Tumore al Polmone: intervista al Dott. Rendina

Tumore al Polmone: intervista al Dott. Rendina
 

Intervista al Dott. Erino Angelo Rendina

Ordinario di chirurgia toracica alla Sapienza Università di Roma e Direttore Chirurgia Toracica presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea di Roma

 


Il tumore al polmone, detto il Big Killer, è 1° per incidenza nel sesso maschile e 2° in quello femminile. Non dà sintomi nelle fasi iniziali per cui viene generalmente scoperto troppo tardi. Come diagnosticarlo precocemente e quali trattamenti sono disponibili? L'abbiamo chiesto al dott. Rendina.

 

Quanto è diffuso il tumore al polmone?

Il tumore al polmone è il carcinoma più diffuso nel sesso maschile a livello planetario. Nelle donne, invece, è secondo per incidenza dopo quello alla mammella. Le statistiche mostrano, nell'ultimo ventennio, un costante aumento di incidenza, ma l'incremento, in anni recenti, ha riguardato più le donne che gli uomini. Non vi è dubbio che alla base di questa impennata vi sia l’abitudine al fumo, in crescita nella popolazione femminile. La sua responsabilità è ormai nota da molti anni, così come l’impatto dell’inquinamento atmosferico nelle città occidentali industrializzate. Più difficile è dimostrare scientificamente il rapporto di causa-effetto tra il fumo passivo e l'insorgenza del carcinoma, per la discontinuità dell'esposizione.

 

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Diagnosi precoce: chi e quando dovrebbe sottoporsi a un controllo?

Detto il ‘Big killer’, il carcinoma al polmone deve la sua cattiva fama al fatto che, essendo asintomatico nelle fasi iniziali, viene generalmente scoperto troppo tardi. La raccomandazione per i fumatori con più di 40 anni - i più a rischio di sviluppare la neoplasia - è di eseguire controlli TC con scadenza semestrale o annuale. Questo test, anche ripetuto, non comporta rischi per la salute e permette di identificare i carcinomi quando sono ancora operabili e guaribili. Spesso, oggi, i pazienti che hanno le migliori chances di guarigione sono proprio quelli che individuano il carcinoma in maniera occasionale dopo aver eseguito una TC del torace.

 

Come si arriva alla diagnosi?

Il percorso inizia, in genere, con una prima visita dal medico di medicina generale per poi proseguire con un consulto dello specialista (pneumologo, oncologo o radiologo).

La rete territoriale, nel caso del tumore al polmone, svolge infatti un ruolo essenziale. Per arrivare alla diagnosi e capire a quale stadio si trova la malattia, si può ricorrere a diversi esami: oltre alla TC, la broncoscopia, la biopsia associata all'esame istologico, la radiografia del torace, la Pet, la scintigrafia polmonare e la Risonanza Magnetica.

 

In quali casi la chirurgia è il trattamento di prima scelta e quali sono le cure oggi disponibili?

La chirurgia, in assenza di metastasi o di un rischio operatorio eccessivo per il paziente, è sempre il trattamento di prima scelta. Chemioterapia, radioterapia, terapia biologica e target therapy possono, invece, essere utilizzate prima dell’intervento - come terapia neoadiuvante - per ridurre la massa tumorale e rendere il carcinoma operabile, o successivamente - come terapia adiuvante - per prevenire il rischio di recidiva. Gli oncologi hanno profuso grande impegno, negli ultimi anni, per incrementare il numero di pazienti operabili, e ci sono riusciti: la terapia preoperatoria o neoadiuvante è oggi una realtà affidabile. Prima di cominciare la cura, però, è importante che il paziente venga valutato da un team multidisciplinare composto da oncologi, pneumologi, radioterapisti, chirurghi, anestesisti e rianimatori così da individuare il trattamento più adatto.

 

In quali casi si ricorre all’immunoterapia?

L’immunoterapia rappresenta la nuova frontiera per il trattamento del tumore al polmone non operabile. Vi si ricorre in presenza di una molecola chiamata PDL1. In alcuni studi clinici giunti all’ultima fase di sperimentazione è adoperata anche come terapia neoadiuvante o adiuvante, prima o dopo l’intervento chirurgico.

 

In cosa consiste il follow up post-intervento?

Una volta concluso il percorso chirurgico, rimosso l’ultimo punto di sutura e accertate le buone condizioni del paziente, l’opera del chirurgo può dirsi conclusa. A questo punto subentra il clinico - oncologo, pneumologo, radioterapista - che si occuperà di seguire il paziente negli anni. È fondamentale non abbassare mai la guardia, infatti, dopo un intervento per tumore al polmone.
 

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Come scegliere l’ospedale dove sottoporsi all’operazione?

Un parametro da guardare è sicuramente il numero di interventi effettuati in un anno: l'esperienza accumulata è importante specialmente in caso di operazioni chirurgiche complesse. Gli ospedali che fanno volumi eccessivamente bassi andrebbero disincentivati. Presso l'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea di Roma, in base ai dati forniti dalla nostra Direzione Sanitaria, l’anno scorso sono state eseguite 1227 operazioni, calcolando non solo i tumori maligni ma anche le patologie benigne. Un punto di forza del nostro centro è proprio questo: la possibilità di ricevere cure a 360 gradi, non limitate ai soli tumori.


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