Coronavirus al mare e in piscina: quali sono le previsioni per l'estate?
Intervista al Prof. Francesco Broccolo, docente di Microbiologia e Microbiologia Clinica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano Bicocca e Direttore del laboratorio Cerba di Milano

Il
Coronavirus ha innescato una rivoluzione nella vita di ciascuno e dell’intera società. Mantenere la
distanza sociale,
indossare guanti e mascherina quando si esce di casa è parte di una quotidianità imposta dal virus Sars-Cov-2.
Come conciliare questa nuova normalità con l’
estate, stagione di
spiagge e piscine?
“La questione è delicata”, secondo il
Professor Francesco Broccolo,
virologo dell’Università degli studi Milano Bicocca Direttore del laboratorio Cerba di Milano.
C’è il rischio di contagio nell’acqua?
Il Coronavirus non si trasmette con l’acqua. Ad oggi non ci sono dati che mostrino una contaminazione dell’acqua da parte di questo
virus che, tra l’altro, è
molto sensibile al cloro, cioè alla comune
varechina.
Nelle vasche della piscina, per intenderci,
non lo troviamo.
Tuffi e bracciate si potranno fare nei prossimi mesi?
Le
piscine e le
palestre sono
luoghi chiusi e affollati e quindi
a maggior rischio di contagio.
Vedo complicata la riapertura, ma possiamo pensare a delle soluzioni in base ai dati epidemiologici di incidenza di malattia e gravità. Non vedo problemi per mamme e bambini, ma anche papà. Sarei molto categorico nel
vietare l’accesso ai nonni con i piccoli.
Nei bambini e nei giovani la letalità è zero e nelle donne è bassa, in assenza di altre patologie. Il problema è soprattutto quando sono presenti altre malattie e dopo i sessant’anni, specie per l’uomo.
Potrebbe essere sensato un limite d’età, per esempio, a 50 anni.
Se l’acqua non è un problema, quali sono le situazioni di rischio per il contagio in piscina?
Sicuramente lo
spogliatoio, per la possibilità di assembramento. È impensabile stare con la mascherina.
Una soluzione potrebbe essere mettere dei limiti al numero delle persone che possono restare negli spogliatoi. Essedo un posto chiuso, sarebbe fattibile. C’è poi un altro momento critico: quando i genitori si accalcano a guardare i bambini che nuotano. Servono regole. I posti non dovranno essere affollati, si dovranno mantenere le distanze tra adulti, ma, definita la fascia di età per l’accesso, sarebbe fattibile.
Alcuni propongono di andare al mare indossando la mascherina quando ci si muove e di toglierla quando si è sul lettino. Cosa ne pensa?
Vedo molto difficile questa soluzione. Sono più propenso ad altre ipotesi. Per quanto la piscina sia un luogo chiuso e più sensibile alla trasmissione è anche paradossalmente più controllato nell’accesso delle persone.
Al mare, in luogo pubblico,
è più difficile mettere regole e farle rispettare.
Negli impianti balneari è più fattibile perché c’è un controllo all’entrata: c’è un ombrellone e un posto. Però, anche mettendo regole di distanziamento tra gli ombrelloni, c’è comunque un riavvicinamento sulla spiaggia che è inevitabile e non si può pensare di stare con la mascherina sotto il sole. Il punto è sempre separare, per proteggere, gli anziani dai giovani, in particolare i bambini. Come abbiamo imparato, il problema principale del Covid è che se si infettano persone al di sotto dei 50 anni i rischi di complicanze gravi sono molto ridotte, mentre
negli over 60, soprattutto se ci sono altre patologie, si sviluppano condizioni di difficile gestione.
Al mare in aree separate in base all’età?
È evidente che
si crea un problema sociale. Le persone sopra una certa età si lamenteranno. Si potrebbero prevedere delle
aree distinte per età, invece che per ombrelloni, in cui la distanza sociale è irrealizzabile. Dedicare una parte della spiaggia a bambini e genitori e un’altra ai nonni.
Separare nonni e nipoti, per quanto necessario, sembra una crudeltà. Non c’è proprio un’altra soluzione?
L’
immunità.
In mancanza di un vaccino, potrebbero rivelarsi utili i test sierologici, quelli che
individuano la presenza di anticorpi.
Dal 21 aprile in Lombardia, ad esempio, si fanno i
test per il personale sanitario e per coloro che rientrano al lavoro. Questo esame rapido, che una volta validato sarà disponibile in varie strutture,
permette di sapere chi è stato contagiato ed è protetto e chi non lo è. Bambini con genitori e persone adulte e anziane, se immuni al virus, potrebbero stare insieme. A scopo precauzionale non dovrebbero accedere però gli over 60 che non hanno gli anticorpi perché, anche se fossero negativi al tampone, potrebbero in qualche modo infettarsi.
Ci sono novità sulla durata della protezione degli anticorpi contro il Covid-19?
Non lo sappiamo ancora, ma almeno
qualche mese, molto probabilmente tra 6-12, dovrebbero durare. Gli anticorpi per il
coronavirus della Sars, parente del Sars-CoV-2, danno protezione da 17 anni.