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Domande e risposteÈ molto comune al giorno d’oggi ritrovarsi una
zecca piantata sulla pelle se si frequentano
zone prealpine e alpine sotto i 1500 metri. In molte zone la zecca è addirittura endemica ed è importante riconoscerla subito, esaminando bene il corpo nostro e dei nostri bambini dopo essere stati in mezzo alla natura, toglierla nel modo giusto facendo in modo che non rimanga nessuna parte all’interno e tenere sotto controllo se nelle settimane successive compaiono dei sintomi che possono far pensare alla
Borrelia, o
malattia di Lyme.
Il morso della zecca non dà problemi di per sé, ma questi animaletti possono essere
vettori di malattie batteriche (come la Borrelia, o Malattia di Lyme, dal batterio Borrelia burgdorferi) o
virali (come la
TBE, Encefalite da zecca). Le patologie infettive veicolate da zecche che presentano
rilevanza epidemiologica nel nostro Paese, oltre alle due già citate sono la rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca del cane), la
febbre ricorrente da zecche, la
tularemia, la
meningoencefalite da zecche e l’
ehrlichiosi.
Come si riconosce una zecca

Anzitutto, le zecche sono
artropodi, appartenenti all’ordine degli
Ixodidi compreso nella classe degli
Aracnidi, la stessa di
ragni, acari e scorpioni e ciò significa che hanno
otto zampette come i ragni. Se stai guardando un insetto nero con sei zampe non si tratta di zecca. Sono parassiti esterni, delle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 centimetro secondo la specie e lo stadio di sviluppo.
Il corpo tondeggiante e il capo non distinguibile dal corpo è munito di un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e
succhiare il sangue degli ospiti. La caratteristica della zecca è quella di
inserirsi sottopelle e diventare
sempre più profonda col passare delle ore.
Va detto che le zecche possono essere molto diverse fra loro: alcune sono più rotondeggianti, altre hanno una forma a goccia; alcune hanno zampe più lunghe, altre più corte. Se si hanno dei dubbi si possono cercare foto online oppure isolarla per esempio su un pezzo di carta con dello scotch, una volta rimossa, per portarla al medico.
Si riconosce perché solitamente
nera,
grande come una capocchia di spillo e con un corpo dalla forma a goccia e otto zampette. Può essere più o meno grande a seconda della sua “età”: le “larve”, cioè le zecche appena nate, sono più piccole di un millimetro, poi ci sono le ninfe e infine le zecche adulte, delle dimensioni di una capocchia di spillo o anche più grandi.
Le zecche dell’uomo non sono come quelle del
cane o del
gatto, ma più piccole e scure.
Il problema è che la zecca sulla pelle non dà sintomi, perché inocula nell’ospite la propria
saliva che contiene
principi anestetici. Per questo non ci si accorge subito di essere stati punti. Il morso di zecca poi solitamente non è doloroso né dà prurito, se non una volta estratta, quando si forma il
pomfo.
Come si toglie una zecca: cosa fare e cosa non fare
Di solito le zecche rimangono attaccate all’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente. È importante però che esse vengano rimosse entro un paio di giorni dal morso, per ridurre la quantità di veleno che possono aver inoculato in noi.
La cosa importante, una volta che abbiamo il dubbio di essere morsi da zecca, è evitare il fai-da-te, per evitare il rischio di spezzarla e che la sua testa rimanga nella pelle. Il modo per togliere una zecca correttamente è afferrarla con una pinza (si trovano in commercio pinze apposite per zecche) e ruotarla, come si svita un tappo di sughero. Se non vi sentite sicuri, se ne può occupare il pronto soccorso, con codice bianco.
Una volta tolta, rimarrà sulla pelle un puntino rosso oppure – ma non sempre – un pomfo arrossato, come quello di una puntura di zanzara, che rientrerà in un paio di giorni. Una volta rimossa la zecca, l'area interessata dal morso va ben disinfettata e tenuta sotto costante osservazione per un mese. Nell'arco di questo lasso di tempo la parte è sensibile e potrebbe andare incontro ad infezioni con maggiore facilità.
Di seguito alcune accortezze da seguire:
- Avere sempre a disposizione del disinfettante, sia prima che dopo la puntura: esso permetterà di eliminare qualsiasi agente patogeno;
- Usare guanti sterili e mai procedere a mani nude;
- In caso di resti di zecca nella pelle, usare ago sterile;
- Bruciare la zecca in seguito a rimozione, anche se è consigliabile conservarla la zecca in una boccetta con alcol al 70% per studiarla in caso di comparsa di sintomi.
- Effettuare un'adeguata profilassi antitetanica;
- Segnare la data di rimozione così da tenere il conto dei 30 giorni successivi in caso dell'insorgenza di infezioni;
- Rivolgersi al medico in caso di macchie rosse, febbre e dolori articolari;
- Seguire la terapia antibiotica solo se prevista dal medico.
