Scompenso cardiaco congestizio: sintomi, che cos'è, cause e diagnosi

Scompenso cardiaco congestizio: sintomi, che cos'è, cause e diagnosi

Indice

 
Domande e risposte

Scompenso cardiaco congestizio: che cos'è?

Lo scompenso cardiaco congestizio (definito anche insufficienza cardiaca congestizia o semplicemente scompenso cardiaco) è una sindrome dovuta all’indebolimento del cuore, che diventa incapace di pompare il sangue in quantità adeguate alle necessità dell’organismo. 

Ciò determina, a cascata, un rallentamento della circolazione del sangue e un accumulo di liquidi nei tessuti: da qui l’aggettivo congestizio nella definizione

Lo scompenso è il risultato di patologie che riguardano il cuore stesso (infarto, aritmia, miocardiopatia, difetti valvolari) oppure altri organi e sistemi (ipertiroidismo non trattato, diabete). 

Nella maggior parte dei casi si parla di scompenso cronico, anche se possono verificarsi situazioni in acuto dovute a cedimenti improvvisi del miocardio, il muscolo del cuore.

Prognosi: quanto dura. In tutti i casi, sia acuti che cronici, non è ad oggi possibile ottenere la guarigione. 

Quanto si può vivere. Una volta raggiunta la diagnosi, l’aspettativa di vita è ridotta di circa 10 anni.

Scompenso e anziani. Oltre i 65 anni lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ospedalizzazione, costituendo dunque un importante problema di salute pubblica. In Italia, è considerato una malattia a larga prevalenza nella popolazione generale: interessa il 2-3% della popolazione (oltre 1.000.000 di pazienti ogni anno). I numeri aumentano restringendo l’osservazione ad un campione di pazienti in età avanzata: 10- 20% nell’intervallo 70-80 anni. Data la particolare congiuntura demografica, l’incidenza dello scompenso è destinata ad aumentare in futuro. 

Malgrado si tratti di una patologia legata per lo più all’invecchiamento e piuttosto comune, a diversi gradi di severità, nelle persone di 80-85 anni, non sono rari i casi in cui compare anche precocemente, in persone più giovani (intorno ai 50 anni).
 

La circolazione del sangue: come funziona

Il cuore è suddiviso in quattrocamere”: 
  • 2 atrii: atrio destro, atrio sinistro;
  • 2 ventricoli: ventricolo destro, ventricolo sinistro.

Queste camere sono separate da valvole che impediscono il reflusso del sangue. 
Il sangue segue un percorso ciclico:

  1. Dai tessuti periferici arriva (portato dalle vene) all’atrio destro.
  2. Scende nel ventricolo destro superando la valvola tricuspide, che separa atrio e ventricoli destri.
  3. Scende nell’arteria polmonare superando la valvola polmonare.
  4. Arriva ai polmoni, dove viene ossigenato.
  5. Ritorna al cuore passando però, stavolta, dall’atrio sinistro.
  6. Scende nel ventricolo sinistro superando la valvola mitrale
  7. Scende nell’aorta superando la valvola aortica.
  8. Da qui si sfioccano tutte le arterie che nutrono i tessuti del corpo.
  9. Dai tessuti periferici ritorna all’atrio destro e ricomincia il ciclo.

Immagine che rappresenta uno sportivo che ha un infarto

Scompenso cardiaco congestizio: i sintomi

Non sono sempre evidenti, specialmente nella fase iniziale, che può essere relativamente lunga. Spesso nel primo stadio sono del tutto assenti. A volte sono presenti ma vengono confusi con i comuni segni della vecchiaia o con altre patologie tipiche degli anziani, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva. 
Lo scompenso può interessare la parte sinistra o destra del cuore: a seconda del lato coinvolto, si avranno sintomi specifici.


Scompenso sinistro: fisiopatologia, meccanismi e sintomi

Come descritto nei paragrafi precedenti, il sangue che proviene dal lato sinistro del cuore è diretto ai tessuti periferici. Se ad essere inefficiente è questa parte del cuore, quindi, a farne le spese sono sostanzialmente tutti gli organi. Con un distinguo: ne soffriranno di più quelli che hanno più bisogno di ossigeno per funzionare.

Il paziente avverte affaticamento e spossatezza. Se il cuore non ce la fa a pompare sangue in quantità adeguate alle richieste, gli organi e i tessuti periferici devono farsi bastare le risorse che hanno a disposizione. 

Arrivando sangue in quantità inferiori e contenente meno ossigeno del normale, si avranno sintomi come l’affanno. La fame d’aria peggiora quando il paziente è sdraiato, causando apnee notturne che riducono ulteriormente la quantità di ossigeno nel sangue. Chi ne soffre di più? Il cervello, che riceve meno sangue e meno ossigeno (ipoperfusione cerebrale): il risultato può essere la comparsa di alterazioni psichiatriche, irritabilità cronica e confusione mentale. 


Scompenso destro: cause e sintomi

Il sangue proveniente dal lato destro del cuore, come descritto nei paragrafi precedenti, va ai polmoni, per essere ossigenato. Dai polmoni, ritorna poi all’atrio sinistro.

Nello scompenso destro si crea quindi un accumulo di sangue a monte dell’atrio destro inefficiente, che spinge a ritroso sui polmoni. I vasi polmonari si riempiono, la pressione del sangue al loro interno è alta (ipertensione polmonare) e si viene a creare una congestione nella circolazione polmonare. 


Il bilancio idrico e i sintomi generali

La congestione rallenta la circolazione sanguigna generale. I vasi periferici non riescono più a drenare il sangue dai tessuti per riportarlo al cuore. Si ha un ristagno di fluidi a livello di piedi, caviglie e gambe, l’edema periferico

Le gambe sono gonfie e i tessuti intrisi di liquidi: se si preme un dito sulla superficie cutanea, rimangono un’impronta visibile e un solco palpabile (segno della fovea).

I fluidi si raccolgono un po’ in tutti i distretti del corpo. Nella cavità addominale si forma un accumulo (ascite), che causa una perenne sensazione di sazietà precoce (riducendo l’appetito), pancia gonfia e mal di pancia. L’inappetenza può portare a quadri di malnutrizione, deperimento (cachessia cardiaca). I parenti e caregiver possono non accorgersi del dimagrimento, perché mascherato dal gonfiore generale. Spesso questo fenomeno viene sottovalutato, ma è correlato ad una mortalità più alta e può anticipare un’evoluzione infausta della malattia. 

Il ristagno di liquidi nei polmoni rende difficile la respirazione (dispnea), causa tosse e può evolvere verso l’edema polmonare, una condizione associata alla presenza di liquido nei polmoni e che mette a rischio la vita. In questo quadro, una delle possibili conseguenze è il versamento pleurico, anch’esso pericoloso per la vita del paziente.

Anche il fegato appare gonfio alla palpazione e il suo malfunzionamento può creare problemi di assorbimento dei medicinali. Questo fenomeno deve essere attentamente valutato dagli specialisti che seguono il paziente, soprattutto se assume farmaci salvavita.

Per via della scarsa ossigenazione del sangue, il paziente è cianotico, cioè le sue mucose e la sua pelle assumono un colore blu-viola. Nelle fasi intermedie della malattia, sono solo le mani e i piedi ad essere cianotici (cianosi periferica). Negli stadi più avanzati, invece, interessa tutto il corpo (cianosi centrale) ed è il segno di una riduzione drammatica dell’ossigenazione del sangue.

La pressione arteriosa generale è bassa (ipotensione).

Nelle fasi iniziale e intermedia, questi sintomi sono assenti o presenti a livello lieve o moderato, aggravandosi nella fase terminale.
 


Le classi NYHA

La New York Heart Association (NYHA) ha stilato una classificazione clinica dello scompenso, che è stata adottata a livello internazionale.

La classificazione NYHA individua 4 classi (o gradi) funzionali di gravità crescente, dalla meno alla più avanzata:

  • Classe NYHA 1: scompenso cardiaco asintomatico.
  • Classe NYHA 2: scompenso cardiaco lieve (il paziente sta bene a riposo, ma l’attività fisica moderata provoca dispnea e affaticamento).
  • Classe NYHA 3: scompenso cardiaco da moderato a grave (il paziente sta bene a risposo, ma l’attività fisica minima provoca dispnea e affaticamento).
  • Classe NYHA 4: scompenso cardiaco grave (dispnea e affaticamento sono presenti anche a riposo).

Scompenso cardiaco congestizio: le cause

La gravità clinica dello scompenso cardiaco varia a seconda di più fattori, fra i quali le cause, che possono essere legate ad un danno del cuore in sé (scompenso primario) o ad una lesione provocata da malattie ad altri organi.
 

