Indice
Domande e Risposte
Introduzione
La polmonite è un'
infiammazione acuta dei polmoni (di uno solo o, più comunemente, di entrambi) – di natura per lo più infettiva – che, se non riconosciuta e curata, può
compromettere la capacità respiratoria, e quindi, in casi estremi, mettere a repentaglio la vita di chi ne venga colpito.
Tra i sintomi più comuni
febbre,
respiro corto, talvolta sibilante o
difficoltoso,
dolore al torace,
tosse (
prima secca, poi grassa),
spossatezza,
inappetenza, stato di
malessere e indolimento generale. Ciascuno di noi può, una o più volte nella vita, ammalarsi di polmonite; non si tratta, infatti, di una infezione rara. Basti pensare che
in media, nella sola Italia, ogni anno quasi 200mila persone vengono ricoverate per polmonite, delle quali oltre 10mila, purtroppo, non sopravvivono.
La polmonite, infatti, rappresenta la
prima causa di morte per malattia infettiva nei Paesi occidentali.
Sono, tuttavia, soprattutto i
soggetti più fragili a essere vulnerabili a questo tipo di infezione:
anziani, persone con
malattie croniche del tratto respiratorio,
bambini piccoli,
pazienti
immunodepressi, degenti ospedalieri. Fattori di rischio sono inoltre l’essere
tabagisti, specialmente se
di lunga data, e l’essere soggetti a
ricorrenti infezioni delle prime vie respiratorie.
Provocano la polmonite
agenti infettivi di diversa natura:
virus (come il
coronavirus cinese, di cui parleremo più avanti), batteri, funghi, protozoi. Ciascuna forma di polmonite assume
caratteristiche un po’ diverse e prevede trattamenti differenziati.
Ad esempio, una comune causa di polmonite negli
over 65 non vaccinati è il virus dell’
influenza, che dalle prime vie respiratorie può, in caso di debolezza immunitaria,
raggiungere i polmoni e creare
focolai infettivi a carico degli
alveoli, le piccolissime strutture a forma di
grappolo che permettono all’ossigeno di raggiungere il sangue. In questo caso parliamo di una
polmonite che si trasmette da persona a persona, e che si può curare solo con farmaci sintomatici.
Al contrario, una polmonite batterica, ad esempio causata dallo
Streptococco pneumoniae (o
pneumococco), può scatenarsi
senza che vi sia stato alcun contagio da soggetto infetto, perché questi microrganismi si trovano comunemente nel nostro corpo, in particolare nelle
mucose.
Quando siamo indeboliti, debilitati, anziani o abbiamo condizioni di stress particolari, tali germi possono diventare aggressivi fino a infettare i polmoni.
Una polmonite batterica può essere più pericolosa di quella virale, presentare sintomi più severi, ma può essere curata con gli
antibiotici, in particolare le
penicilline. Nei casi in cui il quadro clinico appaia serio, è opportuno effettuare la
terapia in regime di ricovero ospedaliero.
A proposito di ospedali, è anche interessante specificare che le
polmoniti vengono
differenziate a seconda che si contraggano “in comunità”, ovvero negli ambienti in cui ciascuno di noi vive e lavora (
casa, uffici, luoghi pubblici, palestre, scuole...), oppure in
ospedale.
Nello specifico, questa è la classificazione:
- Polmoniti comunitarie (che si contraggono fuori da strutture sanitarie), per lo più causate da virus, batteri, fungi e micoplasmi (microrganismi simili ai batteri, che infettano il tessuto interstiziale del polmone, e non gli alveoli);
- Polmoniti nosocomiali, che si contraggono in ospedale durante una degenza per altra malattia o intervento chirurgico. Si tratta, in genere, di polmoniti batteriche più gravi rispetto a quelle comunitarie, sovente resistenti agli antibiotici.
- Polmoniti correlate ad assistenza sanitaria, che colpiscono pazienti in lungodegenza, che ricevano trattamenti in day hospital, dializzati ecc. Anche in questo caso, l’agente patogeno è per lo più di natura batterica resistente agli antibiotici.