Sebbene molti
rimedi casalinghi suggeriscano di usare prodotti come
alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, o oggetti arroventati per “intontire” la zecca, l’
Istituto Superiore di Sanità ribadisce di
non farlo assolutamente, perché la sofferenza indotta nell’animale può provocare il
rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella pelle dell’ospite.

Se è infetta: la Borrelia (o morbo di Lyme)
La zecca può entrare in contatto con il
batterio durante il pasto di sangue su un ospite infetto, per esempio su
roditori e viene
trasmessa all'ospite successivo dopo circa 24-48 ore, attraverso un rigurgito dal tratto digestivo oppure tramite la saliva infetta.
Come sintomi, nelle
prime 2-4 settimane dal morso, si può avere una macchia rossa simile a un
bersaglio (
eritema migrante), che si espande lentamente e che può insorgere su tutto il corpo, indipendentemente da dove siamo stati morsi. Entro
qualche settimana (che in qualche caso possono diventare mesi), si possono sviluppare
disturbi neurologici precoci caratterizzati da
artralgie migranti,
mialgie,
meningiti, polineuriti, linfocitoma cutaneo, miocardite e disturbi della conduzione atrio-ventricolare. Se non riconosciuta e trattata con antibiotici, negli anni la malattia può diventare anche molto grave.
Per fortuna nelle zone dove la zecca è
endemica, il medico conosce bene l’
eruzione cutanea tipica della Borrelia e pensa subito di sottoporre il paziente agli
esami diagnostici appropriati.
L’infezione si diagnostica attraverso le
analisi del sangue, ma dal momento che non sempre anche in presenza della macchia rossa si riscontra positività alle analisi, solitamente si propone al paziente la terapia antibiotica anche solo in presenza dell’eruzione cutanea molto particolare tipica della Borrelia. In ogni caso non va seguito nessun fai da te, specie con gli antibiotici, per
evitare il rischio di resistenza futura. La somministrazione di antibiotici per uso sistemico nel periodo di osservazione è sconsigliata. Una terapia antibiotica va sempre iniziata solo in seguito ad una dettagliata
diagnosi clinica e sotto consiglio di
medici specialisti.
La borrelliosi può essere particolarmente ardua da debellare se la zecca oltre a questo batterio è portatrice anche di altre
co-infezioni. È importante rivolgersi subito al medico se non ci si sente bene o se il pomfo non accenna a ridursi nei giorni successivi.
Se è infetta: l’encefalite da zecca e il vaccino
L'
encefalite da zecca (tick-borne encephalitis, TBE) è invece un
malattia virale, trasmessa dal morso di zecche infette, che colpisce il sistema nervoso centrale. Il virus appartiene alla stessa famiglia di quelli
responsabili della Febbre gialla e della Dengue.
Fortunatamente da qualche anno esiste invece un vaccino contro la TBE, che si assume in tre dosi e che in alcune regioni dove la presenza di zecche è elevata, è gratuito.
Nel
70% dei casi l’infezione
non dà sintomi, mentre nel
30% dei casi, dopo un periodo
da 3 a 28 giorni dal morso di zecca, si ha una prima fase con sintomi similinfluenzali con febbre alta, mal di testa forte, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari.
Solitamente la
febbre sparisce e per 8 persone su 10 la cosa finisce lì, mentre per le altre 2 persone dopo un intervallo senza sintomi di 8-20 giorni, inizia una seconda fase più grave di infezione che coinvolge il sistema nervoso centrale con la vera e propria encefalite. Per la diagnosi servono esami del sangue specifici per rilevare la presenza di
anticorpi (IgM) specifici del virus.
Come proteggersi dalle zecche
Generalmente l’attività delle zecche si concentra nei mesi caldi, mentre in inverno tendono a rifugiarsi sotto le pietre a interrarsi.
La prima forma di prevenzione è saper riconoscere una zecca (le zecche che attaccano l’uomo sono diverse dalle zecche del cane), e controllarsi sempre dopo una gita in montagna.
Sfatiamo un mito: la zecca non salta e non vola. Cammina e si appoggia sulle nostre braccia e gambe quando urtiamo il filo d’erba o il cespuglio dove è appoggiata. Sono in commercio molti prodotti per tenere lontane le zecche, sia repellenti cutanei che dispositivi a ultrasuoni da portare con sé che infastidiscono l’animale. Se soggiorniamo in aree montane a bassa quota, anche solo per una scampagnata giornaliera, è consigliato proteggere tutte le parti del corpo con un indumenti a maniche lunghe e pantaloni lunghi, meglio se di colore chiaro per rendere più evidente l'eventuale presenza di zecche. Si suggerisce di infilare i pantaloni nei calzini ed è meglio usare scarpe alte.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI