Indice
Domande e RisposteLa cistite è un’
infiammazione della vescica causata nella grande maggioranza dei casi da un’
infezione batterica.
Appartiene alla categoria delle
Infezioni delle Vie Urinarie (IVU), che comprendono un ampio spettro di condizioni e possono interessare tutto l’apparato urinario, dai reni al meato uretrale esterno (
uretra, prostata, vescica o reni).
Le IVU rappresentano le infezioni batteriche più comuni e provocano il
6,5% delle batteriemie ospedaliere (la batteriemia è la presenza di batteri nella circolazione sanguigna). La sintomatologia delle IVU può variare entro un’ampia gamma di manifestazioni e intensità: dalla completa assenza di sintomi di alcune infezioni delle basse vie urinarie alla
sepsi (con elevato rischio di morte) che può essere provocata da infezioni renali in pazienti particolarmente fragili.
L’incidenza della cistite è superiore nelle donne, che vengono colpite con un
rapporto pari a 4:1 rispetto agli uomini.
Oltre il
30% della popolazione femminile sperimenta almeno
un episodio di cistite nella propria vita; di questo 30%, circa il
20% è affetto da
cistite ricorrente. I
sottogruppi più colpiti sono rappresentati dalle donne in
età fertile e da quelle
sessualmente attive. Percentuali notevoli e, malgrado ciò, verosimilmente sottostimate, poiché
si ritiene che il 50% dei casi di cistite non arrivi neppure all’attenzione del medico.
Dal punto di vista dell’andamento, la
cistite può comparire in
forma acuta (un episodio che viene trattato e guarisce),
subacuta o
cronica (ricorrente).
Le cause della cistite
Nell’80% dei casi l’agente eziologico responsabile della cistite batterica è
Escherichia coli, il più comune batterio intestinale. Altri agenti batterici in grado di causare la malattia sono alcuni elementi del genere
Staphylococcus (nello specifico il saprophyticus e l’aureus),
Proteus e
Klebsiella.
Questi ultimi due generi sono più aggressivi e tendono a dare luogo a
resistenza ai farmaci antimicrobici. Sono in ogni caso
batteri che colonizzano l’ultimo tratto dell’intestino, organo fisiologicamente popolato di microrganismi normalmente non patogeni, che lo diventano quando per diverse ragioni la
flora batterica si altera nella sua composizione.
Le circostanze in cui subentra una condizione di
disbiosi (squilibrio batterico) favoriscono la
proliferazione dei batteri nocivi. Questi, capaci di compiere
spostamenti relativamente lunghi grazie alla presenza di
fimbrie (strutture simili a piedi), giungono nella vescica attraverso l’uretra attraverso un fenomeno noto come
traslocazione batterica.
Solo nel
5% dei casi i batteri raggiungono le vie urinarie
dalla circolazione sanguigna.
Consulta le strutture sanitarie che effettuano un Escherichia coli nelle feci esame colturale
Dove effettuare un Escherichia coli nelle feci esame colturale?
Più raramente la cistite è causata da:
Virus: è il caso della
cistite emorragica da Adenovirus (che colpisce i bambini ed è
autolimitante, ossia guarisce senza terapia se non quella di sostegno) o
Citomegalovirus;
Funghi: fra i
miceti in grado di provocare la cistite è possibile citare la Candida albicans.
La Candida può dare luogo a cistite a seguito di una
terapia antibiotica, nei pazienti
cateterizzati o immunodepressi.
I sintomi sono:
aumento della frequenza urinaria (
pollachiuria),
urgenza di urinare (
tenesmo urinario),
dolore in fase di emissione delle urine (
disuria) e
dolore sovrapubico. Può verificarsi
ematuria (presenza di sangue nelle urine).
Negli individui in
buone condizioni di salute, la cistite da Candida può essere
asintomatica. Conglomerati micotici (definiti
bezoari) possono causare
ostruzione uretrale: in questi casi la
cistoscopia e l’
ecografia renale possono contribuire a individuare la causa.
La terapia viene normalmente prescritta solo ai pazienti a rischio e prevede la somministrazione di
fluconazolo o, per i microrganismi resistenti,
amfotericina B; a volte si aggiunge
flucitosina.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Cistoscopia:
Centri specializzati in Cistoscopia
Esistono anche
forme di cistite non causate da microorganismi:
- Cistite interstiziale (sindrome della vescica dolorosa): si tratta di un’infiammazione non infettiva della vescica dovuta a cause ancora non chiare e quasi certamente di origine multifattoriale. È stato osservato che la cistite interstiziale è spesso associata alla fibromialgia. Questa forma non infettiva di infiammazione vescicale colpisce le donne nel 90% dei casi.