Scompenso primario: le cause

Le cause dello scompenso primario possono essere:

  • Malattia delle coronarie (coronaropatia): è la causa principale; quando, per via dei livelli alti di colesterolo e di altre alterazioni metaboliche, si formano placche ateromatose sulle pareti di queste sottili arterie, il flusso del sangue viene ostacolato e alcune aree del cuore non ne ricevono a sufficienza. Questa condizione può portare a rischi acuti (infarto miocardico) oppure a conseguenze che si sviluppano nel tempo e che sono legate alla progressiva perdita di funzionalità del cuore, come lo scompenso.
  • Infarto miocardico: si verifica quando le placche depositate all’interno delle coronarie riducono il passaggio del sangue in maniera tale da causare un danno acuto. L’assenza di ossigeno causa la morte delle cellule del cuore che non ricevono sangue: in corrispondenza del tessuto morto si forma una cicatrice che rende il cuore duro e rigido (fibrosi), incapace di dilatarsi e contrarsi come dovrebbe per assicurare il pompaggio fisiologico.
  • Cardiopatia congenita: un disturbo presente fin dalla nascita può compromettere la funzione del cuore; una cardiopatia congenita è potenziale causa di scompenso nei neonati e nei bambini. Questi disturbi possono rendere complicati anche eventi fisiologici come la gravidanza: la donna con cardiopatia in attesa vive uno stato di stanchezza continua e profonda e ha un rischio di eventi fatali più alto rispetto alle altre fasi della sua vita, che aumenta durante il travaglio e il parto.
  • Cardiomiopatia: si tratta di un’espressione generale usata per definire patologie del cuore che provocano una riduzione della sua capacità di contrarsi.
  • Endocardite: è un’infiammazione del rivestimento interno del cuore (endocardio) solitamente dovuta a un batterio oppure di origine reumatica. Se non curata correttamente può danneggiare il cuore in maniera irreversibile.
  • Miocardite: è un’infiammazione del muscolo cardiaco causata da virus o batteri.
  • Pericardite: è un’infiammazione del rivestimento esterno del cuore (pericardio).
  • Aritmie: sono alterazioni del ritmo cardiaco e includono condizioni ad alto rischio come la fibrillazione atriale. Se i battiti sono troppo veloci (tachicardia), il cuore si affatica e aumenta il rischio di scompenso; se sono troppo lenti (bradicardia), viceversa, la quantità di sangue pompato è insufficiente a soddisfare le necessità dei tessuti. In entrambi i casi, quindi, le aritmie possono evolvere vero lo scompenso.
  • Difetti di conduzione: il cuore si contrae grazie all’azione di un segnale nervoso che si irradia nella sua struttura; se sono presenti difetti nelle fibre che conducono il segnale, il cuore si contrae male e subisce uno sforzo aggiuntivo, che nel tempo aumenta il rischio di scompenso. 
  • Malattie infiltrative: alcune patologie (amiloidosi, fibrosi cronica, emocromatosi) provocano la deposizione di sostanze di vario tipo nelle cellule del cuore. Questi depositi impediscono al cuore di lavorare normalmente e gettano le basi per lo scompenso. 
  • Disfunzione valvolare: se le valvole cardiache non si aprono e chiudono correttamente, il cuore lavora male. A lungo andare, le sollecitazioni possono ridurre la sua funzionalità e portare al cosiddetto scompenso cardiaco da alta gittata. Le cause sono la stenosi aortica (che si verifica quando il diametro dell’aorta si restringe e il cuore è costretto a pompare più velocemente per garantire la stessa quantità di sangue ai tessuti) o l’insufficienza mitralica (se la valvola mitrale perde tenuta, parte del sangue refluisce creando un moto vorticoso e disordinato che affatica il cuore).
 

