e quelle perioperatorie. Nella biopsia di escissione viene prelevata un'area più grande di tessuto; viene impiegata ad esempio per la rimozione dei linfonodi e, in alcuni casi, per organi interni. Viene effettuata in sala operatoria e può richiedere una successiva osservazione e quindi un ricovero per la notte. La biopsia perioperatoria, invece, viene effettuata quando la persona deve essere sottoposta a chirurgia. Anche in questi casi l'operazione è indolore in quanto vengono impiegati degli anestetici o degli antidolorifici;
- Ecografia. Questa metodica sfrutta gli ultrasuoni, i quali, attraversando alcuni tessuti e “rimbalzando” su altri, consentono al computer di riprodurre un’immagine dell’interno del corpo della persona. L’ecografia è un esame non invasivo, indolore e innocuo (infatti viene eseguito anche sulle donne in fase di gravidanza). Può essere impiegata per l’analisi di diverse formazioni, ad esempio a carico di occhio, seno, cuore, pancreas, testicolo e rene. La procedura è semplice e rapida (dura circa 20 minuti): l’operatore spalma un liquido scivoloso sulla zona da analizzare (ad esempio sulla palpebra) e vi fa scorrere la sonda ecografica (un piccolo strumento manuale), che restituisce le immagini della parte sullo schermo. Non richiede particolare preparazione, a meno che non debba essere eseguita sull’addome o sulla zona pelvica, nel qual caso può essere necessario essere a digiuno da 5-6 ore e/o avere la vescica piena (per cui occorre bere un litro d’acqua, senza urinare, nell’ora precedente il test);
- Radiografia. Nella radiografia viene impiegata una bassa dose di raggi X, onde elettromagnetiche (come quelle della luce) che attraversano alcuni tessuti consentendo di osservare le strutture interne dell'organismo. Anche se è sconsigliata per le donne incinte o che allattano e per i bambini, particolarmente sensibili alle radiazioni, la procedura è sicura e non invasiva. Esistono inoltre delle precauzioni, come schermature al piombo, utili per le zone più delicate. L’esame è semplice e breve (dura circa 10 minuti): la persona o una sua parte viene "fotografata" con la macchina radiografica. Non è richiesta una particolare preparazione: occorre solo che la persona rimuova eventuali oggetti in metallo dalla zona interessata dall'esame;
- TC (tomografia computerizzata, più nota come TAC). Questo esame sfrutta la capacità dei raggi X di attraversare alcuni tessuti per esaminare e fotografare gli organi interni. Per sottoporvisi, il paziente deve soltanto privarsi di tutti gli oggetti di metallo e stendersi sul lettino che s'inserirà all'interno del tubo radiogeno. L'esame è indolore, rapido e sicuro, in quanto la dose di radiazioni è molto ridotta, anche se è sconsigliato alle donne in gravidanza e ai bambini piccoli. Talvolta può richiedere l'impiego di un mezzo di contrasto, un fluido che migliora la visualizzazione di alcune strutture che può essere iniettato, ingerito o introdotto nel retto. In questo caso la persona dovrà essere a digiuno da almeno 5 ore; potrebbero esservi problemi legati ad allergie, per cui gli operatori richiedono esami del sangue e prendono le opportune precauzioni;
- PET (tomografia a emissione di positroni). Questo esame prevede che alla persona sia somministrata una sostanza radioattiva che viene individuata nell'organismo da un macchinario chiamato tomografo PET. In tal modo si verifica se e dove viene accumulata tale sostanza, individuando eventuali tumori. Questo esame è particolarmente utile per la diagnosi del cancro e la valutazione dell'efficacia di una terapia oncologica. La dose di radiazioni è bassa, pari a quella di una radiografia: l'esame non può essere eseguito su donne in gravidanza o in fase di allattamento, poiché i feti e i neonati sono molto sensibili alle radiazioni, ma per i bambini e gli adulti è innocuo e non comporta complicazioni. È indolore e rapido (dura circa 20-30 minuti). Per eseguire l'esame occorre bere molto, astenersi dall'attività fisica e dal mangiare alimenti zuccherati per almeno le 6 ore precedenti al test;