Inizialmente asintomatica, produce manifestazioni che peggiorano con il trascorrere del tempo: sensazione di peso e dolore sovrapubico, pelvico e addominale (che migliora quando la vescica è vuota), aumento della frequenza minzionale (pollachiuria, che porta la paziente a urinare fino a 60 volte al giorno), incontinenza, lesioni visibili alla cistoscopia (petecchie, ulcere di Hunner).
La causa della cistite interstiziale è l’alterazione della permeabilità della mucosa della vescica, che diventa vulnerabile nei confronti dell’ingresso di microrganismi e sostanze verso l’interno della parete vescicale. Questa condizione stimola l’attivazione dei nervi sensitivi (che trasmettono il segnale del dolore) e provoca un danno alla muscolatura liscia dell’organo. Il risultato è che la parete vescicale si irrigidisce e perde la sua funzionalità fisiologica. Specifiche cellule del sistema immunitario (i mastociti) giocano un ruolo nella patogenesi della cistite interstiziale, ma non è ancora noto quale. Anche la biochimica ormonale ha una funzione nella propagazione della malattia: le fluttuazioni del ciclo mestruale coincidono con alternanza di miglioramenti e peggioramenti della sintomatologia. Lo stress fisico ed emotivo può determinare riacutizzazioni della sintomatologia.
Fra i fattori scatenanti la cistite interstiziale è possibile includere il parto, l’abitudine a cibarsi di alimenti acidi, recenti interventi chirurgici nell’area pelvica, pregresse cistiti batteriche.
La diagnosi viene effettuata per esclusione rispetto alle infezioni delle vie urinarie, alla malattia infiammatoria pelvica, alla prostatite cronica, alla diverticolite. A seguito della valutazione clinica da parte dell’urologo, viene eseguita la cistoscopia (con possibile biopsia per escludere la presenza di un carcinoma vescicale).
Il trattamento è, ad oggi, solo sintomatico e prevede molteplici interventi. L’adattamento dello stile di vita alle caratteristiche della malattia contribuisce al miglioramento della sintomatologia in una percentuale molto alta di pazienti (90%), ma la guarigione è un evento molto raro.
Queste variazioni consistono nell’allontanamento dei potenziali triggers (fattori scatenanti) come il tabacco, l’alcol e gli alimenti ad alto contenuto di potassio, acidi o piccanti. La ginnastica vescicale (attraverso tecniche quali il biofeedback) rafforza i muscoli del pavimento pelvico, favorendo la continenza e l’elasticità del tessuto vescicale e ostacolando il passaggio dei microrganismi.
Fra i farmaci più impiegati per il trattamento della cistite interstiziale, il sodio pentan polisolfato (pentosano), che partecipa alla ricostituzione del rivestimento protettivo dell’epitelio.
Gli antidepressivi triciclici (come imipramina e amitriptilina) e i FANS vengono prescritti allo scopo di alleviare il dolore, che può farsi molto intenso.
L’instillazione intravescicale di dimetilsulfossido (DMSO) riduce la sintesi della sostanza P (neurotrasmettitore coinvolto nella percezione del dolore). Nei pazienti che non rispondono al trattamento orale il pentosano può essere instillato in vescica. Attraverso la medesima via può essere somministrato l’acido ialuronico, che agisce come riepitelizzante.
Gli antistaminici (idrossizina) sono usati per il loro effetto inibitorio dell’azione dei mastociti, cellule del sistema immunitario coinvolte nella genesi della cistite interstiziale. Altri interventi terapeutici prevedono l’iniezione di tossina botulinica nel muscolo detrusore della vescica e la fisioterapia.
La chirurgia rappresenta l’extrema ratio e viene praticata nei pazienti con dolore refrattario a tutti gli altri trattamenti oppure in caso di presenza di ulcere. L’intervento eseguito è la cistectomia parziale (asportazione di una parte della vescica) o di neovescica (ricostruzione dell’organo), con creazione di una derivazione urinaria (gli ureteri vengono collegati a un’ansa dell’intestino tenue che funge da vescica);
Cistite da farmaci: questa forma di infiammazione vescicale generalmente accompagnata dall’emissione di sangue nelle urine (ematuria) è principalmente correlata alla chemioterapia per il trattamento del tumore.