Lo scompenso secondario: le cause

Le cause secondarie sono rappresentate da malattie ad organi diversi dal cuore e che hanno ripercussioni sulla sua funzionalità.
Una di queste è il diabete, che causa alterazioni metaboliche tali da aumentare il rischio cardiovascolare e, in particolare, le possibilità di andare incontro a scompenso.
L’anemia provoca una riduzione della presenza di ossigeno nel sangue, aumentando lo sforzo richiesto al cuore. Alla lunga, questo superlavoro può portare a scompenso.
La pressione arteriosa alta (ipertensione) crea un moto disordinato del sangue nelle arterie e all’interno del cuore. Dà origine così a sollecitazioni che, se superano la resistenza del cuore, possono sfiancarlo.
Il cuore può andare in scompenso non solo nei casi in cui si riducono il volume di sangue o la quantità di ossigeno trasportati nelle arterie, ma anche quando aumentano le richieste di sangue o ossigeno da parte dei diversi organi. Un esempio è rappresentato dalle disfunzioni della tiroide. Quando questa ghiandola funziona più del necessario (ipertiroidismo), si ha un’accelerazione del metabolismo: tutti gli organi funzionano ai massimi regimi e i consumi energetici sono elevatissimi. Il cuore cerca di soddisfare tutte le richieste, ma non può reggere un ritmo simile per lunghi periodi di tempo. 
Un’altra malattia connessa con lo scompenso cardiaco è il morbo di Paget, un’alterazione del metabolismo dell’osso che porta alla formazione di ossa più grandi e più fragili.

Scompenso cardiaco sistolico e diastolico

Lo scompenso assume caratteristiche diverse anche a seconda della fase dell’attività cardiaca principalmente coinvolta.
 

Sistole e diastole: le fasi dell’attività cardiaca

Il cuore pompa il sangue nei vasi contraendosi e rilasciandosi ritmicamente. 
Nella fase di sistole, si contrae, spingendo il sangue fuori dei ventricoli, verso i polmoni (perché si ossigeni) e verso i tessuti periferici (perché ceda l’ossigeno recuperato nei polmoni).
Nella fase di diastole, le fibre si rilassano e il cuore si dilata, riempiendosi di sangue (ossigenato) proveniente dai polmoni e dai tessuti periferici (non ossigenato).
 

Scompenso diastolico

Si verifica quando l’attività del cuore viene meno nella fase in cui questo dovrebbe dilatarsi per riempirsi di sangue. Un cuore rigido non riesce a rilassarsi al punto tale da fare entrare la giusta quantità di sangue.
Se il ventricolo sinistro non si riempie a sufficienza, il sangue che non è potuto entrare si accumula nell’atrio sinistro e, a ritroso, nelle vene polmonari. Si crea così una congestione, che si ripercuote sui polmoni, causando ipertensione polmonare
Lo scompenso diastolico è generalmente provocato da fattori che rendono il cuore rigido, che gli impediscono di distendersi per riempirsi correttamente. 
Si tratta di una caratteristica tipica dell’invecchiamento. Negli anziani si osserva un irrigidimento generale del cuore e delle arterie, che può essere peggiorato e accelerato dalla copresenza di altri disturbi del cuore (difetti valvolari, pericardite, ischemia miocardica acuta, cardiomiopatia, ipertensione, stenosi aortica grave). 
È una sindrome complessa, che coinvolge molti organi ed è legata ad altre malattie tipiche dell’età avanzata, come l’ipertensione, il diabete, la malattia renale cronica. È anche una tipologia di scompenso primario, che nasce nel cuore e si ripercuote su altri sistemi.
 

Scompenso sistolico

Quando il problema è nella fase di diastole, è la contrazione del cuore a essere insufficiente. 
Il volume di sangue espulso dal cuore si riduce e, a parità di intervallo di tempo, arriva meno sangue ai tessuti. Non potendo uscire, il sangue si accumula a ritroso, causando ipertensione e edema polmonare. La presenza di liquidi nei polmoni determina difficoltà respiratoria e ostacola la corretta ossigenazione del sangue.
La congestione si riflette a ritroso anche sulle vene che arrivano al cuore dall’addome, causando una fuoriuscita di fluidi, che si accumulano (ascite). 
Lo scompenso sistolico è dovuto ad un problema pregresso del cuore (infarto, infezione, cardiomiopatia), che porta ad uno sfiancamento dei ventricoli. Questa condizione ha inizialmente conseguenze opposte a quelle dello scompenso diastolico: il cuore è sfiancato e cerca di recuperare forza irrobustendosi. Ma nel tempo, l’irrobustimento evolve nell’irrigidimento, che compromette la funzionalità.