Prima di entrare nel dettaglio e spiegare le cause delle diverse tipologie di polmonite e la sintomatologia con cui questa seria infezione respiratoria può manifestarsi, vediamo
quanto è diffusa nel mondo, e in Italia, e dedichiamo un piccolo approfondimento anche al nuovo coronavirus 2019-nCoV, la cui rapidità di diffusione sta preoccupando l’
Organizzazione mondiale della Sanità e mettendo
in ginocchio il Paese d’origine: la Cina.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Polmonite
Centri specializzati in Polmonite
Epidemiologia
La polmonite fa ancora paura, a causa dell’attuale epidemia provocata dal
“nuovo” coronavirus 2019-NCoV, originatosi dalla città cinese di
Wuhan, di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

Ma anche prima di questa emergenza sanitaria,
la polmonite è sempre stata una malattia da non sottovalutare. Sebbene, infatti, la sua prognosi sia solo in casi rari negativa, il suo decorso e il fatto che
colpisca organi vitali quali i polmoni andando ad affaticare la capacità respiratoria, sono e devono restare
condizioni da monitorare attentamente, in regime di ricovero ospedaliero, quando necessario.
Veniamo ai numeri della sua diffusione, tralasciando le cifre allarmanti della nuova epidemia. Ci informa l’OMS che
nel 2017 di questa malattia infettiva sono morti 808.694 bambini in tutto il mondo, e che pertanto la polmonite
si porta via il 15% dei bambini al di sotto dei cinque anni di età in tutto il mondo, ma specialmente nei Paesi più poveri, dove ammalarsi è più facile a causa della
scarsa igiene, della
malnutrizione e della insufficiente quando non inesistente
assistenza sanitaria.
Attenzione: molti di questi bambini/e avrebbero potuto essere salvati, se avessero ricevuto le
cure antibiotiche adeguate!
In generale, nel mondo,
un milione di persone muore di polmonite ogni anno, delle quali la maggior parte sono bambini/e (dati
Unicef).
E in
Italia? Per quanto riguarda la prima infanzia, per fortuna, la situazione non è così drammatica. Resta il fatto che
la polmonite colpisce ogni anno molte migliaia di persone, per lo più
anziani, e purtroppo in alcuni casi il decesso è inevitabile. Si stima che circa
2500 persone muoiano in Italia proprio a seguito, o per le complicanze, di una
polmonite. Per lo più si tratta di soggetti fragili, immunodepressi, con patologie croniche pregresse. Se ci basiamo sui
dati ISTAT del 2015, sempre per rimanere in un discorso di cifre e di dati ufficiali, in Europa si sono contati
11632 decessi per polmonite.
Dati importanti, cui si potrebbero sovrapporre quelli della nuova pandemia, che possono aggravare in modo netto e drammatico il quadro generale anche nelle regioni europee.
Interessante da sapere: il 12 novembre è la
Giornata mondiale contro la Polmonite (World Pneumonia Day), istituita nel 2009 per volontà dell’OMS e dell’Unicef proprio allo scopo di
sensibilizzare i governi e le istituzioni sanitarie globali a potenziare le misure per contrastare la diffusione della malattia, in primis le
vaccinazioni anti pneumococco, che come vedremo è uno dei principali agenti infettivi, e
antinfluenzale.
Dal 2017 nel nostro Paese il vaccino anti pneumococco è stato inserito nei
nuovi LEA e viene somministrato
gratuitamente agli over 65, i più a rischio di contrarre l’infezione.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Vaccinoprofilassi:
Centri specializzati in Vaccinoprofilassi
Dal Covid-19 (Nuovo Coronavirus) all'epidemia di polmonite che fa paura al mondo
Tutti ne parlano, con un allarme crescente che è stato confermato dall’OMS attraverso comunicati ufficiali che si susseguono senza soluzione di continuità: il "nuovo" coronavirus - denominato
2019-nCoV - si diffonde con una
rapidità imprevedibile e imprevista, e al momento
ancora non è possibile sviluppare un vaccino, né stabilire una terapia antivirale adeguata. Il rischio globale è perciò stato modificato da “moderato” ad “alto”.

