Indice
Domande e risposte
Nel mondo,
una persona su 3 ha dichiarato di
non fidarsi dei
vaccini contro il COVID-19. Secondo diversi studi, questo è dovuto in gran parte alla
diffusione di
concetti errati, spesso derivanti dalla carenza di chiarimenti alle perplessità delle persone. Purtroppo, infatti, l’
incertezza è terreno fertile per le bufale. Per questo è importante
sfatare i falsi miti che circolano sull’argomento e
chiarire i dubbi. A tale scopo presentiamo e contrastiamo i falsi miti più diffusi sui vaccini anti COVID-19.
Il vaccino è inutile

Sono
diverse le
ragioni suggerite dall’opinione pubblica che supporterebbero l’idea dell’inutilità dei vaccini.
- “Il vaccino è inutile perché l'immunità dura poche settimane”. Secondo gli studi effettuati sui vaccini, la protezione dei vaccini contro il COVID-19 dura diversi mesi. Questa durata potrebbe essere ancora superiore: gli scienziati stanno indagando su questo aspetto e della possibile utilità dei richiami, come avviene ad esempio per l’antitetanica e altre vaccinazioni. In base agli altri coronavirus, gli anticorpi che combattono il SARS-CoV-2 potrebbero essere efficaci per 9-12 mesi;
- “Il vaccino è inutile perché non uccide il virus e non blocca l'epidemia”. È vero, il vaccino non uccide il virus, ma non è questa la sua funzione e può comunque rallentare e bloccare l’epidemia. Il sistema immunitario agisce in modo specifico contro i patogeni: per fare questo, nel momento in cui li riconosce, produce anticorpi tagliati su misura. Lo sviluppo di questi globuli bianchi specifici richiede diversi giorni. Il vaccino consente al sistema immunitario di prendersi questo tempo della preparazione con anticipo, in modo che sia subito pronto in caso di infezione. Questo fa sì che il virus non riesca a replicarsi e rafforzarsi. In tal modo, la persona non sviluppa i sintomi più gravi e la malattia rallenta la sua avanzata: così se ne limitano sia la gravità sia la diffusione;
- “Il vaccino è inutile perché SARS-CoV-2 è già mutato”. I vaccini fanno sì che il corpo si prepari a riconoscere la proteina spike, la porzione del virus che gli consente di attaccarsi alle cellule e invaderle. Il vaccino sarebbe inefficace soltanto se la proteina spike fosse molto diversa e quindi irriconoscibile dagli anticorpi; ma questo renderebbe il virus incapace di legarsi alle cellule e provocare la malattia. Per questo è altamente improbabile che un vaccino diventi inefficace per le diverse varianti del virus.
I vaccini anti COVID-19
a distanza di circa 2 settimane dalla seconda dose assicurano una
riduzione dei casi gravi e di morte da COVID-19
pari a quasi il 100%.
I vaccini anti COVID-19 sono stati approvati troppo velocemente e quindi non sono sicuri

Un
vaccino richiede, in media,
quasi 11 anni per l’approvazione. Quelli contro il COVID-19 hanno richiesto
meno di un anno, ma le
fasi di verifica di
sicurezza ed
efficacia dei vaccini anti COVID-19 sono state uguali a quelle seguite per tutti i medicinali. Tutti i vaccini anti COVID-19 hanno superato le
prove di efficacia e sicurezza: dalla sperimentazione preclinica, in cui gli scienziati verificano l’eventuale tossicità del farmaco su singole cellule o microrganismi e poi su piccoli animali con caratteristiche molto simili a noi, alla terza fase della sperimentazione clinica, in cui i benefici del farmaco cono confrontati con placebo e nessun tipo di trattamento. Com’è stato possibile?