Scompenso cardiaco acuto

Meno diffuso della forma cronica, lo scompenso acuto ha un’insorgenza improvvisa, con sintomi che possono raggiungere in brevissimo tempo livelli di gravità elevati.
La causa può essere un infarto che ha danneggiato seriamente il cuore oppure una situazione di scompenso cronico che ha subito un aggravamento improvviso. 
Può subentrare post covid, a causa dei gravi coinvolgimenti che il coronavirus può causare a danno del cuore.
I sintomi sono analoghi a quelli della forma cronica, ma subentrano improvvisamente.

Immagine che rappresenta una donna con dolore al petto

Le complicanze dello scompenso cardiaco: quali possibili conseguenze

Alcune complicanze dello scompenso agiscono su altri organi, ma altre ritornano come un boomerang sul cuore stesso, accelerando la progressione della malattia.
La complicanza di maggiore rilievo è l’insufficienza renale. Lo scompenso riduce il volume di sangue ai reni, rallentando la loro attività di filtraggio. Le scorie che si formano a causa del metabolismo cellulare rimangono quindi in circolo, scatenano una serie di effetti tossici. Il paziente urina poco (oliguria).
Se il rene funziona poco, si altera l’equilibrio che regola la pressione arteriosa e compare ipertensione. La pressione alta nei vasi sanguigni affatica ancora di più il cuore, peggiorando lo scompenso. Questa condizione viene definita sindrome cardiorenale. Le alterazioni renali possono essere così gravi da portare il paziente alla dialisi.
Lo scompenso agisce, con le sue drammatiche conseguenze, anche sulle valvole cardiache, danneggiandole, e sulle arterie, aumentando il rischio di ictus e infarto.
Si verificano, poi, complicanze a livello del fegato, a causa dell’accumulo di liquidi.

Scompenso cardiaco congestizio: diagnosi

La visita cardiologica diagnostica direttamente lo scompenso, ma ne evidenzia segni e sintomi, non senza difficoltà nella differenziazione.
Manifestazioni come la dispnea da sforzo, l’astenia, gli edemi e l’aritmia, se osservati in un paziente anziano, possono confondere e orientare verso altre patologie, come la BPCO, o essere erroneamente ritenuti una conseguenza benigna dell’invecchiamento. 
Per evitare questi rischi, viene sempre raccolta un’attenta anamnesi del paziente, esaminando scrupolosamente le malattie pregresse ed eventuali coinvolgimenti del cuore.
Per confermare la diagnosi, il cardiologo può ricorrere ad esami quali:

  • Ecocardiogramma: è utile per misurare le dimensioni del cuore in generale e di atrii e ventricoli in particolare, la funzione delle valvole e per valutare la presenza di segni di ipertensione polmonare. Attraverso l’ECG possono anche essere osservati eventuali trombi, calcificazioni e alterazioni della parete dei vasi che entrano ed escono dal cuore.
  • Elettrocardiogramma: non è un esame diagnostico per lo scompenso, ma può aiutare nella diagnosi.
  • Radiografia del torace: permette di studiare il profilo cardiaco (ingrandito nelle persone con scompenso), verificare la presenza della congestione venosa e dell’edema polmonare.
  • Scintigrafia: consente la valutazione della funzione sistolica e diastolica e la rilevazione di eventuali segni di un infarto pregresso.
  • Esami del sangue: l’unico parametro relativamente utile è rappresentato dal peptide natriuretico B (BNP), spesso alto in caso di scompenso.
 
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Scompenso Cardiaco:

Scompenso cardiaco congestizio: come si cura

Lo scompenso cardiaco può spesso essere trattato con buoni risultati in termini sia di miglioramento dei sintomi che di prolungamento della sopravvivenza.
La prognosi migliora significativamente quando viene individuata una causa e questa viene trattata precocemente. Di solito questo capita con l’ipertensione
Trattandosi di una condizione che coinvolge molti organi, il trattamento comprende diversi approcci.
 

