Aggiornato il 24.05.2023
Intervista a Stefano Bondi, Direttore ORL Otorinolaringoiatria dell'Istituto di Candiolo
Per tumore o neoplasia dell’orofaringe si intende qualunque lesione maligna che interessi la mucosa delle tonsille, dell’ugola (palato molle) e della parte posteriore più nascosta della lingua, detta base lingua, di solito non visibile dalla bocca. Avendo un'incidenza inferiore ai 3 casi annui ogni 100.000 abitanti, il tumore orofaringeo rientra tra quelli rari, come il tumore del cavo orale e in generale la maggior parte dei carcinomi del distretto testa collo. Ad essere colpiti sono prevalentemente soggetti tra i 50 e i 70 anni di sesso maschile. Ne parliamo nell'intervista a Stefano Bondi, Direttore ORL Otorinolaringoiatria dell'Istituto di Candiolo.
I principali fattori di rischio sono l'eccessivo consumo di alcol, l'abitudine al fumo di sigaretta e alcune particolari abitudini sessuali. In particolare sappiamo che l’infezione da HPV high risk (Human Papilloma Virus), responsabile del carcinoma della cervice uterina, può essere trasmessa in orofaringe tramite la pratica del sesso orale. Quest’ultimo fattore sarebbe infatti responsabile del crescente aumento di casi di tumore orofaringeo nei pazienti giovani non fumatori e non alcolisti. Il dato confortante è che gli adolescenti, sia maschi sia femmine, da alcuni anni vengono vaccinati contro l'HPV e quindi in futuro sicuramente vedremo una riduzione dell’incidenza di questa patologia nelle nuove generazioni.
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A differenza del carcinoma della cervice uterina, che è spesso preceduto da lesioni pre cancerose individuabili attraverso programmi di screening (PAP TEST), i carcinomi orofaringei non presentano alterazioni strutturali progressive visibili, poiché si suppone che queste mutazioni si sviluppino gradualmente all’interno delle cripte della tonsilla palatina o della base lingua. Si tratta di aree cieche, vere e proprie cavità nascoste all’interno dell’organo (tonsilla) non esplorabili e pertanto non aggredibili con programmi di prevenzione di massa. Spesso i sintomi di esordio non sono a carico dell'orofaringe (tonsilla) e il paziente si reca dal medico per il riscontro di una tumefazione nel collo che non scompare dopo un ciclo di terapia antibiotica o per la comparsa di un dolore riflesso all’orecchio. Solo in caso di tumori avanzati possono manifestarsi disfagia o dolore durante la deglutizione. In genere queste malattie non danno nemmeno difficoltà respiratoria.
Quando si sospetta una neoplasia orofaringea bisogna necessariamente sottoporsi all’esame istologico mediante la biopsia attraverso la bocca. Nella maggior parte dei casi ci si troverà di fronte a un carcinoma (tumore che origina dalle cellule epiteliali squamose) o a un linfoma (tumore del sistema linfatico). Il primo viene curato in modo congiunto dall’otorino, dall’oncologo e dal radioterapista, mentre il secondo dall’oncoematologo. Se compare una tumefazione laterocervicale (relativa cioè alle regioni laterali del collo) risulta sempre indicato un approfondimento diagnostico con ecografia del collo associata all’agoaspirato ecoguidato. Segue, quindi, la visita otorinolaringoiatrica completa di fibrolaringoscopia per visualizzare endoscopicamente la faringe e la laringe. Se è confermato il sospetto di carcinoma orofaringeo il paziente si sottoporrà alla Risonanza Magnetica del collo con mezzo di contrasto (in alternativa può essere eseguita una TC del collo con mezzo di contrasto soprattutto se il paziente è anziano o poco collaborante) ed alla PET per ricercare metastasi a distanza.
Il trattamento di queste neoplasie, ad eccezione dei casi in cui sono presenti metastasi a distanza, dipende dalle dimensioni del tumore: negli stadi iniziali sarà indicata la sola radioterapia o la chirurgia mini-invasiva transorale (chirurgia robotica/laser CO2 mini-invasiva), mentre negli stadi avanzati si preferisce in prima battuta l’utilizzo di protocolli di radio-chemioterapia concomitante, riservando l’intervento chirurgico ai casi di recidiva di malattia. In questi ultimi, infatti, l’intervento chirurgico di recupero risulta più invasivo poiché prevede la rimozione del tumore residuo (mediante sezione temporanea della mandibola), la rimozione dei linfonodi del collo e la contestuale ricostruzione della breccia chirurgica con lembi liberi rivascolarizzati o penducolati: la chirurgia ricostruttiva permette infatti di ripristinare la funzione d’organo mediante il trapianto di tessuti prelevati da altri distretti corporei (ad esempio la cute della coscia o la cute dell’avambraccio). Quando la malattia si presenta all’esordio con metastasi a distanza si opta per la chemioterapia associata o meno a immunoterapia per cercare di bloccare la diffusione e la crescita incontrollata delle lesioni.
La prognosi è molto variabile e dipende delle dimensioni del tumore, dalla presenza di linfonodi metastatici, dal numero di sigarette fumate negli anni e dalla positività del test per HPV integrato nelle cellule tumorali. Quest’ultimo rappresenta infatti un fattore prognostico indipendente nei carcinomi dell’orofaringe ed è associato a una prognosi decisamente migliore. In particolare, la sopravvivenza a cinque anni per tumore orofaringeo può oscillare dal 90% negli stadi iniziali HPV correlati al 35% negli stadi avanzati non-HPV correlati.
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