-
Gli studi per vaccini a mRNA (RNA messaggero) e dei coronavirus erano già iniziati. La tecnologia a mRNA era in sviluppo dal 2002, per cui non è stato necessario lavorarci molto per ottenere risultati. Inoltre, i coronavirus erano già conosciuti da almeno 10 anni: gli scienziati sapevano già, senza bisogno di tentare altri approcci, che il bersaglio ideale di un vaccino contro un coronavirus sarebbe stata la proteina spike;
- Il genoma di SARS-CoV-2 è stato disponibile in tempi brevissimi, sin dal gennaio 2020, consentendo di lavorarci subito;
- C’è stata collaborazione tra diversi gruppi di ricerca, consentendo di raggiungere prima migliori risultati;
- I social media hanno aiutato a reclutare velocemente i volontari. I partecipanti sono stati circa 10 volte di più della media dei volontari di ricerche analoghe su altri vaccini;
-
Non si è badato a spese. Governi e privati hanno finanziato abbondantemente gli studi sul tema, così che i ricercatori hanno avuto subito a disposizione tutte le risorse per svolgere gli studi al meglio. Questo accade raramente, perché solo 1 farmaco su 1000 testati supera tutte le fasi e viene immesso in commercio, fruttando denaro ai finanziatori;
-
Alcune fasi della sperimentazione sono state svolte in parallelo, consentendo di risparmiare tempo. Solitamente, le fasi dello sviluppo di un medicinale si susseguono nel tempo così che i sovvenzionatori possano sospendere i finanziamenti nel caso in cui una fase non fosse soddisfacente;
- C’è stata un’ottimizzazione dei tempi burocratici e amministrativi, inclusi quelli delle agenzie regolatorie (le quali di solito analizzano i dati alla fine di tutte le fasi, accumulando il lavoro, e non a mano a mano che queste vengono eseguite);
- I vaccini sono stati subito disponibili anche perché la loro produzione è iniziata prima dell’approvazione. Un approccio a rischio, in quanto in caso di mancata approvazione del farmaco si tratterebbe di spese inutili, ma utile in caso di emergenza.
Sicurezza ed effetti collaterali dei vaccini anti COVID-19
Il
rapporto rischi-benefici di tutti i vaccini attualmente in uso è decisamente
favorevole, come ribadito dall’EMA (Agenzia europea dei medicinali) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del FArmaco). Tutti hanno dimostrato:
-
Efficacia prossima al 100% nella prevenzione di malattia grave, ospedalizzazione e morte connessi al COVID-19;
-
Effetti collaterali leggeri e transitori (della durata di massimo 2 giorni) nella quasi totalità dei casi. Si tratta degli effetti indesiderati tipici delle vaccinazioni, che derivano dall’attivazione del sistema immunitario:
-
Febbre;
-
Brividi;
-
Mal di testa;
-
Affaticamento;
-
Dolori ai muscoli;
-
Diarrea;
-
Dolore al braccio (indolenzimento nella zona di iniezione del vaccino).
La
probabilità di
insorgenza di ciascuno di questi effetti collaterali
varia a seconda del vaccino. Quanto ai casi gravi, si tratta principalmente di
reazioni allergiche che si verificano
entro un’ora dalla somministrazione, motivo per cui a chi si vaccina è richiesto di restare in
osservazione per 15 minuti (o 60 in caso di precedenti casi di reazioni allergiche gravi come shock anafilattici). Altri
eventi avversi sospetti possono essere segnalati al medico di famiglia, a una farmacia, al centro vaccinale o all'azienda sanitaria a cui si appartiene. Se gli
effetti indesiderati durano più di 2 giorni è bene
consultare un
medico.
Il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca), secondo il Comitato per la Valutazione del Rischio in Farmacovigilanza (PRAC) di EMA, può causare casi di
trombosi inusuali associati
a bassi livelli di piastrine in casi molto rari (3,4 casi su 1 milione).
Nello specifico, il
PRAC ha analizzato 25 milioni di vaccinati, in cui sono stati rilevati 86 casi sospetti. Di questi, 18 sono deceduti (meno di 1 per ogni 1 milione di vaccinati), principalmente tra donne sotto i 60 anni ed entro 2 settimane dalla vaccinazione.
Per questo, con circolare 11 giugno 2021, Vaxzevria sarà somministrato solo a persone dai 60 anni in su.
Attualmente sono 900mila gli italiani sotto i 60 anni che hanno ricevuto Vaxzevria come prima dose; per loro, la circolare prevede
richiami eterologi (cioè con vaccino di tipo diverso rispetto a quelli usati per la prima dose) con
Pfizer o
Moderna.
Per ragioni simili, l’
uso del vaccino Janssen è raccomandato alle
persone di età superiore ai 60 anni (circolare del 21 aprile 2021). Si consiglia di
consultare immediatamente un
medico se si riscontra almeno uno tra questi sintomi entro 3 settimane successive dalla vaccinazione con Vaxzevria o Janssen:
-
Respiro affannoso;
-
Dolore al petto o addominale persistente;
-
Gonfiore alle gambe;
-
Visione offuscata o mal di testa grave e persistente;
-
Piccoli lividi sulla pelle al di fuori del sito di iniezione.
I vaccini contengono sostanze pericolose o controverse

I
vaccini anti COVID-19 contengono i
principi che consentono al nostro
sistema immunitario di
riconoscere e
reagire prontamente al virus e sostanze che li preservano e ne facilitano l’azione. Non c’è traccia di mercurio, tessuto fetale, impianti elettronici o talidomide. L’equivoco sul tessuto fetale deriva dal fatto che per produrre alcuni vaccini (tra cui AstraZeneca, Johnson&Johnson, epatite A e varicella) sono state impiegate cellule derivanti da due feti abortiti risalenti agli anni ‘70-‘80: si tratta di
cellule che ormai non hanno alcun residuo di tessuto fetale. Quanto ai
risvolti etici, il Vaticano ha recentemente dichiarato che i
benefici della vaccinazione superano di gran lunga i problemi morali legati all’origine di queste cellule.
Cosa
contengono, quindi, i vaccini?
-
Principio attivo: elemento che fa sì che le nostre cellule producano la proteina spike del virus, che preparerà il sistema immunitario a riconoscere e attaccare il SARS-CoV-2 in caso di infezione. È mRNA per Pfizer e Moderna, adenovirus per AstraZeneca e Johnson & Johnson;
-
Lipidi: servono essenzialmente come “contenitori” dell’mRNA; ne facilitano l'ingresso nelle cellule;
-
Sali e acidi: mantengono costante il livello di acidità del vaccino, in modo che sia simile a quello della zona in cui la soluzione viene iniettata per non creare “squilibri”;
-
Zuccheri: stabilizzano le molecole presenti nel vaccino;
-
Acqua per preparazioni iniettabili: sterile, serve a sciogliere e diluire gli altri elementi del vaccino, rendendoli iniettabili.
Ingredienti dei vaccini anti COVID-19 (da bugiardino)
Ingredienti del vaccino Comirnaty (Pfizer/BioNTech)
-
RNA messaggero (mRNA) che porta le nostre cellule a produrre la proteina spike del virus SARS-CoV-2, la porzione del nuovo coronavirus che viene identificata e attaccata dagli anticorpi;
-
Grassi (ALC-0315, ALC-0159, 1,2-Distearoyl-sn-glycero-3-phosphocholine, colesterolo, PEG). Il glicole polietilene (PEG). Stabilizzatore che si trova anche in dentifrici, shampoo e altri prodotti, è l’unico ingrediente che gli scienziati hanno accertato essere un allergene;
-
Sali (sodio fosfato bibasico diidrato, fosfato monobasico di potassio, cloruro di potassio, cloruro di sodio);
-
Saccarosio (il classico zucchero da tavola). Aiuta le molecole presenti nel vaccino a mantenere la loro forma mentre si trovano a -80 °C;
-
Acqua per preparazioni iniettabili.