Rimedi e stili di vita

L’adozione di stili di vita virtuosi potenzia l’efficacia dei farmaci e permette di controllare la progressione della malattia. 
Viene raccomandata, anche e soprattutto negli anziani, la pratica di esercizio fisico leggero e regolare, che includa attività aerobica moderata. 
É importante che l’alimentazione porti a un apporto limitato di grassi (soprattutto se saturi, per ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi) e di zuccheri (per prevenire l’insulino resistenza e il diabete). Fondamentale la limitazione nell’uso del sale da cucina: cardiologi e medici di medicina generale raccomandano di mantenersi al di sotto dei 2 grammi al giorno. In questo bilancio occorre considerare il fatto che il sale non è solo quello che aggiungiamo ai cibi come tale, ma è anche contenuto in moltissimi alimenti che acquistiamo già pronti. Per ridurre l’assunzione di sodio è utile ricorrere agli alimenti iposodici. 
Il peso deve essere monitorato, non solo quando tende ad aumentare a causa di una dieta squilibrata, ma anche quando diminuisce per via del deperimento, un problema assai serio negli anziani. 
È essenziale evitare il fumo e l’alcol.
Il paziente con scompenso deve sottoporsi a periodici monitoraggi delle condizioni di salute, per accertarsi che la situazione sia sotto controllo e prendere opportuni provvedimenti in caso siano subentrate alterazioni da correggere.
Il sonno può essere penalizzato dalla sensazione di soffocamento che il paziente avverte quando si sdraia. Per migliorare questo aspetto può essere utile riposare tenendo più cuscini sotto la testa.
Lo scompenso dovuto a (o peggiorato da) altre patologie migliora se queste vengono trattate.
Vengono raccomandate tutte le vaccinazioni previste per la popolazione anziana: antinfluenzale, antipneumococcica e anticovid.


Quanta acqua bere

Quando si ripete la necessità di bere molta acqua, occorre contestualizzare l’espressione. Ognuno di noi, a seconda dell’età, delle condizioni fisiche e di una serie di altri fattori ha bisogno di un apporto idrico differente. 
In particolare, i cardiopatici non dovrebbero esagerare. L’aumento del volume di sangue circolante, infatti, aggrava la fatica del cuore. Alle persone con scompenso è raccomandato di non superare i 1,5-2 litri di acqua al giorno.


Farmaci per lo scompenso cardiaco

Il trattamento farmacologico viene personalizzato in base alle specifiche condizioni del paziente e alle caratteristiche della sua malattia. 
Una delle peculiarità di questa malattia è la necessità di monitorare con attenzione l’aderenza alla terapia: eventuali scostamenti dalle prescrizioni, sia in eccesso che in difetto, possono comportare rischi pesanti.
I medicinali indicati hanno gli obiettivi di controllare i sintomi e migliorare il quadro della malattia. Nel caso dello scompenso cardiaco con frazione di eiezione (FE) conservata, che ha un’elevata prevalenza, nessun farmaco si è ad oggi mostrato capace di prolungare la sopravvivenza.
Vengono usati:

  • Diuretici: vengono somministrati in tutti i tipi di scompenso; di solito viene consigliata l’assunzione di giorno, per evitare che di notte aumenti il numero delle volte in cui il paziente deve urinare, rovinando ulteriormente il sonno.
  • Nitrati: sono farmaci antianginosi usati per migliorare la circolazione del sangue nelle coronarie in caso di ischemia.
  • Digossina: è una sostanza estratta dalle foglie di una pianta (Digitalis lanata), che fa dilatare i vasi sanguigni e migliora il flusso del sangue. Gli studi condotti sulla digossina mostrano che non aumenta la sopravvivenza dei pazienti, ma in associazione con gli altri medicinali indicati nello scompenso, riduce il rischio di ospedalizzazione e permette un migliore controllo dei sintomi. La criticità nel suo impiego è rappresentata dal rischio di intossicazione: la digossina è un farmaco estremamente tossico ed è sufficiente un minimo errore di dosaggio per avere conseguenze molto pericolose, anche fatali.
  • ACE-inibitori: sono indicati nello scompenso sistolico; provocano dilatazione dei vasi sanguigni, migliorando il flusso del sangue, e rallentano il rimodellamento cardiaco.
  • Beta-bloccanti: fondamentali in alcuni tipi di scompenso; in particolare, vengono usati carvedilolo e metoprololo.
  • Antagonisti dell’aldosterone: sono particolari diuretici che si alternano alle altre tipologie nel trattamento dello scompenso, per evitare che il paziente vada incontro ad una riduzione eccessiva del livello di potassio nel sangue.
  • Inibitori dei recettori dell’angiotensina II: vengono usati quando gli ACE-inibitori causano effetti collaterali importanti.


Ossigenoterapia

Nei pazienti con scompenso cardiaco al di sopra di una determinata gravità la somministrazione di ossigeno riduce lo sforzo del cuore.
Questo migliora i sintomi.
La decisione sull’istituzione dell’ossigenoterapia viene presa esaminando il singolo caso.