Esistono molecole impiegate allo scopo, quali la ciclofosfamide e ifosfamide, che possono irritare la parete della vescica e, in generale, tutto il rivestimento delle vie urinarie. La sostanza responsabile di questa reazione è l’acroleina, prodotta dal metabolismo della ciclofosfamide nell’organismo.
Ai pazienti in chemioterapia con questo medicinale è consigliato di bere molto per lavare la vescica e ridurre l’irritazione. Poco usati farmaci (come l’uromitexan) preventivi dell'irritazione da agenti chemioterapici: si tratta di medicinali non specifici (solo una piccola quantità arriva all’epitelio vescicale) e caratterizzati da una discreta tossicità;
- Cistite da radioterapia: la radioterapia diretta all’area pelvica (somministrata per il trattamento dei tumori di prostata, vescica, utero, ovaie e apparato gastroenterico) causa nel 50% dei pazienti la comparsa di cistite.
L’effetto sull’urotelio (rivestimento interno delle vie urinarie) è duplice. Esistono una conseguenza a breve termine, che insorge durante il trattamento, e una a lungo termine, che compare a distanza di mesi (quando non addirittura anni) dalla terapia radiante.
Il rivestimento interno della mucosa urinaria è costituito da cellule in rapida proliferazione, che fisiologicamente consentono un rapido ricambio del tessuto, soggetto a sfaldamento perché a contatto con il flusso di urina. La radioterapia (come la chemioterapia) colpisce proprio queste cellule in attiva duplicazione (caratteristica che gli epiteli di rivestimento condividono con le cellule tumorali). L’effetto subitaneo è pertanto quello irritante della mucosa, che diventa permeabile ai batteri responsabili della cistite. I sintomi sono quelli tipici della cistite batterica.
Nel lungo periodo, invece, la radiazione causa irrigidimento del tessuto connettivo stromale dell’organo, che perde funzionalità ed è soggetto a danno vascolare ed emorragia. In alcuni pazienti questa condizione può condurre all’asportazione della vescica. Per la prevenzione dei sintomi precoci e tardivi è possibile somministrare, al paziente, fin dalla prima seduta, sostanze che favoriscono la riepitelizzazione della mucosa, come il condroitin solfato e l’acido ialuronico (GAGs, glicosaminoglicani, sostanze normalmente presenti nei tessuti di rivestimento).
Consulta le strutture sanitari che effettuano un Esame colturale dell'urina (urinocoltura):
Dove effettuare un Esame colturale dell'urina (urinocoltura)?
I fattori di rischio della cistite
In generale, i
fattori di rischio della cistite sono:
- Rapporti sessuali: circa il 4% dei casi di cistite (definiti cistiti da luna di miele) si manifesta tra le 24 e le 72 ore dopo un rapporto sessuale. La brevità dell’uretra femminile (che misura circa 3-4 centimetri) e la sua vicinanza alla vagina aumentano il rischio di cistite nelle donne.
“La vicinanza della vescica ai genitali femminili la rende inoltre sensibile ai ‘traumi’ meccanici dovuti al rapporto sessuale, soprattutto se la lubrificazione è scarsa” spiega la Professoressa Susanna Esposito, Presidente WAidid (Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici) e Docente di Pediatria all’Università di Parma. “Una corretta igiene personale e l’adozione di qualche piccola precauzione, come urinare subito dopo il rapporto, aiutano ad allontanare i batteri contrastando il verificarsi o il ripresentarsi della cistite. Nel caso in cui si manifestino i sintomi, è fondamentale rivolgersi tempestivamente al medico: solo attraverso l’esame delle urine e l’urinocoltura, ovvero gli esami mirati a verificare la presenza di batteri e a identificarne la tipologia, potrà essere confermata la diagnosi e prescritto il trattamento più adeguato in grado di eradicare l’infezione e contrastare il più possibile recidive”;
- Disturbi gastroenterici: stipsi e diarrea sono, per motivi diversi, fattori di rischio per la cistite. In caso di cistiti ricorrenti occorre valutare la presenza di eventuali intolleranze alimentari che infiammano la parete intestinale e aumentano la vulnerabilità alla ricaduta;
- Farmaci: l’assunzione di alcuni farmaci espone al rischio di cistite. Fra questi, gli antibiotici (che alterando la composizione della flora batterica intestinale possono contribuire alla proliferazione dei patogeni) e i chemioterapici per il trattamento di alcuni tipi di tumore (vedi al paragrafo CISTITE DA FARMACI);
- Storia familiare: la presenza di individui in famiglia con una storia di IVU ricorrenti determina una predisposizione all’acquisizione di queste infezioni;
- Sostanze irritanti: il contatto con sostanze irritanti, come quelle contenute in alcuni prodotti per l’igiene intima, può aumentare la vulnerabilità della mucosa vescicale;
Malformazioni urinarie: in tutti i casi in cui è presente un’alterazione del normale flusso dell’urina aumenta il rischio di cistite. Accade ad esempio in caso di
calcolosi o
tumore,
vescica neurologica (una disfunzione vescicale causata da un
danno neurologico che causa incontinenza, aumento della frequenza di emissione delle urine, ritenzione urinaria) o
malformazioni delle vie urinarie.
