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Domande e risposte
Descrizione della pianta di Hypericum perforatum L.: habitat e cenni di botanica
L’iperico (Hypericum perforatum L. (Fam. Hypericaceae) è una pianta erbacea di quasi 1 metro di altezza, che cresce spontaneamente in Europa e America settentrionale, oltre che nel continente asiatico e africano. La pianta è conosciuta anche con il nome di erba di San Giovanni, a causa della fioritura che si verifica in corrispondenza della festività dedicata al santo, nella giornata del 24 giugno. Il termine Hypericum deriva dal greco e ha due possibili interpretazioni, può descrivere una pianta che vegeta sotto le “eriche”, oppure riferirsi al suo antico uso contro gli spiriti maligni (“al di là”).
Il nome della specie deriva invece dall’aspetto delle foglie, le quali sono caratterizzate dalla presenza di diverse ghiandole secretrici che donano un aspetto punteggiato, da cui il termine perforatum.
I fiori, disposti a corimbo, presentano 5 petali di colore giallo intenso, anch’essi punteggiati.
La droga è costituita dalle parti aeree, durante il periodo della fioritura (sommità fiorite), raccolte durante il periodo giugno-agosto e sottoposte ad essiccatura. Le sommità essiccate hanno un odore aromatico e balsamico e un sapore leggermente amaro.
Costituenti della droga e preparazioni
I costituenti più caratteristici di iperico appartengono al gruppo dei
naftodiantroni, tra questi spiccano l’ipericina e la pseudoipericina (0,02-2,5%), e gli acilfloroglucinoli prenilati come l’iperforina (2-4,5%) e l’adiperforina (0,2-1,9%). Nella droga sono presenti anche flavonoidi (iperoside, rutina, quercitrina, isoquercitrina e quercetina: 2-5%) e i biflavoni come la biapigenina.
L’iperico contiene inoltre un’elevata quantità di
tannini (circa il 10%), in particolare procianidine oligomeriche, e una quota di olio essenziale (0,05-0,9%), il cui componente principale è costituito da 2-metilottano.
Le monografie della Farmacopea Europea X (10.3) descrivono l’
iperico sommità fiorite (Hyperici herba) definendo un contenuto minimo di 0.08% di ipericine totali espresse come ipericina. Inoltre, è descritto anche l’
estratto secco (Hyperici herbae extractum siccum quantificatum) con un contenuto di 0,1-0,3% di ipericine totali, insieme ad un contenuto minimo di flavonoidi del 6% (espressi come rutina) e un contenuto massimo di
iperforina del 6%.

Impieghi fitoterapici dell'erba di San Giovanni
Numerosi sono gli studi scientifici che hanno valutato le potenziali
attività farmacologiche dell’iperico. Nonostante ciò, le evidenze che sono state dimostrate a livello clinico si raggruppano in tre principali ambiti:
depressione,
menopausa e
infiammazione cutanea. Il principale campo di utilizzo dell’iperico è il trattamento dei disturbi depressivi ed è importante sottolineare che il suo impiego, nei casi di
depressione lieve o moderata, è stato approvato come uso consolidato dall’
Agenzia europea per i medicinali (EMA).
Depressione
Diversi studi sono concordi nell’affermare che gli estratti di iperico, in particolare l’iperforina, sono in grado di inibire la ricaptazione di numerosi
neurotrasmettitori come la serotonina, noradrenalina,
dopamina, glutammato e acido γ-amminobutirrico (GABA). Sia iperforina che ipericina, inoltre, superano la barriera ematoencefalica raggiungendo concentrazioni plausibili per l’attività antidepressiva.
L’iperforina sembra agire attraverso molteplici meccanismi che portano all’
aumento di calcio e sodio nella membrana presinaptica causando un ridotto funzionamento dei trasportatori addetti alla ricaptazione. I meccanismi antidepressivi a livello clinico si instaurano lentamente, dopo trattamenti a lungo termine. Gli effetti non sono direttamente legati all’aumento della concentrazione di
neurotrasmettitori, ma da una conseguente modifica dei rispettivi recettori sui neuroni bersaglio, che impiega più tempo a manifestarsi, con trattamenti superiori alle 2 settimane. Un altro possibile meccanismo di regolazione coinvolge l’
asse ipotalamo-ipofisi-surrene, attraverso la riduzione di interleuchina-6, coinvolta nell’insorgenza di depressione in soggetti sensibili o predisposti.