Ingredienti del vaccino mRNA-1273 (Moderna)
-
RNA messaggero (mRNA) che codifica per la proteina spike del nuovo coronavirus, così che l’organismo impari a riconoscerlo e attaccarlo;
-
Grassi (SM-102, DSPC, colesterolo, PEG2000 DMG). Principalmente, proteggono l’mRNA e ne aiutano l’entrata all’interno delle cellule. Il PEG è uno stabilizzatore che si trova anche in dentifrici, shampoo e altri prodotti ed è l’unico ingrediente dei vaccini che gli scienziati hanno accertato essere un allergene;
-
Sali (cloruro di potassio, potassio diidrogeno fosfato, cloruro di sodio, fosfato disodico diidrato);
-
Zucchero (saccarosio). Aiuta a mantenere la forma delle molecole presenti nel vaccino;
-
Acqua per preparazioni iniettabili.
Ingredienti del vaccino Vaxzevria (AstraZeneca)
-
Adenovirus di scimpanzé, reso incapace di riprodursi (e quindi innocuo) che contiene le istruzioni per la produzione della proteina spike del nuovo coronavirus. Questo adenovirus, microrganismo che induce malattie respiratorie leggere negli scimpanzé, aiuta l’entrata di queste istruzioni nelle cellule, così che possano produrre la proteina spike;
-
Sali (cloruro di sodio, disodio edetato diidrato, magnesio cloruro esaidrato);
-
L-istidina (e L-istidina cloridrato monoidrato). È un aminoacido; nel vaccino aiuta l’azione del principio attivo;
-
Zuccheri (saccarosio e polisorbato 80 detto anche E 433);
-
Etanolo. Preserva il vaccino da eventuali contaminazioni;
-
Acqua per preparazioni iniettabili.
Ingredienti del vaccino Janssen (Johnson&Johnson)
-
Adenovirus umano 26, reso innocuo che contiene un frammento di DNA con le istruzioni per produrre la glicoproteina spike di SARS-CoV-2. Questo microrganismo trasporta e consente l’entrata nelle cellule di queste istruzioni, così che possano essere tradotte;
-
Acidi (acido citrico monoidrato, acido cloridrico) e sali (cloruro di sodio, idrossido di sodio, citrato trisodico diidrato) che bilanciano il pH;
-
Zuccheri (2-idrossipropil-β-ciclodestrina, abbreviata come HBCD, e polisorbato 80);
-
Etanolo. Evita che il vaccino sia contaminato;
-
Acqua per preparazioni iniettabili.
I vaccini a mRNA modificano il DNA
Alcuni sostengono che i vaccini che
contengono materiale genetico potrebbero produrre “esseri umani geneticamente modificati”. In realtà,
gli mRNA non possono modificare il DNA per due motivi principali.
- Un mRNA è una sequenza di basi nucleiche (i “mattoncini” che costituiscono i codici genetici) che deriva dal DNA. Come fosse un codice, può funzionare soltanto se viene decodificato. Nelle nostre cellule, gli mRNA sono tradotti dai ribosomi, strutture che ne ricavano le informazioni per produrre proteine. Quindi si può dire che l’mRNA non ha le “istruzioni” per modificare il DNA;
- Gli mRNA presenti nel vaccino Pfizer/BioNTech non possono entrare nel nucleo di una cellula, la parte in cui si trova il DNA. I due non vengono mai a contatto. L’mRNA resta nel citoplasma, dove si trovano i ribosomi che lo traducono nella proteina spike (quella riconosciuta e attaccata dal sistema immunitario).
I vaccini contro il COVID-19 sono pericolosi perché abbassano il sistema immunitario o causano l’ADE
L’
ADE (Antibody Dependent Enhancement) è una reazione dell’organismo per cui gli
anticorpi, anziché bloccare il patogeno, ne facilitano l’ingresso nelle cellule. È
impossibile che questo avvenga con un qualunque vaccino anti COVID-19 perché questi fanno produrre all’organismo anticorpi che bloccano l’ingresso dei virus nelle cellule. I vaccini contro il COVID-19, quindi,
non indeboliscono bensì stimolano il sistema immunitario.