- Risonanza magnetica nucleare (RMN) o Imaging a Risonanza Magnetica (IRM). Questo esame consente di visualizzare gli organi interni della persona grazie all'uso di campi magnetici. Essi possono surriscaldare e dislocare elementi metallici, per cui la RM non può essere eseguita su coloro che hanno oggetti di metallo più o meno grandi all’interno del corpo (da residui derivanti da lavori come il carrozziere alle protesi metalliche, dai neurostimolatori ai residui di incidenti d’auto). Per tutti gli altri è innocua, anche per le donne incinte o in fase di allattamento. Per eseguire il test è sufficiente rimuovere eventuali oggetti di metallo e stendersi sul lettino che s'inserirà all'interno del tubo per la RM. Non è richiesta preparazione, che venga usato un mezzo di contrasto oppure no;
- Angiografia. Alla persona viene iniettato un mezzo di contrasto. Questo che consente di studiare il flusso sanguigno e quindi, ad esempio, la funzionalità degli organi o la vascolarizzazione dei tumori. Per sottoporvisi occorre essere a digiuno da circa 8 ore e consultarsi con il medico per, eventualmente, sospendere farmaci. La procedura prevede che alla persona sia somministrato un anestetico locale (o totale, nel caso di bambini piccoli che, muovendosi, comprometterebbero il risultato dell’esame). Dopodiché viene inserito il mezzo di contrasto tramite un catetere (in genere inguinale) o una cannula (nel braccio) e la persona viene monitorata. Esistono 3 tipi di angiografia: quella classica prevede l’uso di un radiografo; l’angioTC sfrutta la tecnica della tomografia computerizzata. Data l’emissione di radiazioni, entrambe sono sconsigliate per le donne in gravidanza, sebbene siano sicure per bambini e adulti. Il terzo tipo, l’angioRM, sfrutta la risonanza magnetica ed è sicura anche per i feti. La durata dell’esame varia molto; può richiedere dalla mezz’ora alle 2 ore, inoltre dopo può essere necessario restare in osservazione per altro tempo. Dopo l’esame è consigliato riposarsi per 24 ore, per cui si consiglia di essere accompagnati per tornare a casa;
- Scintigrafia. Al paziente è somministrata una sostanza radioattiva, detta tracciante, che viene individuata nell'organismo grazie alla gamma camera, l'apparecchiatura per l'esame scintigrafico. Questo consente di osservare il modo in cui il tracciante viene accumulato, che è indicativo di eventuali patologie. La scintigrafia ossea consente di analizzare i tumori delle ossa; la scintigrafia tiroidea è molto utile nel follow-up dopo il trattamento di tumori alla tiroide; la scintigrafia renale statica e quella dinamica possono essere utili per individuare il tipo di problema a carico dei reni. La quantità di radiazione è molto bassa, tanto che è stata verificata come sicura anche nei bambini, anche se può essere pericolosa per i feti e i neonati per cui si sconsiglia di effettuare l'esame in gravidanza o in fase di allattamento. Si consiglia di bere molto prima di sottoporsi a questo test e di rimuovere gli oggetti metallici che si indossano, ma non occorre una preparazione particolare. Per sottoporsi all'esame occorre aspettare 2-3 ore affinché il radiofarmaco venga assorbito, dopodiché la procedura dura circa 20 minuti. Il paziente deve soltanto stendersi e aspettare che gli operatori terminino il lavoro;
- Colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP). È una particolare endografia: dopo aver sedato il paziente, il medico introduce l'endoscopio nella bocca iniettando una piccola quantità di mezzo di contrasto, dopodiché realizza delle radiografie per analizzare dotti biliari, pancreas, cistifellea e fegato. Durante la procedura può anche eseguire una biopsia. L'ERCP è quindi indolore; inoltre è sicuro perché l'emissione di raggi X è molto bassa (anche se potenzialmente pericolosa per gli embrioni e dunque sconsigliato sulle donne in gravidanza). Per sottoporvisi la persona deve sospendere il fumo almeno dal giorno precedente ed essere a digiuno da almeno 8 ore. La procedura richiede fino a 1 ora, ma occorre restare a riposo e in osservazione nelle 24 ore successive perché i medici possano monitorare la situazione, prevenendo eventuali complicanze. Si consiglia di tornare a casa insieme a un accompagnatore;
- Toracentesi e paracentesi. Queste procedure consistono nel prelievo dei fluidi che si possono accumulare nella cavità toracica o in quella peritoneale. Tali liquidi possono derivare da tumori o altre cause: l'esame consente di analizzarli per comprenderne l'origine. La persona si siede o si sdraia; il medico inietta un anestetico locale nella zona del prelievo per poi inserirvi un sottile ago con cui preleva il fluido. L'esame è quindi indolore; la toracentesi dura circa 15 minuti, la paracentesi 30. È controindicato in coloro che hanno problemi cardiocircolatori, di obesità, di coagulazione o polmonari ma è sicuro per le altre persone. Dopo la procedura il paziente resterà in osservazione per circa 2 ore ed è bene che sia accompagnato a casa da qualcuno;
- Pap test. Consiste nel prelievo (della durata di circa 5 minuti) di fluido vaginale, perché sia esaminato al microscopio al fine di individuare eventuali anomalie nelle cellule della cervice. È consigliato effettuarlo ogni 3 anni in particolare alle donne tra i 25 e i 64 anni, per le quali è gratuito; è importante anche nelle donne vaccinate contro l’HPV, in quanto il vaccino protegge solo dai ceppi del virus più pericolosi e diffusi;
- Test per il Papilloma Virus umano (HPV test). L’operatore preleva del fluido vaginale per poterlo analizzare in laboratorio. Il test HPV cerca il DNA dei Papilloma Virus nelle cellule presenti nei liquidi vaginali per capire se la paziente è infetta e, se sì, quale sia il virus responsabile. I Papillomaviridae, infatti, sono divisi in centinaia di “tipi” di virus: alcuni provocano tumori nell’uomo, altri sono innocui, altri ancora non infettano la nostra specie;
- Mammografia. Lo screening mammografico classico prevede che il seno della paziente sia sottoposto a radiografie a basso dosaggio. È consigliato sottoporsi a mammografie ogni 1-2 anni soprattutto nelle donne sopra i 40 anni.

Gravidanza e tumore: cosa fare
Una donna in fase di
gravidanza può sottoporsi a molti esami diagnostici utili per riscontrare il tipo di tumore:
esami del sangue, esami delle urine e delle feci, endoscopie, biopsie, ecografie, risonanza magnetica, angioRM. È raro che un cancro sia riscontrato in una donna gravida, anche se la probabilità aumenta con il crescere dell'età della persona. Nella maggior parte di questi casi (40%) il
tumore presente è quello al
seno, seguito da quello della cervice.
Se si riscontra un cancro è importante agire. Alcuni farmaci possono
danneggiare il bambino, ma nella maggior parte dei casi non è così ed è possibile trattare la madre in modo tempestivo senza influire sul nascituro. È possibile infatti eseguire interventi chirurgici e, soprattutto a partire dalla dodicesima settimana, somministrare alcuni farmaci. Di solito il trattamento viene modificato durante la gravidanza seguendo i cambiamenti fisiologici e i diversi bisogni della gestante e del bambino. In alcuni casi si può eseguire un parto cesareo precoce.
E per chi volesse un
figlio dopo il cancro? Molti trattamenti contro i tumori hanno un'alta probabilità di rendere la persona sterile. Tuttavia alcuni approcci consentono di evitare il problema, inoltre è possibile ricorrere al congelamento degli ovuli per poter successivamente effettuare una fecondazione autologa.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Chi è l’oncologo e che cosa fa?
L’oncologo è il dottore in Medicina e Chirurgia specializzato in Oncologia Medica. Si occupa di prevenire, diagnosticare e trattare le formazioni cellulari anomale, normalmente chiamate tumori, sia benigne sia maligne. Esse possono formarsi in qualsiasi cellula del corpo. Lo specialista in oncologia si occupa dell’assistenza globale del paziente oncologico, a volte coadiuvato dall’azione di altri specialisti: spiega alla persona in cosa consiste la sua patologia, mostra le opzioni che ha a disposizione, prescrive cure palliative, sottopone il paziente al trattamento intervenendo, eventualmente, con operazioni chirurgiche e segue la persona negli esami di controllo.
A che età e con quale frequenza sono raccomandate le visite di screening?
I controlli dermatologici andrebbero eseguiti una volta l'anno, a tutte le età; lo screening per i tumori a carico dell'apparato urinario e urogenitale maschile è consigliato ogni anno dopo il compimento dei 40 anni. Per lo screening dei tumori a colon-retto, mammella e cervice le ASL invitano via lettera le persone interessate quando necessario. Lo screening per i tumori della mammella è raccomandato alle donne tra i 45 e i 74 anni, da eseguire ogni 2 anni; quello per i tumori del colon-retto è raccomandato alle persone tra i 50 e i 70 anni, da eseguire ogni 2 anni; quello per i tumori della cervice uterina è raccomandato alle donne tra i 25 e i 64 anni.
Quando bisogna rivolgersi all’oncologo?
La visita oncologica in genere viene prescritta da specialisti di altre branche mediche che riscontrano la possibilità di un tumore a carico del paziente.
Come ci si deve preparare alla visita oncologica?
Si consiglia di portare con sé le precedenti cartelle cliniche, che lo specialista dovrà visionare, e indossare abiti comodi da togliere. Per l’esame della cute, infatti, il medico dovrà ispezionare tutta la pelle esposta. Per questo motivo è raccomandato non truccarsi, non mettersi creme abbronzanti e non indossare lentine colorate (che nascondono i nei dell’iride). Alle donne si consiglia di non presentarsi alla visita durante il ciclo mestruale: il flusso può impedire di esaminare la zona genitale. Il periodo ottimale è dai 3 giorni dalla fine delle mestruazioni fino a una settimana prima dell’inizio delle successive. Si consiglia di andare alla visita accompagnati.
In cosa consiste la visita oncologica?
La visita inizia con l’anamnesi, una serie di domande utili per la diagnosi riguardanti i sintomi, le abitudini, lo stato di salute generale e quello trascorso della persona e la familiarità con alcune malattie. Dopodiché può passare all’esame obiettivo, in cui esamina il paziente in base alla patologia sospettata. In genere inizia auscultando il paziente e prosegue esaminando i linfonodi, palpando collo, ascelle, addome e zona inguinale. L’oncologo può quindi ispezionare la pelle, usufruendo di uno strumento ottico chiamato dermatoscopio; in tal caso il paziente si dovrà spogliare. Il medico può quindi palpare e testare la dolorabilità di torace, addome e schiena, eseguendo eventualmente un esame rettale e/o urologico, un esame senologico (palpazione del seno) o un esame pelvico (visita ginecologica). In caso di imbarazzo è bene farlo presente al medico che metterà a proprio agio la persona. Il medico prescrive quindi degli esami diagnostici per accertamenti.
Dove posso trovare visite di screening e oncologiche gratuite?
In tutta Italia è possibile trovare programmi di prevenzione oncologica gratuiti. Le visite di screening per i tumori a colon-retto, mammella e cervice, in particolare, sono rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale e disponibili presso tutte le ASL. Tutte le persone affette da cancro hanno diritto all’esenzione totale dal pagamento del ticket per visite, trattamenti, esami prescritti, riabilitazione e prevenzione da ulteriori aggravamenti. La richiesta, compilata dal proprio oncologo, può essere presentata presso il proprio distretto sanitario della Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) insieme alla tessera sanitaria e al proprio codice fiscale. È possibile richiedere gratuitamente anche visite di controllo presso il proprio domicilio, per coloro che necessitano di assistenza a casa.