La maggior parte degli studi clinici è concorde nel valutare l’iperico come efficace nel
trattamento di disturbi depressivi di grado lieve o moderato. Gli effetti riscontrati sono paragonabili a quelli ottenuti dai farmaci inibitori della
ricaptazione della serotonina (SSRI) ed inoltre, rispetto ai farmaci, sembra essere più tollerato dai pazienti, comportando una migliore aderenza al trattamento.
Sebbene non ci siano dubbi sull’efficacia antidepressiva di iperico, sono necessari ulteriori dati per valutare i suoi effetti a lungo termine, nei pazienti giovani e nelle forme più gravi di depressione.
Menopausa
L’uso di iperico per contrastare i sintomi della
menopausa è stato oggetto di una
revisione sistematica. Gli studi che considerano il singolo uso di iperico (non in associazione) mostrano che l’estratto migliora la qualità della vita delle pazienti e non evidenziano l’insorgenza di
effetti indesiderati, ma i risultati sulla riduzione delle vampate sono contrastanti.
In caso di
sindrome premestruale, due studi forniscono esiti differenti. Il primo studio, condotto su un maggiore numero di pazienti, non ha mostrato benefici sulla sintomatologia, quando assunto a
600 mg al giorno per circa tre mesi. Nel secondo caso, una dose maggiore (900 mg al giorno) per 20 mesi è risultata efficace nel ridurre i sintomi fisici e comportamentali.
Questi dati suggeriscono un ruolo di iperico in questa sfera dell’
ambito femminile, tuttavia sono necessari altri studi per chiarirne gli effetti.
Infiammazioni cutanee
L’EMA riporta un uso tradizionale di iperico nel trattamento delle
infiammazioni cutanee o di
ferite minori. Due studi hanno valutato l’efficacia topica di iperico in pazienti affetti da psoriasi e in entrambi i casi si è assistito ad una diminuzione di parametri come
rossore, ispessimento e desquamazione delle placche psoriasiche. In quest’ambito, una revisione sistematica del 2017 ha sottolineato che, nonostante i dati siano promettenti, gli
studi sono ad oggi
insufficienti per dimostrarne l’
efficacia antinfiammatoria a livello cutaneo.
Altri studi clinici supportano l’uso di iperico per le ferite, registrando miglioramenti nella
cicatrizzazione e nella
velocità di guarigione. Anche in questo caso i dati sono promettenti, ma gli studi si contano sulle dita di una mano, ed è necessario procedere con la dovuta cautela.
Preparazioni e dosi
Il suo impiego a breve termine nel trattamento della depressione lieve o moderata è approvato per l’estratto secco metanolico (metanolo 80% V/V, DE 3-7:1) e per l’estratto secco etanolico (etanolo 80% V/V, DE 3-6:1, ed etanolo 50-68% V/V, DE 2.5-8:1). Per altri tipi di
preparazioni (estratto oleoso, succo, droga polverizzata, estratti alcolici a diverso titolo) è riportato l’uso tradizionale per il sollievo sintomatico di
disturbi gastrointestinali e l’impiego topico sintomatico nella cura delle infiammazioni lievi della pelle o la cicatrizzazione di piccole ferite.
In quest’ultimo caso si usano preparazioni quali l’
estratto liquido (rapporto droga/solvente 1:4-20 in olio vegetale) e la
tintura (rapporto droga/solvente 1:10 in etanolo 45-50% v/v oppure rapporto droga/solvente 1:5 in etanolo 50-70% v/v) da applicare localmente in forma non diluita.
Alcuni preparati farmacologici più recenti utilizzano una
estrazione in CO2 supercritica, per evitare la presenza di residui di solvente.