Il Ministero della Salute ha attivato
un portale interamente dedicato alla malattia, in cui è possibile trovare
dati aggiornati e consigli per il personale medico e per i comuni cittadini, in special modo coloro che per qualsiasi ragione debbano effettuare
viaggi all’estero (in particolare in Cina o in Oriente), o ne siano
appena rientrati. In questo paragrafo, però, cerchiamo di capire che tipo di polmonite sia quella provocata dal “nuovo” coronavirus, come si manifesti e quali siano i reali rischi che l’infezione comporta o può comportare.
Cosa sono i coronavirus?
Si tratta di
una famiglia di virus responsabile di causare infezioni respiratorie negli esseri umani, tra cui la
SARS (Sindrome respiratoria acuta grave).
Il coronavirus 2019-nCoV è il
settimo finora individuato, in grado di trasmettersi da essere umano a essere umano. Il
vettore “primario” del microrganismo, però, è certamente
animale, probabilmente un
pipistrello. Dall’animale l’infezione è poi passata agli esseri umani, e il virus ha “imparato” a
trasmettersi da persona a persona direttamente. Importante: proprio come accade per l’influenza,
il neo coronavirus è contagioso anche prima che la persona infetta mostri i sintomi della malattia.
Quali sono i sintomi di questa nuova infezione virale e quanto è grave?
Inizialmente la malattia si manifesta con sintomi simil-influenzali quali
febbre,
tosse secca,
difficoltà respiratorie,
mal di gola. Rapidamente
l’infezione può estendersi ai polmoni aggravando il quadro generale.
I soggetti in buona salute non hanno difficoltà a guarire, ma una polmonite virale acuta di questo tipo
in persone anziane o già debilitate, ad esempio con
pregressi disturbi cardiaci,
epatici o
renali, affetti da
diabete,
malattie croniche o con un
sistema immunitario debilitato, possono andare incontro a
complicanze respiratorie fino al decesso.
Come si cura?
Il trattamento al momento è
sintomatico. Non trattandosi di un virus noto fino a oggi, infatti,
non è ancora stato messo a punto un vaccino, o altra terapia specifica.
Come si previene il contagio?
Le misure consigliate sono più o meno le stesse previste per
prevenire l’influenza: evitare contatti ravvicinati con persone che mostrino sintomi di tipo respiratorio o che possano essere entrate in contatto con il virus,
lavarsi spesso le mani, indossare
mascherine in luoghi affollati e, in caso di sintomi, recarsi subito in una struttura sanitaria per i controlli.
Inoltre, è bene anche
non consumare carni o pesci crude,
lavare bene le verdure e la frutta, bere
acqua imbottigliata. Queste misure valgono specialmente se ci troviamo in zone del mondo in cui l’epidemia è presente, o dove si sono già verificati dei casi certi di contagio, ma dal momento che non è prevedibile se (e quando), l’infezione raggiunga l’Italia, occorre stare in guardia.
Da sapere: l’infezione da COVID-19
non necessariamente si sviluppa in polmonite; si trasmette da persona a persona come un’influenza e risulta pertanto molto contagioso, ma al momento sembra
meno grave della SARS.
Attenzione:
non è una malattia mortale. Può, proprio come ogni polmonite, aggravare un quadro generale di salute non buono, e provocare complicanze fino al decesso, ma ciò non significa in alcun modo che ammalarsi di questa infezione virale sia una condanna a morte.
Sintomi
Diagnosticare una polmonite dai sintomi non è sempre semplice. Talvolta, infatti, mancano segnali distintivi della malattia che consentano di differenziarla da un’altra infezione più “banale”, come una
influenza stagionale o un
raffreddore che non guarisca. Specialmente le
polmoniti virali possono presentarsi
“quasi” asintomatiche, o con manifestazioni sfumate ed eterogenee che possono facilmente essere sottovalutate o confuse con altro genere di malattia infettiva.
Nei bambini sotto ai cinque anni, ad esempio, che presentino sintomi quali
tosse e
respiro faticoso, con o senza febbre, la polmonite viene diagnosticata quando si osserva che la gabbia toracica, durante l’atto respiratorio, tende ad abbassarsi mentre l’addome si solleva. In condizioni di salute, infatti,
quando si inspira si sollevano sia il torace che l’addome.