Il vaccino causa il COVID-19
La malattia
deriva soltanto dall’
infezione provocata dal virus. I vaccini stimolano il sistema immunitario facendo sì che
l’organismo venga in contatto soltanto con l’antigene, la parte di virus che viene riconosciuta e attaccata dal sistema immunitario per sconfiggere il microrganismo. Di per sé, l’antigene
non può provocare la
malattia, che invece deriva dall’
azione del virus intero, che attacca le cellule e si replica al loro interno. In Italia stiamo usando due tipi di vaccini.
-
Vaccini con tecnologia a mRNA (Pfizer/BioNTech e Moderna). L’mRNA (RNA messaggero) usato è la parte di codice genetico del virus che contiene le istruzioni per produrre l’antigene. Il vaccino introduce questo mRNA nelle nostre cellule, che iniziano a produrre questa proteina così che l’organismo possa riconoscerla senza essere venuta a contatto con il virus;
-
Vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson & Johnson). Sfruttano uno dei meccanismi più classici dei vaccini: un microrganismo reso incapace di riprodursi, in modo che sia inoffensivo ma il suo involucro attivi il sistema immunitario. In questi due vaccini anti COVID-19 è stato usato un adenovirus, un microrganismo che di solito provoca infezioni respiratorie lievi, modificato per contenere le istruzioni per produrre la proteina spike di SARS-CoV-2.
L’
insorgenza di COVID-19 dopo la vaccinazione, quindi,
può derivare solo dal
contatto con una
persona infetta.
Prima di vaccinarmi contro il COVID-19 devo fare dei test per verificare di non avere anticorpi o non essere allergico
I vaccini sono
indicati anche per chi
è già stato infettato dal nuovo coronavirus, quindi
non occorre fare
test per rilevare eventuali anticorpi contro Sars-CoV-2 prima della vaccinazione. Il
personale sanitario si occuperà di tutte le verifiche necessarie prima di
vaccinare la persona, controllando che non vi siano controindicazioni, mediante schede standardizzate contenenti domande per capire se la vaccinazione deve essere rinviata o meno.
Le persone a maggior rischio di
allergia per il vaccino anti COVID-19 sono:
- Coloro che hanno avuto reazioni importanti dopo altri vaccini;
- Chi ha manifestato shock anafilattici (che fossero in risposta a penicillina o altri farmaci, punture di insetto, alimenti);
- Chi ha la mastocitosi ereditaria, malattia rara;
- Coloro che hanno sospetta allergia GRAVE a polietilenglicole (PEG), macrogol, polisorbato.
In questi casi, il personale sanitario
valuterà la
situazione per capire se si è in presenza dei
rarissimi casi in cui la vaccinazione è sconsigliata oppure
no. In generale, la raccomandazione è che il
periodo di
osservazione post-vaccinazione sia di
un’ora (anziché di 15 minuti come per tutte le altre persone). Le persone che hanno avuto reazioni gravi (che hanno richiesto ospedalizzazione o hanno rappresentato un rischio per la vita) in seguito alla prima dose non devono procedere alla seconda bensì rivolgersi al centro di riferimento con esperienza sulle reazioni alle vaccinazioni.
Si prendono precauzioni anche in caso di
asma bronchiale persistente grave. Anche in questo caso l’osservazione dev’essere
prolungata a 60 minuti. La vaccinazione va
effettuata solo se l’
asma è ben controllato, altrimenti occorrerà
rinviarla oppure, se non fosse possibile controllarla, il vaccino deve essere
somministrato in ambiente
ospedaliero sotto controllo medico con osservazione per 60 minuti.
Coloro che soffrono di
allergia al lattice non devono temere per il vaccino, che non ne contiene, ma è bene che informino il personale sanitario in modo che opti per una
procedura latex free, con guanti e in ambiente privi di lattice.
Non vi sono controindicazioni, in assenza delle condizioni indicate precedentemente, per:
-
Persone immunodepresse (con sistema immunitario indebolito);
-
Persone con allergie respiratorie lievi (incluse rinite, congiuntivite e asma bronchiale non grave), sebbene in caso di trattamenti antiallergici in corso è bene consultarsi con un medico prima di procedere per capire come regolarsi con le tempistiche di vaccinazione;
-
Pazienti con tumori;
- Coloro che hanno malattie croniche come diabete, cardiopatie e malattie cardiovascolari.
