Indice
Che cos’è l’epidurale
Per
epidurale (o
peridurale) si intende una modalità di
anestesia locale che aiuta a
gestire il
dolore. Introdotta un secolo fa dal medico spagnolo
Fidel Pagés, è oggi una tecnica nota per essere utilizzata in diversi casi durante il
parto, sia per gestire il dolore che per
facilitare un
travaglio impegnativo per la donna. Può essere impiegata anche nella gestione del dolore post-operatorio in combinazione con altre tecniche anestesiologiche.
A differenza dell’anestesia spinale (usata per il
parto cesareo), l’epidurale prevede l’iniezione attraverso un cateterino di anestetico all’esterno dello spazio subaracnoideo, tra il periostio e la meninge dura madre.
L’epidurale
non influenza in alcun modo le
condizioni fisiologiche del
nascituro, né la possibilità di l’
allattamento al seno, ed è compatibile con la conservazione o la donazione delle cellule staminali.
L’epidurale
non è l’unico rimedio contro il dolore durante il travaglio:
esistono anche misure non farmacologiche. L’
accesso all’epidurale e alla consulenza su questo aspetto prima del travaglio da parte dei medici anestesisti è un
diritto per la donna e deve essere
disponibile in tutti i punti nascita fra le
offerte ostetriche. Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato uno specifico documento in cui viene sancito che l’epidurale è un diritto per ogni partoriente, ma purtroppo in Italia – nonostante l’epidurale sia entrata nei LEA (i Livelli Essenziali di Assistenza) dal 2020 - solo una parte delle strutture la garantiscono gratuitamente 24 h su 24, 7 giorni su 7. È bene
informarsi su questo aspetto
prima di
scegliere l’ospedale dove intendiamo partorire, e gli eventuali costi.
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Quando ricorrere all’epidurale
S
pesso si sente dire che “è troppo presto” oppure che “è troppo tardi” per l’epidurale. Ogni donna è
diversa, ogni gravidanza è diversa, ogni contesto in cui la donna ha vissuto la gravidanza è diverso, ogni travaglio è diverso, ogni parto è diverso. Il
dolore nel travaglio è un fenomeno
soggettivo correlato a diverse variabili, non da ultima la presenza di una persona che rassicuri la donna, sia essa un familiare o un operatore sanitario.
Detto questo, l’epidurale p
uò essere richiesta in ogni fase del cosiddetto “travaglio attivo”, quando le
contrazioni iniziano a essere regolari e inizia la
dilatazione, ma anche nelle ore successive al suo inizio, anche qualora decidessimo di provare a capire se possiamo gestire il dolore. In ogni caso l’epidurale
non è il “fallimento” della capacità della donna di gestire il dolore.
Ognuna deve poter scegliere come vivere al meglio questo momento particolare.
L’effetto è rapido: già dopo 5 minuti dalla somministrazione il dolore cala sensibilmente, per raggiungere il massimo dell’effetto dopo una ventina di minuti. La somministrazione si ripete a seconda della durata del travaglio. Si può scegliere l’
epidurale anche nella fase finale del travaglio: la regola aurea oggi è che il momento giusto per effettuarla è quando la donna lo chiede.
Tutte queste informazioni dovrebbero essere
contenute nei
corsi di
preparazione al
parto. Inoltre, si consiglia di aver effettuato una
visita anestesiologica negli ultimi mesi di gravidanza per assicurarsi di poter ricevere il trattamento.
L’epidurale è indicata anche in
condizioni particolari come:
- Il travaglio indotto da farmaci, solitamente più doloroso;
- Il travaglio nella donna obesa;
- I parti gemellari;
- I parti in donne con patologie croniche come ipertensione e malattie cardiovascolari, per ridurre stress e affaticamento;
- I parti di donne con precedente parto cesareo.
Come funziona l’epidurale
L’anestesia epidurale si esegue iniettando dei farmaci anestetici all’interno dello spazio epidurale, una zona di alcuni millimetri di spessore (tra i 3 e i 6) all’interno della colonna vertebrale che corre per tutta la sua lunghezza. Questo spazio è posizionato prima della dura madre, che contiene il midollo spinale. Per prima cosa la paziente viene sistemata in una posizione che favorisca il raggiungimento dello spazio epidurale: seduta con la schiena piegata in avanti o distesa sul fianco in “posizione fetale”. Dopo la sterilizzazione della cute nel punto di iniezione, viene inserito un ago-cannula nel canale spinale con un catetere, cioè un tubicino plastico morbido, attraverso il quale vengono infusi i farmaci antidolorifici e anestetici, ripetutamente durante il travaglio o il parto. Il catetere viene tolto circa due ore dopo il parto e i tempi di smaltimento del farmaco sono rapidi: nel giro di qualche ora, specie bevendo molto e quindi urinando molto, vengono completamente smaltiti.
L’epidurale non si utilizza solamente in relazione al parto. Se la sedazione o l’anestesia deve riguardare altre zone del corpo, l’accesso sarà in una zona diversa: ogni zona dello spazio epidurale anestetizzato addormenta di riflesso una diversa parte del corpo.
Che cosa si sente durante l’epidurale?
Anzitutto, la
procedura non è dolorosa. È possibile che, nel momento in cui l’anestesista inserisce l’ago-cannula o il catetere, venga
percepita una
sensazione di
fastidio o
dolore, di breve durata, a livello locale. Nel caso in cui il catetere sfiori i nervi spinali, è possibile che la paziente avverta una sensazione, passeggera, simile ad una “scossa elettrica”.
Generalmente, dopo l’infusione dei farmaci, la paziente inizia a provare una
sensazione di
formicolio e
intorpidimento lungo la schiena e gli arti inferiori, che vengono percepiti come sempre più pesanti.
L’epidurale, come anestetico locale, permette comunque
tranquillamente il
movimento. Possiamo alzarci in piedi, camminare, metterci nelle posizioni suggerite per trovare maggiore benessere durante il travaglio, e soprattutto consente di controllare il nostro parto naturale, cioè ci permette di spingere durante la fase espulsiva, dato che i muscoli non sono indeboliti. Un
effetto scomodo è la momentanea
perdita della
sensibilità vescicale, una condizione non dolorosa, che però
non permette alla paziente di
avvertire la necessità di
urinare.
Non appena la somministrazione viene interrotta, l’analgesia, l’i
ntorpidimento e la
sensazione di
pesantezza delle gambe vengono progressivamente meno e nell’arco di 1-3 ore svaniscono del tutto, parallelamente alla ripresa della sensibilità vescicale. In questo periodo la paziente viene lasciata a riposo, seduta o distesa, per la completa
ripresa e il monitoraggio dei parametri vitali.
Epidurale: controindicazioni e rischi

Le principali controindicazioni sono legate a:
-
Problemi di coagulazione, per malattie congenite o terapia anticoagulante;
-
Allergia ai farmaci da iniettare (anestetici locali e oppiacei);
-
Gravi problematiche alla schiena o deformazioni della colonna vertebrale;
-
Malformazioni del midollo spinale, quali, ad esempio, spina bifida;
-
Infezione generalizzata (setticemia) o locale in corrispondenza del sito di iniezione.
Sarà comunque compito del
ginecologo che segue la donna durante la gravidanza fornire la
consulenza personalizzata specifica.
Per quanto riguarda i
rischi, l’epidurale è una tecnica sicura, ma come qualsiasi procedura
può potenzialmente portare a dei rischi, ma gli effetti collaterali a lungo termine dovuti alla procedura sono estremamente
rari (
meningite,
trombosi cerebrale,
ematoma epidurale,
danni neurologici). Ripetiamo che l’epidurale viene effettuata solo in seguito a una visita anestesiologica durante la gravidanza.
Gli effetti reversibili più comuni sono:
-
Ipotensione: la più frequente. Legata all’effetto stesso degli anestetici;
-
Forte mal di testa: si verifica in caso di accidentale danno alla dura madre;
- Senso di nausea e vomito;
-
Dolore alla schiena;
-
Prurito: legato alla combinazione di farmaci iniettati;
-
Infezione nel sito di iniezione: anche a distanza di lungo tempo dalla procedura. Può avere conseguenze gravi, nel caso in cui vada a compromettere le radici dei nervi spinali, in quanto questo può provocare un danno neurologico che determina paraplegia;
-
Ematoma epidurale. Complicanze gravi, come convulsioni, difficoltà respiratorie, danno neurologico permanente, paraplegia o morte, sono state valutate essere molto rare: hanno una incidenza che varia tra l’1-4 per 100.000 soggetti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Come funziona parto con epidurale?
Durante il travaglio, in tutte le sue fasi, la donna può richiedere l’epidurale. Per prima cosa la paziente viene sistemata in una posizione che favorisca il raggiungimento dello spazio epidurale: seduta con la schiena piegata in avanti o distesa sul fianco in “posizione fetale”. Dopo la sterilizzazione della cute nel punto di iniezione, viene inserito un ago-cannula nel canale spinale con un catetere, cioè un tubicino plastico morbido, attraverso il quale vengono infusi i farmaci antidolorifici e anestetici, ripetutamente durante il travaglio o il parto. Il catetere viene tolto circa due ore dopo il parto. L’epidurale, come anestetico locale, permette comunque tranquillamente il movimento. Possiamo alzarci in piedi, camminare, metterci nelle posizioni suggerite per trovare maggiore benessere durante il travaglio, e soprattutto consente di controllare il nostro parto naturale controllato, cioè ci permette di spingere durante la fase espulsiva, dato che i muscoli non sono indeboliti.
Quali sono i rischi dell epidurale?
Per quanto riguarda i rischi, l’epidurale è una tecnica sicura, ma come qualsiasi procedura può potenzialmente portare a dei rischi, fra cui:
- Ipotensione: la più frequente. Legata all’effetto stesso degli anestetici;
- Forte mal di testa: si verifica in caso di accidentale danno alla dura madre;
- Senso di nausea e vomito;
- Dolore alla schiena;
- Prurito: legato alla combinazione di farmaci iniettati;
- Infezione nel sito di iniezione: anche a distanza di lungo tempo dalla procedura. Può avere conseguenze gravi, nel caso in cui vada a compromettere le radici dei nervi spinali, in quanto questo può provocare un danno neurologico che determina paraplegia;
- Ematoma epidurale. Complicanze gravi, come convulsioni, difficoltà respiratorie, danno neurologico permanente, paraplegia o morte, sono state valutate essere molto rare: hanno una incidenza che varia tra l’1-4 per 100.000 soggetti.
Quanto dolore con epidurale?
L’epidurale, come anestetico locale, permette comunque tranquillamente il movimento. Possiamo alzarci in piedi, camminare, metterci nelle posizioni suggerite per trovare maggiore benessere durante il travaglio, e soprattutto consente di controllare il nostro parto naturale controllato, cioè ci permette di spingere durante la fase espulsiva, dato che i muscoli non sono indeboliti.
Quanto dura travaglio con epidurale?
Secondo i più recenti studi in merito, non emergono evidenze che l’epidurale allunghi la durata del travaglio. Ogni parto è a sé: ci saranno donne con travagli lunghi, altre con travagli più brevi.