Inoltre, sempre nei bambini piccoli, il respiro appare accelerato e possono presentarsi in concomitanza altri sintomi specifici quali inappetenza (i neonati, ad esempio,
non hanno voglia di attaccarsi al seno materno o alla tettarella del biberon),
ipotermia,
perdita di conoscenza e
convulsioni. Da notare: la
dispnea (ovvero la difficoltà a respirare), è un sintomo più comune nelle polmoniti virali.
La polmonite può presentarsi facilmente
senza febbre, sebbene il rialzo della temperatura sia un sintomo abbastanza frequente. La
polmonite virale ha in molti casi origine da una
precedente infezione alle prime vie respiratorie (
naso, bronchi), e si manifesta inizialmente con sintomi simil influenzali tra cui
mal di gola, mal di testa, febbre e brividi,
spossatezza,
dolori articolari e muscolari,
inappetenza,
tosse secca.
Da questo primario quadro sintomatologico non preoccupante, che può durare da qualche giorno a una settimana, si può però giungere a un
rapido aggravamento della situazione generale, con disturbi severi tra cui:
- Tosse che da secca si trasforma in produttiva (quindi con espettorato);
- Dolori al petto;
- Difficoltà respiratorie;
- Febbre elevata;
- Colorazione bluastra delle labbra;
- Nei bambini nausea e/o vomito.
Con sintomi di questa natura, verosimilmente ci troveremmo di fronte a una
polmonite virale acuta da trattare immediatamente. Se la malattia è di natura batterica, ovvero provocata dal
pneumococco o da un altro bacillo, allora il primo sintomo, o uno dei primi, è rappresentato dal cosiddetto
brivido “scuotente”, determinato da una
reazione del sistema immunitario alla “liberazione” della tossina nel corpo.
Attenzione, anche nel caso di un'infezione bronco-polmonare di natura virale, se questa venisse trascurata, vi è la possibilità che si sovrapponga una
infezione batterica, ben più seria, specialmente nei
soggetti over 65.
In questo caso, ai sintomi già visti per la polmonite virale, si associano
febbre ancora più elevata accompagnata da abbondante
sudorazione,
polso rapido e respiro ancora più difficoltoso,
unghie bluastre (segno chiaro che il corpo è in forte debito di ossigeno) e
l’espettorato può mostrare striature di sangue. Inutile dire che un simile quadro clinico preveda l’immediato
ricovero ospedaliero.
Polmoniti virali e batteriche, però, non sono le uniche possibili. Come chiariremo nel paragrafo successivo, infatti,
la polmonite può essere anche “atipica”, ovvero causata da un altro microrganismo (il
Mycoplasma pneumoniae) e avere sintomi ben più sfumati rispetto a quelli finora descritti. In questo caso, infatti, l’infiammazione polmonare si presenta
senza febbre, e
tosse e/o
difficoltà respiratorie si manifestano in ritardo, lentamente. Purtroppo questo tipo di polmonite atipica è particolarmente
subdola proprio in quanto quasi asintomatica, e può progredire indisturbata fino a interessare il
cuore o
altri organi interni.
Cause
La polmonite è una malattia infettiva che può essere causata da
diversi agenti patogeni, tra cui virus e batteri. Quando questi microrganismi raggiungono i polmoni e li infettano, accade che gli
alveoli, ovvero le componenti più piccole dell’”albero respiratorio”, che possiamo immaginare come
piccole sacchettine cave che permettono lo
scambio gassoso tra l’aria inspirata e il sangue, si infiammano riempiendosi di
pus e compromettendo, in tal modo, la capacità respiratoria.