Stimolazione biventricolare per lo scompenso refrattario: il pacemaker

Nei pazienti con scompenso refrattario i battiti e la funzione del cuore non vengono compensati dalla terapia.
In questi casi può essere utile praticare una stimolazione di entrambi i ventricoli (biventricolare) mediante il posizionamento di due elettrocateteri (pacemaker). La doppia stimolazione consente di ottenere una contrazione cardiaca più armonica e un miglioramento dei sintomi.
La procedura si impianto viene eseguita in anestesia locale e dura 2-3 ore, in regime di ricovero.
 

Trapianto di cuore

In alcuni pazienti i danni al cuore possono essere tanto estesi da richiedere il trapianto o sistemi di assistenza meccanica dell’organo.

Consulta le strutture che effettuano il trapianto di cuore:
Dove effettuare il trapianto di cuore?

Invalidità e Legge 104

In alcuni casi, lo scompenso dà diritto ad un’invalidità civile, ad esempio quando è presente una sindrome ipocinetica ad esso correlata.
La percentuale di invalidità dipende dalla classe di gravità, che viene accertata dalla visita medica effettuata dalla Commissione Medica della ASL competente:
  • Classe 1: 21-30% di invalidità, quindi non viene raggiunta la soglia minima del 33% per beneficiare dello status di invalido.
  • Classe 2: 41-50% di invalidità, che prevede una serie di benefici fra cui concessione gratuita di ausili e protesi, iscrizione al collocamento mirato, congedi straordinari per cure mediche.
  • Classe 3: 71-80% di invalidità, che prevede esenzione da ticket sanitario e assegno mensile di invalidità.
  • Classe 4: 100% di invalidità, che dà diritto alla pensione di inabilità e all’indennità di accompagnamento.

Domande e risposte

Cosa succede quando una persona viene colpita da scompenso cardiaco congestizio?

Lo scompenso cardiaco congestizio è dovuto al fatto che il cuore è indebolito e non lavora più correttamente. La capacità di ossigenare i tessuti di tutto il corpo si riduce e la circolazione del sangue rallenta, provocando accumulo di liquidi negli arti inferiori, a livello addominale e nei polmoni.

Quanto è possibile vivere con lo scompenso cardiaco congestizio?

Lo scompenso cardiaco congestizio è una malattia curabile, anche se il grado di miglioramento o di rallentamento della progressione della patologia dipende essenzialmente dalla possibilità di trattare la causa. L’efficacia dei farmaci dipende dall’aderenza alla terapia, ma ad oggi nella maggior parte dei casi la terapia farmacologica non è associata ad un prolungamento della vita. L’adozione di uno stile di vita adeguato (limitazioni nell’apporto di sale da cucina, abolizione del fumo, esercizio fisico leggero e regolare) incide significativamente sul decorso e i sintomi della malattia.
Una volta ottenuta la diagnosi l’aspettativa di vita si abbrevia mediamente di 10 anni.

Cosa può provocare uno scompenso cardiaco congestizio?

Le cause dello scompenso cardiaco congestizio sono rappresentate da: danno cardiaco dovuto a malattie (coronaropatie, pregresso infarto miocardico, ipertensione, miocardiopatie, endocarditi, pericarditi, disfunzioni valvolari), superlavoro del cuore per altri disturbi (anemia, ipertiroidismo, emocromatosi, Morbo di Paget), danno al cuore (infarto).

Come si può curare lo scompenso cardiaco congestizio?

Lo scompenso cardiaco congestizio può essere trattato efficacemente con una terapia ad approccio multiplo, che comprende più farmaci e che sia personalizzata sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente. I diuretici sono impiegati in quasi tutti i pazienti. Altri farmaci utilizzati sono gli ACE-inibitori, i beta-bloccanti, gli inibitori del recettore dell’angiotensina II, la digossina.

Qual è il farmaco più prescritto per lo scompenso cardiaco congestizio?

Fra i farmaci più usati per lo scompenso cardiaco congestizio ci sono i diuretici, usati in quasi tutti i casi. Inizialmente, nelle prime fasi della terapia o subito dopo la diagnosi, vengono prescritti diuretici dell’ansa. Tuttavia, questi medicinali non possono essere assunti a lungo, perché impoveriscono di potassio l’organismo del paziente: non appena possibile vengono sostituiti dagli inibitori dell’aldosterone.

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