Indice
Domande e risposte
Descrizione della pianta: habitat, cenni di botanica e usi tradizionali
L’
artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens (Burch.) DC. ex Meisn.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle
Pedaliaceae, che cresce nelle aride
steppe del Sud Africa, in particolare nella regione desertica del Kalahari. La pianta,
tuberosa e perenne, è caratterizzata da fusti annuali striscianti, che crescono da un tubero primario (tubero madre), il cui fittone (l’asse primario della radice) può crescere fino a 2 metri di profondità. La pianta presenta fiori tubulari di colore rosso-violetto.
Il nome Harpagophytum deriva dal greco e significa “
uncino”, in riferimento all’aspetto delle sue radici. Le radici secondarie sono utilizzate per
via orale nella
medicina tradizionale africana per trattare una vasta gamma di condizioni di salute, tra cui
indigestione, febbre, reazioni allergiche e reumatismi. Per i suoi preparati si documentano, inoltre, altre
applicazioni etnofarmacologiche tra cui
infezioni delle vie urinarie, ulcere e malattie infiammatorie intestinali. Gli infusi di artiglio del diavolo assunti per via orale hanno trovato impiego nel trattamento di
reumatismi,
malattie del fegato, dei reni, del pancreas e dello stomaco e come
bevande toniche nelle malattie infettive, compresa la
tubercolosi. La polvere, sotto forma di unguento, è stata utilizzata per favorire la guarigione delle ferite e per facilitare il
parto.
Nella
medicina tradizionale, l'artiglio del diavolo è stato a lungo utilizzato per
disturbi della sfera femminile, a basse dosi, per trattare i
crampi mestruali, mentre ad alte dosi per l’
espulsione della placenta post-partum. Inoltre, la polvere di artiglio del diavolo è stata impiegata per via orale per alleviare il dolore nelle donne durante e dopo la gravidanza.
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Costituenti della droga e preparazione

I principali
composti dell'artiglio del diavolo sono i
glicosidi iridoidi, come arpagoside, arpagide e procumbide, che sono presenti nelle radici secondarie e sono stati descritti come i costituenti terapeutici più promettenti e dotati di
proprietà amaricanti. La definizione comune di artiglio del diavolo identifica
radici ottenute da due specie del genere Harpagophytum (Pedaliaceae), ovvero Harpagophytum procumbens DC. e Harpagophytum zeyheri Decne. Entrambe le specie contengono quantità diverse di
iridoidi. Le piante sono abbastanza facilmente distinguibili durante le fasi di fioritura e fruttificazione, mentre difficilmente si distinguono nel materiale vegetale essiccato, che necessita di tecniche analitiche più sofisticate, come la cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC). Considerando che la
maggiore concentrazione di arpagoside si trova in
H. procumbens, questa è riconosciuta come la specie con maggior valore, tuttavia i campioni commerciali sono spesso una miscela di entrambe le specie (contenuto minimo di arpagoside dello 1,2%).
Altri componenti chimici presenti nella droga sono gli
zuccheri (principalmente il tetrasaccaride stachiosio), i
feniletilglicosidi (verbascoside e isoacteoside), i
triterpenoidi (acido oleanolico e ursolico), i
fitosteroli (principalmente β‐sitosterolo), gli
acidi aromatici (caffeico, cinnamico e clorogenico) e
flavonoidi (luteolina e canferolo).
Gli
effetti terapeutici dell'artiglio del diavolo derivano da molteplici meccanismi e dipendono dalla quantità relativa di ciascun costituente; tuttavia, l'arpagoside è il maggiore responsabile dell'attività terapeutica della pianta; pertanto, il suo contenuto viene utilizzato per la titolazione. Le
radici secondarie sono state descritte come le parti della pianta
più ricche di arpagoside, rispetto al fittone e alle foglie.
La
droga, una volta raccolta, viene rapidamente
sezionata a fette e immediatamente
essiccata in stufa a 50°C per evitare degradazioni e contaminazioni, a causa dell'
elevato contenuto di acqua e zuccheri, che costituiscono fino al 50% del peso fresco. Nonostante l'aspetto legnoso del prodotto essiccato, il
materiale vegetale è altamente
igroscopico, e dopo pochi minuti di infusione in acqua, torna al suo aspetto originario.
Impieghi fitoterapici

Gli
effetti farmacologici dell’artiglio del diavolo appaiono
complessi e non del tutto chiariti. Alla droga sono state attribuite diverse proprietà, tra cui antiflogistiche, analgesiche, antireumatiche, spasmolitiche, ipoglicemiche e digestive, ma solo le prime due sono state approfondite da studi scientifici. Gli
effetti analgesici e antinfiammatori sono attribuiti ai
glicosidi iridoidi, in particolare ma non in modo esclusivo all’
arpagoside, i cui studi in vitro e in modelli animali evidenziano gli
effetti sulle ciclossigenasi.
Tuttavia,
la somministrazione di alte dosi di Harpagophytum procumbens
non modifica le concentrazioni plasmatiche di prostaglandine, suggerendo un meccanismo d’azione
diverso dai comuni
farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Questo aspetto è confermato dal fatto che l’uso clinico di artiglio del diavolo
non è accompagnato dai classici
effetti collaterali in ambito gastrointestinale, al contrario si riportano benefici anche in questo distretto. L’uso per il trattamento dei disturbi digestivi deriva dalle
proprietà amaricanti degli iridoidi.
Alcuni studi preclinici hanno identificato l’arpagoside come il responsabile della
riduzione di citochine proinfiammatorie, mentre l’attività analgesica sembra essere mediata dal sistema oppioide.
- Il trattamento di 259 pazienti con disturbi reumatici per otto settimane, con una dose giornaliera di 960 mg di estratto secco (non titolato) ha ridotto il dolore, migliorando l’indice della qualità della vita e ridotto il ricorso a farmaci antidolorifici;
- Un secondo studio clinico del 2009 ha valutato un totale di 122 pazienti con osteoartrosi, alle ginocchia o ai fianchi, in trattamento con artiglio del diavolo. La valutazione globale dell'efficacia ha rivelato effetti antidolorifici simili a quelli della diacereina, farmaco usato nel trattamento dell’osteoartrite;
- Una revisione Cochrane del 2014 ha analizzato tre studi clinici randomizzati, due dei quali confrontavano l'effetto dell’artiglio del diavolo contro un placebo, mentre il terzo confrontava l’effetto a rofecoxib, un FANS inibitore selettivo della ciclossigenasi 2, farmaco oggi ritirato dal mercato.
- Entrambi gli studi con il placebo, su un totale di 315 partecipanti, hanno mostrato un miglioramento significativo nel punteggio del dolore, con dosi di artiglio del diavolo pari o superiori a 50 mg.
- Il terzo studio, condotto su 88 partecipanti, ha mostrato punteggi di riduzione del dolore simili in entrambi i gruppi di trattamento, dove 12,5 mg di rofecoxib sono stati confrontati con 60 mg di arpagoside.
Tuttavia, la
qualità delle prove scientifiche per tutti e tre gli studi è stata valutata come
bassa; quindi sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi effetti sull’uomo.
Preparazioni e dosi dell'artiglio del diavolo
Dall’analisi dei dati di letteratura scientifica risulta che la
dose minima giornaliera efficace di arpagoside è di
30 mg per un estratto etanolico, in particolare 60 mg al giorno per i pazienti con dolori cronici. In caso di dolore acuto la dose minima efficace è di 100 mg al giorno somministrata sottoforma di estratto acquoso.
Per
patologie reumatiche o osteoarticolari minori è indicata l’assunzione di un
infuso realizzato con
4,5 g di droga in 500 ml di acqua per 8 ore, da suddividere in
3 singole dosi. Il trattamento non deve superare le 4 settimane. In alternativa, 45 mg di estratto secco etanolico (90%) da assumere due volte al giorno.
Per
problemi del tratto gastrointestinale si consiglia la preparazione di un
infuso con 1,5 g di droga in 250 ml di acqua per 8 ore, da suddividere in
3 assunzioni nell’arco della giornata (monografia EMA). In questo caso è
sconsigliato l’uso per più di due settimane. In caso di estratto secco ottenuto con etanolo al 60% la dose indicata è di 480 mg, due volte al giorno.
Effetti collaterali dell'artiglio del diavolo
Per quanto riguarda la sicurezza, il
Comitato per i medicinali vegetali (HMPC), EMA, afferma che l'artiglio del diavolo è stato
utilizzato in sicurezza per almeno 30 anni (di cui almeno 15 anni all'interno dell'Unione europea) e il suo utilizzo, solo
per adulti,
non richiede supervisione medica. Gli effetti collaterali includono "sintomi di stomaco e intestino (
diarrea, nausea, vomito,
dolore addominale),
mal di testa,
vertigini e reazioni di
ipersensibilità (allergiche) (
eruzione cutanea, orticaria e gonfiore del viso)".
La
sicurezza dei preparati a base di artiglio del diavolo è stata valutata in modo sistematico. Negli studi in doppio cieco, l'incidenza degli effetti avversi è stata simile al placebo, mentre
eventi avversi minori si sono verificati in circa il
3% dei pazienti, principalmente eventi avversi gastrointestinali. Gli autori hanno concluso che
l'incidenza di eventi avversi è molto bassa, sebbene siano necessari maggiori studi sulla sicurezza a lungo termine. Non emergono dati dalla letteratura scientifica sull’uso in donne in gravidanza e
allattamento; tuttavia uno studio preclinico recente, condotto su un modello animale, riporta possibili
azioni spasmogeniche e uterotoniche.
Conclusione
Collettivamente, le revisioni sistematiche suggeriscono la presenza di
benefici dei preparati a base di artiglio del diavolo in caso di
condizioni infiammatorie e/o dolorose, ma sono necessari
ulteriori studi rigorosi per comprovarne pienamente l'efficacia.
Il Comitato per i medicinali vegetali (HMPC) ha concluso che "sulla base del suo uso di lunga data, i preparati di radice di artiglio del diavolo
possono essere utilizzati per il sollievo di dolori articolari minori”. Ciò significa che, nonostante non ci siano prove solide dagli studi clinici, l'
efficacia di questo prodotto vegetale è
plausibile.
Infine, l'artiglio del diavolo e i suoi componenti, in particolare l'
arpagoside, mostrano
proprietà farmacologiche interessanti, suggerendo
potenziali effetti terapeutici in un ampio spettro di patologie, come artrite,
osteoporosi,
diabete mellito di tipo 1,
infiammazione intestinale e
malattie neurodegenerative; ambiti che dovranno essere approfonditi con future ricerche.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Libro: Farmacognosia e fitoterapia: basi farmacologiche ed aspetti applicativi.
Autori: Mazzanti G, Dell’Agli M, Izzo A.
Editore: Piccin
Anno: 2020
- Libro: Fitoterapia: impiego razionale delle droghe vegetali
Autori: Capasso F, Grandolini G, Izzo A.
Editore: Springer
Anno: 2006
- Libro: ESCOP Monographs 2nd edition
Autori: European Scientific Cooperative On Phytotherapy
Editore: Thieme
Anno: 2003