Aggiornato il 26.01.2023
Lo scompenso cardiaco congestizio (definito anche insufficienza cardiaca congestizia o semplicemente scompenso cardiaco) è una sindrome dovuta all’indebolimento del cuore, che diventa incapace di pompare il sangue in quantità adeguate alle necessità dell’organismo.
Ciò determina, a cascata, un rallentamento della circolazione del sangue e un accumulo di liquidi nei tessuti: da qui l’aggettivo congestizio nella definizione.
Lo scompenso è il risultato di patologie che riguardano il cuore stesso (infarto, aritmia, miocardiopatia, difetti valvolari) oppure altri organi e sistemi (ipertiroidismo non trattato, diabete).
Nella maggior parte dei casi si parla di scompenso cronico, anche se possono verificarsi situazioni in acuto dovute a cedimenti improvvisi del miocardio, il muscolo del cuore.
Prognosi: quanto dura. In tutti i casi, sia acuti che cronici, non è ad oggi possibile ottenere la guarigione.
Quanto si può vivere. Una volta raggiunta la diagnosi, l’aspettativa di vita è ridotta di circa 10 anni.
Scompenso e anziani. Oltre i 65 anni lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ospedalizzazione, costituendo dunque un importante problema di salute pubblica. In Italia, è considerato una malattia a larga prevalenza nella popolazione generale: interessa il 2-3% della popolazione (oltre 1.000.000 di pazienti ogni anno). I numeri aumentano restringendo l’osservazione ad un campione di pazienti in età avanzata: 10- 20% nell’intervallo 70-80 anni. Data la particolare congiuntura demografica, l’incidenza dello scompenso è destinata ad aumentare in futuro.
Malgrado si tratti di una patologia legata per lo più all’invecchiamento e piuttosto comune, a diversi gradi di severità, nelle persone di 80-85 anni, non sono rari i casi in cui compare anche precocemente, in persone più giovani (intorno ai 50 anni).Queste camere sono separate da valvole che impediscono il reflusso del sangue.
Il sangue segue un percorso ciclico:
Non sono sempre evidenti, specialmente nella fase iniziale, che può essere relativamente lunga. Spesso nel primo stadio sono del tutto assenti. A volte sono presenti ma vengono confusi con i comuni segni della vecchiaia o con altre patologie tipiche degli anziani, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Lo scompenso può interessare la parte sinistra o destra del cuore: a seconda del lato coinvolto, si avranno sintomi specifici.
Come descritto nei paragrafi precedenti, il sangue che proviene dal lato sinistro del cuore è diretto ai tessuti periferici. Se ad essere inefficiente è questa parte del cuore, quindi, a farne le spese sono sostanzialmente tutti gli organi. Con un distinguo: ne soffriranno di più quelli che hanno più bisogno di ossigeno per funzionare.
Il paziente avverte affaticamento e spossatezza. Se il cuore non ce la fa a pompare sangue in quantità adeguate alle richieste, gli organi e i tessuti periferici devono farsi bastare le risorse che hanno a disposizione.
Arrivando sangue in quantità inferiori e contenente meno ossigeno del normale, si avranno sintomi come l’affanno. La fame d’aria peggiora quando il paziente è sdraiato, causando apnee notturne che riducono ulteriormente la quantità di ossigeno nel sangue. Chi ne soffre di più? Il cervello, che riceve meno sangue e meno ossigeno (ipoperfusione cerebrale): il risultato può essere la comparsa di alterazioni psichiatriche, irritabilità cronica e confusione mentale.
La New York Heart Association (NYHA) ha stilato una classificazione clinica dello scompenso, che è stata adottata a livello internazionale.
La classificazione NYHA individua 4 classi (o gradi) funzionali di gravità crescente, dalla meno alla più avanzata:
La gravità clinica dello scompenso cardiaco varia a seconda di più fattori, fra i quali le cause, che possono essere legate ad un danno del cuore in sé (scompenso primario) o ad una lesione provocata da malattie ad altri organi.
Le cause dello scompenso primario possono essere:
Lo scompenso assume caratteristiche diverse anche a seconda della fase dell’attività cardiaca principalmente coinvolta.
Il cuore pompa il sangue nei vasi contraendosi e rilasciandosi ritmicamente.
Nella fase di sistole, si contrae, spingendo il sangue fuori dei ventricoli, verso i polmoni (perché si ossigeni) e verso i tessuti periferici (perché ceda l’ossigeno recuperato nei polmoni).
Nella fase di diastole, le fibre si rilassano e il cuore si dilata, riempiendosi di sangue (ossigenato) proveniente dai polmoni e dai tessuti periferici (non ossigenato).
Si verifica quando l’attività del cuore viene meno nella fase in cui questo dovrebbe dilatarsi per riempirsi di sangue. Un cuore rigido non riesce a rilassarsi al punto tale da fare entrare la giusta quantità di sangue.
Se il ventricolo sinistro non si riempie a sufficienza, il sangue che non è potuto entrare si accumula nell’atrio sinistro e, a ritroso, nelle vene polmonari. Si crea così una congestione, che si ripercuote sui polmoni, causando ipertensione polmonare.
Lo scompenso diastolico è generalmente provocato da fattori che rendono il cuore rigido, che gli impediscono di distendersi per riempirsi correttamente.
Si tratta di una caratteristica tipica dell’invecchiamento. Negli anziani si osserva un irrigidimento generale del cuore e delle arterie, che può essere peggiorato e accelerato dalla copresenza di altri disturbi del cuore (difetti valvolari, pericardite, ischemia miocardica acuta, cardiomiopatia, ipertensione, stenosi aortica grave).
È una sindrome complessa, che coinvolge molti organi ed è legata ad altre malattie tipiche dell’età avanzata, come l’ipertensione, il diabete, la malattia renale cronica. È anche una tipologia di scompenso primario, che nasce nel cuore e si ripercuote su altri sistemi.
Quando il problema è nella fase di diastole, è la contrazione del cuore a essere insufficiente.
Il volume di sangue espulso dal cuore si riduce e, a parità di intervallo di tempo, arriva meno sangue ai tessuti. Non potendo uscire, il sangue si accumula a ritroso, causando ipertensione e edema polmonare. La presenza di liquidi nei polmoni determina difficoltà respiratoria e ostacola la corretta ossigenazione del sangue.
La congestione si riflette a ritroso anche sulle vene che arrivano al cuore dall’addome, causando una fuoriuscita di fluidi, che si accumulano (ascite).
Lo scompenso sistolico è dovuto ad un problema pregresso del cuore (infarto, infezione, cardiomiopatia), che porta ad uno sfiancamento dei ventricoli. Questa condizione ha inizialmente conseguenze opposte a quelle dello scompenso diastolico: il cuore è sfiancato e cerca di recuperare forza irrobustendosi. Ma nel tempo, l’irrobustimento evolve nell’irrigidimento, che compromette la funzionalità.
Meno diffuso della forma cronica, lo scompenso acuto ha un’insorgenza improvvisa, con sintomi che possono raggiungere in brevissimo tempo livelli di gravità elevati.
La causa può essere un infarto che ha danneggiato seriamente il cuore oppure una situazione di scompenso cronico che ha subito un aggravamento improvviso.
Può subentrare post covid, a causa dei gravi coinvolgimenti che il coronavirus può causare a danno del cuore.
I sintomi sono analoghi a quelli della forma cronica, ma subentrano improvvisamente.
Alcune complicanze dello scompenso agiscono su altri organi, ma altre ritornano come un boomerang sul cuore stesso, accelerando la progressione della malattia.
La complicanza di maggiore rilievo è l’insufficienza renale. Lo scompenso riduce il volume di sangue ai reni, rallentando la loro attività di filtraggio. Le scorie che si formano a causa del metabolismo cellulare rimangono quindi in circolo, scatenano una serie di effetti tossici. Il paziente urina poco (oliguria).
Se il rene funziona poco, si altera l’equilibrio che regola la pressione arteriosa e compare ipertensione. La pressione alta nei vasi sanguigni affatica ancora di più il cuore, peggiorando lo scompenso. Questa condizione viene definita sindrome cardiorenale. Le alterazioni renali possono essere così gravi da portare il paziente alla dialisi.
Lo scompenso agisce, con le sue drammatiche conseguenze, anche sulle valvole cardiache, danneggiandole, e sulle arterie, aumentando il rischio di ictus e infarto.
Si verificano, poi, complicanze a livello del fegato, a causa dell’accumulo di liquidi.
La visita cardiologica diagnostica direttamente lo scompenso, ma ne evidenzia segni e sintomi, non senza difficoltà nella differenziazione.
Manifestazioni come la dispnea da sforzo, l’astenia, gli edemi e l’aritmia, se osservati in un paziente anziano, possono confondere e orientare verso altre patologie, come la BPCO, o essere erroneamente ritenuti una conseguenza benigna dell’invecchiamento.
Per evitare questi rischi, viene sempre raccolta un’attenta anamnesi del paziente, esaminando scrupolosamente le malattie pregresse ed eventuali coinvolgimenti del cuore.
Per confermare la diagnosi, il cardiologo può ricorrere ad esami quali:
Lo scompenso cardiaco può spesso essere trattato con buoni risultati in termini sia di miglioramento dei sintomi che di prolungamento della sopravvivenza.
La prognosi migliora significativamente quando viene individuata una causa e questa viene trattata precocemente. Di solito questo capita con l’ipertensione.
Trattandosi di una condizione che coinvolge molti organi, il trattamento comprende diversi approcci.
L’adozione di stili di vita virtuosi potenzia l’efficacia dei farmaci e permette di controllare la progressione della malattia.
Viene raccomandata, anche e soprattutto negli anziani, la pratica di esercizio fisico leggero e regolare, che includa attività aerobica moderata.
É importante che l’alimentazione porti a un apporto limitato di grassi (soprattutto se saturi, per ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi) e di zuccheri (per prevenire l’insulino resistenza e il diabete). Fondamentale la limitazione nell’uso del sale da cucina: cardiologi e medici di medicina generale raccomandano di mantenersi al di sotto dei 2 grammi al giorno. In questo bilancio occorre considerare il fatto che il sale non è solo quello che aggiungiamo ai cibi come tale, ma è anche contenuto in moltissimi alimenti che acquistiamo già pronti. Per ridurre l’assunzione di sodio è utile ricorrere agli alimenti iposodici.
Il peso deve essere monitorato, non solo quando tende ad aumentare a causa di una dieta squilibrata, ma anche quando diminuisce per via del deperimento, un problema assai serio negli anziani.
È essenziale evitare il fumo e l’alcol.
Il paziente con scompenso deve sottoporsi a periodici monitoraggi delle condizioni di salute, per accertarsi che la situazione sia sotto controllo e prendere opportuni provvedimenti in caso siano subentrate alterazioni da correggere.
Il sonno può essere penalizzato dalla sensazione di soffocamento che il paziente avverte quando si sdraia. Per migliorare questo aspetto può essere utile riposare tenendo più cuscini sotto la testa.
Lo scompenso dovuto a (o peggiorato da) altre patologie migliora se queste vengono trattate.
Vengono raccomandate tutte le vaccinazioni previste per la popolazione anziana: antinfluenzale, antipneumococcica e anticovid.
Quando si ripete la necessità di bere molta acqua, occorre contestualizzare l’espressione. Ognuno di noi, a seconda dell’età, delle condizioni fisiche e di una serie di altri fattori ha bisogno di un apporto idrico differente.
In particolare, i cardiopatici non dovrebbero esagerare. L’aumento del volume di sangue circolante, infatti, aggrava la fatica del cuore. Alle persone con scompenso è raccomandato di non superare i 1,5-2 litri di acqua al giorno.
Il trattamento farmacologico viene personalizzato in base alle specifiche condizioni del paziente e alle caratteristiche della sua malattia.
Una delle peculiarità di questa malattia è la necessità di monitorare con attenzione l’aderenza alla terapia: eventuali scostamenti dalle prescrizioni, sia in eccesso che in difetto, possono comportare rischi pesanti.
I medicinali indicati hanno gli obiettivi di controllare i sintomi e migliorare il quadro della malattia. Nel caso dello scompenso cardiaco con frazione di eiezione (FE) conservata, che ha un’elevata prevalenza, nessun farmaco si è ad oggi mostrato capace di prolungare la sopravvivenza.
Vengono usati:
Lo scompenso cardiaco congestizio è dovuto al fatto che il cuore è indebolito e non lavora più correttamente. La capacità di ossigenare i tessuti di tutto il corpo si riduce e la circolazione del sangue rallenta, provocando accumulo di liquidi negli arti inferiori, a livello addominale e nei polmoni.
Lo scompenso cardiaco congestizio è una malattia curabile, anche se il grado di miglioramento o di rallentamento della progressione della patologia dipende essenzialmente dalla possibilità di trattare la causa. L’efficacia dei farmaci dipende dall’aderenza alla terapia, ma ad oggi nella maggior parte dei casi la terapia farmacologica non è associata ad un prolungamento della vita. L’adozione di uno stile di vita adeguato (limitazioni nell’apporto di sale da cucina, abolizione del fumo, esercizio fisico leggero e regolare) incide significativamente sul decorso e i sintomi della malattia.
Una volta ottenuta la diagnosi l’aspettativa di vita si abbrevia mediamente di 10 anni.
Le cause dello scompenso cardiaco congestizio sono rappresentate da: danno cardiaco dovuto a malattie (coronaropatie, pregresso infarto miocardico, ipertensione, miocardiopatie, endocarditi, pericarditi, disfunzioni valvolari), superlavoro del cuore per altri disturbi (anemia, ipertiroidismo, emocromatosi, Morbo di Paget), danno al cuore (infarto).
Lo scompenso cardiaco congestizio può essere trattato efficacemente con una terapia ad approccio multiplo, che comprende più farmaci e che sia personalizzata sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente. I diuretici sono impiegati in quasi tutti i pazienti. Altri farmaci utilizzati sono gli ACE-inibitori, i beta-bloccanti, gli inibitori del recettore dell’angiotensina II, la digossina.
Fra i farmaci più usati per lo scompenso cardiaco congestizio ci sono i diuretici, usati in quasi tutti i casi. Inizialmente, nelle prime fasi della terapia o subito dopo la diagnosi, vengono prescritti diuretici dell’ansa. Tuttavia, questi medicinali non possono essere assunti a lungo, perché impoveriscono di potassio l’organismo del paziente: non appena possibile vengono sostituiti dagli inibitori dell’aldosterone.
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