In questi casi, il vaccino contro il COVID-19 è
raccomandato, poiché questi individui potrebbero essere
maggiormente esposti a casi gravi della malattia.
Non ci sono ancora
indicazioni univoche per quanto riguarda donne in gravidanza e in allattamento, data la carenza di studi dei vaccini su queste categorie. Al momento,
non ci sono prove di problemi legati ai vaccini anti COVID-19 in
gravidanza e in
allattamento, ma l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di vaccinare prima le donne ad alto rischio.
I giovani non devono fare il vaccino perché sono meno colpiti dal COVID-19
Soltanto una
piccola percentuale delle morti per COVID-19 aveva
meno di 40 anni d’età e in molti casi presentava patologie preesistenti come l’
ipertensione arteriosa. L’età media dei decessi è intorno agli 80 anni. I giovani sono stati risparmiati, in genere, anche dalle forme più serie della patologia. Tuttavia, anche ragazzi e bambini possono sviluppare il COVID-19 in forma grave, sebbene si tratti di casi rari (circa 1 caso su 1000 nei bambini infetti). Inoltre,
non sappiamo se con l’emergere di
nuove varianti avremo a che fare con
virus più aggressivi nei confronti delle fasce d’età più piccole. Si è già visto come la
variante inglese abbia
aumentato di oltre la metà i casi di COVID-19 in alcune scuole. I vaccini, quindi, costituiscono una forma di
protezione anche per i giovani.
Un altro fattore da considerare è quello dell’
immunità di gregge. Perché SARS-CoV-2
non riesca più a diffondersi è necessario che si vaccini almeno il 70% della popolazione. In ogni caso, gli studi che riguardano il rapporto rischi-benefici dei vaccini anti COVID-19 sono ancora in corso, per cui, per precauzione, al momento è
sconsigliato vaccinare al di sotto dei 16 anni di età e si
raccomanda di puntare prima sugli adulti.
Se mi faccio il vaccino anti COVID-19 sono subito protetto dalla malattia
L’
organismo ha bisogno di
tempo per rispondere al vaccino. Come quando riscontra un patogeno o una sostanza potenzialmente dannosa, perché il sistema immunitario si attivi
occorrono alcuni
giorni: deve identificare l’elemento estraneo e poi preparare le difese specifiche.
Una prima protezione dai vaccini anti COVID-19 è garantita entro 1-2 settimane dalla prima dose; con il
richiamo si raggiunge la
massima protezione, ovvero una
diminuzione pari a quasi il
100% di casi gravi e morte in seguito a eventuale infezione da nuovo coronavirus. Quindi, il vaccino non impedisce che le persone si infettino, ma
preserva la vita.
Dagli studi emerge che:
-
Comirnaty (Pfizer/BioNTech) raggiunge la massima efficacia dopo 7 giorni dalla seconda dose;
-
Moderna e Vaxzevria (AstraZeneca) hanno massima efficacia dopo 15 giorni dalla seconda dose;
-
Janssen (Johnson & Johnson) raggiunge la massima efficacia dopo 28 giorni dalla somministrazione della singola dose.
Una volta fatto il vaccino si può tornare a vivere come prima della pandemia
Le persone vaccinate sono protette dai casi gravi e dal decesso per COVID-19. Tuttavia, possono comunque essere
infettate, sviluppando la malattia in modo asintomatico. Ancora
non sappiamo se possano
trasmetterla: gli studi sono ancora in corso. Per questo è necessario che anche dopo la vaccinazione ognuno continui a seguire le regole anti COVID-19:
Quando torneremo alla normalità? Grazie ai vaccini
potrebbe essere
possibile riuscirci entro
la fine dell’anno. Gli scienziati calcolano che quando
circa il 70% della popolazione sarà vaccinato il virus non riuscirà più a circolare, perché la riduzione dei sintomi nei vaccinati farà sì che SARS-CoV-2 non riesca a diffondersi e replicarsi.
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