Nella lista dei patogeni più comuni troviamo:
- Streptococcus pnaeumoniae (o pneumococcus): un batterio responsabile della maggior parte delle polmoniti nei bambini. In questo caso si parla di polmonite pneumococcica, contro la quale esiste un'immunizzazione vaccinale;
- Haemophilus influenzae di tipo B: il “comune” virus dell’influenza stagionale, che è anche la seconda, seppur indiretta, causa di polmonite batterica, perché l’incapacità del sistema immunitario di neutralizzare il virus influenzale permette a questo e ad altri batteri già presenti nell’organismo debilitato, di generare focolai infettivi nei polmoni, infiammandoli;
- Staphylococcus aureus: un batterio piuttosto aggressivo, che può creare focolai infettivi in diverse zone del corpo e successivamente “migrare”, attraverso il sangue fino ai polmoni, infettandoli a loro volta;
- Il virus respiratorio sinciziale (VRS): che provoca la maggioranza dei casi di polmoni virale nel mondo. Si tratta di un microrganismo molto diffuso e contagioso, che provoca infezioni alle vie respiratorie, superiori e inferiori. Questo tipo di polmonite virale è particolarmente diffusa tra i bambini;
- Nei soggetti, in particolare bambini, malati di HIV, il microrganismo che più frequentemente provoca complicanze polmonari è lo Pneumocystis jiroveci, un fungo (proprio come la Candida albicans), che si comporta da agente patogeno in fisici immunocompromessi;
- Un caso a parte sono le polmoniti cosiddette “atipiche”, in cui a infiammarsi non sono tanto gli alveoli, quanto gli spazi interstiziali tra un alveolo e l’altro. A causare queste forme di polmonite sono, o possono essere, i seguenti microrganismi:
- Mycoplasma pneumoniae: pseudo batterio che di norma tende a infettare persone giovani (under 40), che vivano o lavorino in ambienti affollati. Sovente questa forma di polmonite si manifesta in modo subdolo, subacuto, ragion per cui chi ne viene colpito presenta sintomi sfumati, non di rado assenza di febbre, e la diagnosi arriva solo quando il quadro generale comincia ad aggravarsi;
- Chlamydophila pneumoniae: questo microrganismo provoca più comunemente infezioni delle prime vie respiratorie, ma in alcuni casi può anche degenerare in polmoniti non acute;
- Legionella pneumophila: si tratta di un batterio noto per provocare la “malattia del legionario”, o legionellosi, che è appunto una grave forma di polmonite non contagiosa. Il microrganismo che la causa si annida per lo più in ambienti acquatici e nelle condotte dell’aria e da queste fonti arriva agli esseri umani.

Le
polmoniti atipiche - che sono tutte causate da batteri - non sono rare (al contrario!), ma
vengono definite in questo modo perché - come abbiamo spiegato - si manifestano in modo diverso rispetto alle altre polmoniti batteriche: spesso non danno sintomi acuti e improvvisi, e all’esame radiografico i polmoni si presentano in modo diverso rispetto a chi abbia contratto infezioni batteriche “tipiche”.
Prima di affrontare il discorso sui principali fattori di rischio della polmonite, è bene segnalare un tipo di
infiammazione polmonare che non ha origine infettiva, ma che non per questo è meno pericolosa: la
polmonite ab ingestis. Tecnicamente si tratta di una
polmonite da “ingestione”, o aspirazione (o inalazione), e si verifica quando
arrivano nei polmoni sostanze che “sbagliano strada”, quali
cibi, bevande, succhi gastrici, saliva ecc. Una volta giunte a livello polmonare, tali sostanze possono provocare focolai infettivi e infiammare gli alveoli.
A rischio di sviluppare una polmonite ab ingestis sono i
pazienti disfagici, che abbiano subito
interventi di tracheostomia anche temporanei, e nei quali facilmente cibi semiliquidi, liquidi o semisolidi, così come la propria saliva, possono essere mal deglutiti e una parte finire, attraverso la trachea, nei polmoni e non nell’esofago e poi nello stomaco, come dovrebbe accadere.
Tutto possiamo ammalarci di polmonite, naturalmente, ma ci sono dei
precisi fattori di rischio di cui tenere conto, che aumentano le probabilità che questo avvenga. Per lo più sono a rischio tutti coloro che abbiano un
sistema immunitario compromesso o indebolito, come, ad esempio, i malati di
AIDS, sia bambini che adulti, i pazienti ospedalieri e in particolare chi sia reduce da interventi chirurgici, i
dializzati e i neo trapiantati.
Altre
categorie “a rischio” sono:
Diagnosi
Per diagnosticare una polmonite in atto può essere sufficiente una
visita del proprio medico curante che, attraverso l’
auscultazione dei polmoni e la valutazione dei segni clinici e dei sintomi lamentati dal paziente, si accorga che vi è un'
infiammazione a carico dei polmoni.