In ambito cutaneo è noto anche un preparato ottenuto dalla
macerazione dei fiori in olio (ad esempio mais oppure oliva, DER 1:13), usato a livello tradizionale in caso di piccole ustioni o ferite.
Interazioni farmacologiche dell'iperico
Particolare attenzione deve essere posta alle possibili interazioni tra iperico ed eventuali altri farmaci usati in terapia. L’iperico è un noto induttore di varie isoforme del citocromo P450, una famiglia di enzimi coinvolti nella detossificazione da varie sostanze (alcuni farmaci compresi), e della
glicoproteina P, noto trasportatore di membrana. La concomitante somministrazione di terapie farmacologiche ed iperico può portare ad una diminuita disponibilità dei farmaci e quindi ad una ridotta efficacia terapeutica. Tra i più noti farmaci modulati da questi meccanismi troviamo:
warfarin,
contraccettivi orali, ciclosporina e digossina, ma la lista è molto lunga (per ulteriori dettagli consultare i testi o l’articolo scientifico nella sezione approfondimenti). Questi effetti sono principalmente regolati dall’
iperforina, lo stesso principio attivo responsabile degli effetti terapeutici.
Inoltre, l’associazione di iperico con altri farmaci in grado di aumentare i livelli endogeni di
serotonina (come SSRI o gli inibitori delle monoamino ossidasi - MAOI) o alimenti ricchi di tiramina (come
formaggi stagionati, vino e pesce) può indurre
sindrome serotoninergica, con conseguenze anche molto serie.
Effetti collaterali dell'erba di San Giovanni
Molti studi clinici hanno evidenziato che l’iperico è ben tollerato e che gli effetti collaterali sono relativamente pochi. Tra gli effetti indesiderati più frequenti, spesso riportati in caso di interazione con altri farmaci, troviamo:
astenia,
dolore al petto, nausea,
diarrea e vomito,
epatiti,
ipertensione,
mal di testa, parestesia, vertigini, sindrome serotoninergica, tremori, metrorragia, dispnea, prurito e reazioni cutanee di fotosensibilizzazione.
Il consumo di iperico per via orale può causare fenomeni di
fotosensibilizzazione, seppur rari. In caso di sovradosaggio (a dosi anche 10 volte superiori rispetto a quelle considerate terapeutiche), se le concentrazioni di ipericina superano i 100 mg/mL a livello cutaneo si possono avere effetti di
fototossicità, va quindi evitata l’esposizione alla luce solare diretta e ai
raggi UV durante il trattamento. In questo ambito possono esserci persone particolarmente sensibili.
Non vi sono dati relativi ai possibili effetti dell’iperico in donne in gravidanza e durante l’
allattamento, anche nel caso di applicazione topica.

Conclusione
L’uso di iperico in campo fitoterapico è considerato sicuro e il suo impiego come antidepressivo gode di ampio supporto scientifico. Nuovi e promettenti risultati sono stati registrati nell’ambito della menopausa e come antinfiammatorio cutaneo, ma i dati necessitano di ulteriori conferme.
Seppur generalmente sia considerata una droga sicura, è fondamentale porre attenzione sulle sue possibili interazioni farmacologiche. Pertanto, è necessario rivolgersi al proprio medico per valutare qualsiasi possibile interferenza con altre terapie, i cui esiti possono rivelarsi molto seri, anche fatali.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Libro: Farmacognosia e fitoterapia: basi farmacologiche ed aspetti applicativi.
Autori: Mazzanti G, Dell’Agli M, Izzo A.
Editore: Piccin
Anno: 2020
- Libro: Fitoterapia: impiego razionale delle droghe vegetali
Autori: Capasso F, Grandolini G, Izzo A.
Editore: Springer
Anno: 2006
- Articolo scientifico: A current update on phytochemistry, pharmacology and herb-drug interactions of Hypericum perforatum
Autori: Velingkar VS, Gupta GL, Hegde NB.
Rivista: Phytochemistry Review
Anno: 2017
Link: https://link-springer-com.pros.lib.unimi.it/article/10.1007%2Fs11101-017-9503-7