Per avere la certezza di una polmonite di qualunque tipo, è però utile sottoporre il paziente a una
radiografia toracica. Questo esame strumentale non solo permette di
confermare la diagnosi, soprattutto in casi dubbi, quando la sintomatologia sia sfumata e possa in parte sovrapporsi a quella di una
bronchite o di un’altra
infezione respiratoria, ma aiuta il medico a capire quanto sia estesa l’infiammazione.
Per individuare il
microrganismo che ha provocato l’infezione polmonare, e quindi stabilire il tipo di
terapia farmacologica adeguata al caso (soprattutto se parliamo di polmonite batterica o atipica, trattabili con
antibiotici), può essere utile anche un
esame dell’espettorato al microscopio o l’
emocoltura, ovvero la
ricerca dei microrganismi infettivi nel sangue.
In presenza di polmoniti di grado severo in cui il quadro clinico generale del paziente sia più drammatico, sarà necessario anche procedere a una serie di
analisi più approfondite per capire se, e in quale misura, l’infezione si sia estesa ad altri organi quali
reni e cuore, e all’
emogasanalisi, necessaria per
verificare la capacità respiratoria dell’ammalato/a.
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Trattamento
Il trattamento della polmonite dipende da diversi fattori quali:
- Età e condizioni generali di salute del paziente;
- Gravità dei sintomi;
- Tipologia di polmonite.
In generale, sia le polmoniti virali, che batteriche o atipiche, possono essere
curate in casa, o necessitare di un
ricovero ospedaliero. Scopo di qualunque terapia è quello di favorire la guarigione dall’infezione, ma anche di
prevenire eventuali complicanze; per tale ragione è importantissimo
evitare il fai da te e seguire con scrupolo le indicazioni del proprio medico, o del
pediatra, in caso la malattia abbia colpito un bambino.
La
polmonite batterica necessita di
terapia antibiotica, che spesso viene comunque somministrata anche in caso dubbio, specialmente per evitare che a un’infezione virale si sovrapponga un focolaio batterico.
In caso di
polmonite virale acuta, tuttavia, la cura antibiotica risulta inutile per contrastare l’infezione e alleviare i sintomi, perché
questi farmaci non sono efficaci contro i virus. Spesso, infatti, la polmonite virale non viene trattata farmacologicamente - specialmente se il paziente è in buone condizioni generali - perché il sistema immunitario è in grado di superare l’infezione da solo. In questi casi si procede a un
trattamento sintomatologico che prevede questi passaggi:
- Somministrazione di antipiretici in caso di febbre elevata. Attenzione: ai bambini sotto i 12 anni NON si deve somministrare l’acido acetilsalicilico che potrebbe provocare la sindrome di Reye, una grave malattia neurologica che può avere conseguenze letali;
- Assunzione di molti liquidi per combattere la disidratazione che la febbre e la sudorazione possono provocare, e per fluidificare il muco intrappolato nelle basse vie respiratorie e facilitarne l’eliminazione.
In caso di tosse, è bene evitare di assumere
farmaci specifici o sciroppi in autonomia. Per quanto fastidiosa, infatti,
la tosse è utile al corpo per eliminare i germi infettivi, e “bloccarla” farmacologicamente potrebbe rallentare il processo di guarigione. Nei bambini, se la tosse è molto fastidiosa e impedisce di dormire o di mangiare, o magari provoca
conati di vomito, è opportuno consigliarsi con il pediatra per stabilire se, e cosa, usare per alleviare il sintomo.

Fare attenzione all’
umidità degli ambienti in cui si trova il malato/a. Il microclima non deve essere troppo secco, pertanto occorre umidificare l’aria (
l’umidità dovrà essere almeno del 50%), e ogni tanto è bene
arieggiare. Il/a paziente dovrà inoltre stare
lontano/a da fumo o altre fonti inquinanti.
L’
alimentazione dovrà essere, soprattutto nella fase acuta della malattia,
semiliquida, e basata per lo più su
alimenti tiepidi e di facile digestione, quali latte caldo, tè, passati di verdure e minestroni, brodi, tisane ecc.
Il
riposo dovrà essere assoluto fino a completa guarigione.
In genere, se insorgono complicazioni, una polmonite acuta, virale o batterica, si supera nel giro di qualche settimana. Tuttavia, come abbiamo visto, non sempre le cose vanno così lisce.
In alcuni casi può rendersi necessario un
ricovero ospedaliero per un
trattamento d’urto o d’emergenza. In questi casi di norma viene seguito un protocollo collaudato che prevede una
terapia antibiotica ad ampio spettro, la somministrazione di
fluidi per endovena e, eventualmente, la
terapia con l’ossigeno per aiutare la respirazione.
Quanto può durare il
ricovero per una polmonite? Dipende dalla velocità con cui il corpo reagisce alle terapie. Può bastare
una settimana, come può essere necessario
un mese. Spesso questa malattia lascia spossati, stanchi, smagriti, ma è importante
non forzare i propri tempi di recupero, o quelli dei bambini/e o degli anziani che ne siano stati colpiti.
Per sincerarsi dell’avvenuta guarigione, i medici (anche il proprio
medico di famiglia o
pediatra, in caso di cure casalinghe), in genere prescrivono un’altra
radiografia del torace, dalla quale è possibile
valutare lo stato dei polmoni.
Ci possono essere
complicanze; la polmonite, infatti, è una malattia seria. Tra queste:
- Insufficienza respiratoria, che può rendere necessario l’ausilio di macchinari per la respirazione artificiale o l’ossigenoterapia;
- Sepsi (si verifica quando l’infezione si diffonde a tutto il corpo e diventa formazione di ascessi polmonari pieni di pus, che prevedono un drenaggio per esser svuotati);
- Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), in cui l’incapacità respiratoria può avere esiti letali;
- Tali complicanze, come abbiamo visto, sono più probabili nei bambini piccoli e negli anziani/e, e in coloro che abbiano un sistema immunitario indebolito o soffrano di altre patologie croniche.
Prevenire la polmonite

Una buona notizia è che prevenire la polmonite in molti casi è possibile. Come? Vediamo
quali sono i suggerimenti degli esperti:
- Vaccinarsi. Il vaccino antinfluenzale e il vaccino specifico anti pneumococco sono disponibili per tutti, e in particolare per le categorie a rischio quali anziani e bambini piccoli, donne in gravidanza, persone con malattie croniche, personale medico e chiunque viva o lavori a contatto con tante persone potenziali “veicoli” dei germi patogeni. Con la vaccinazione ci si può proteggere da alcune delle più comuni forme di polmonite, sia virali che batteriche;
- Lavarsi spesso le mani (con sapone antibatterico). Sembra un atto scontato, ma non lo è. La maggior parte dei germi con cui entriamo in contatto e che possono infettarci fino a provocarci malattie gravi come la polmonite arrivano dalle nostre mani. Attenzione, quindi, a lavarcele spesso soprattutto quando ci troviamo in luoghi pubblici affollati, usiamo mezzi pubblici, ci troviamo in un ospedale o in un ambulatorio medico;
- Non fumare. Il tabagismo è, come abbiamo visto, uno dei principali fattori di rischio delle malattie polmonari, perché il fumo compromette la capacità di questi organi della respirazione di reagire agli agenti infettivi una volta “attaccati”. Pertanto, oltre ad essere fortemente stimolati a smettere, i fumatori, specialmente se di lunga data, sono anche invitati a vaccinarsi contro lo pneumococco;
- Evitare le bevande alcoliche o consumarle con moderazione e occasionalmente;
- Curare le proprie condizioni di salute generali. Significa fare attenzione a tutti i minimi segnali anomali che il nostro corpo ci invia, soprattutto se si tratta di sintomi che non passano da soli o che peggiorano nel tempo, quali tosse, dolore al torace, febbricola, fiato corto, senso di spossatezza ecc.;
- Rinforzare il proprio sistema immunitario attraverso una dieta sana, una vita attiva, un sonno di qualità e, quando necessario, con integratori di vitamine (ad es. vitamina C, betacarotene, vitamine del gruppo B) dietro prescrizione del medico.