Alcuni esempi di queste ultime sono le
stenosi (restringimenti del lume dei condotti nei quali fluisce l’urina) e i
diverticoli dell’uretra (escrescenze nelle quali si raccoglie l’urina consentendo la proliferazione batterica locale).
L’
ipertrofia prostatica, che colpisce principalmente gli uomini al di sopra dei 50 anni, comporta
dilatazione della prostata, che ostacola lo svuotamento completo della vescica, favorendo la proliferazione dei batteri;
- Aumento del rischio di contaminazione da altri distretti: accade quando è presente prolasso uterino (discesa dell’utero all’interno della vagina), incontinenza fecale, cateterismo vescicale, o durante l’esecuzione di indagini diagnostiche endoscopiche (come la cistoscopia);
- Età: l’età rappresenta un fattore di rischio perché comporta alterazioni anatomiche (prolasso vescicale, ipertrofia prostatica, perdita di tono della muscolatura del pavimento pelvico) e funzionali (incontinenza, necessità di cateterizzazione) che ostacolano il fisiologico flusso urinario. Il rilassamento della muscolatura, inoltre, dilata il meato uretrale esterno (il punto in cui l’uretra comunica con l’ambiente esterno) facilitando l’ingresso dei batteri;
- Diabete: questo disturbo metabolico triplica il rischio di cistite soprattutto perché l’elevata concentrazione di glucosio nelle urine sostiene la replicazione batterica;
- Stress: la cistite recidivante è strettamente correlata alla presenza di colonie di batteri che penetrano nelle cellule dell’urotelio e che si organizzano in una struttura formata da un network di proteine e zuccheri (biofilm batterico). Questo “guscio” li protegge dall’azione degli antibiotici e dall’azione delle difese immunitarie, fino a quando uno stimolo trigger (come lo stress o una concomitante infezione di altro tipo) li riattiva. Ecco perché la cistite tende a ricomparire soprattutto nei periodi di periodi di grande stress fisico o emotivo;
- Temperature elevate: la stagione calda aumenta il rischio di infezioni delle vie urinarie per diverse ragioni. In primo luogo, la sudorazione copiosa tende a disidratare l’organismo, concentrando le urine e aumentando dunque la concentrazione dei batteri in esse contenute, la loro acidità e dunque l'azione irritante sull’epitelio urinario. La sudorazione nell’area inguinale causa irritazione locale e crea le condizioni per la proliferazione dei microrganismi. La perdita di minerali che la sudorazione innesca può indebolire il sistema immunitario, rendendolo meno reattivo. Le alte temperature, inoltre, favoriscono la riproduzione di batteri e funghi. I cambiamenti nelle abitudini alimentari, tipici degli spostamenti legati alle vacanze estive, possono alterare l’alvo intestinale e causare stitichezza.
Il contatto con l’acqua di mare, della piscina e con i costumi (sintetici e umidi) aumenta lo stato di irritazione delle zone intime. Per prevenire la recidiva della cistite in estate, è bene idratarsi adeguatamente, cambiare spesso il costume, assumere (quando necessario e sentito il parere del medico) integratori di minerali e prestare attenzione all’alimentazione, che deve mantenersi varia ed equilibrata.
Sintomi
I sintomi della cistite sono quelli tipici di tutte le infezioni delle vie urinarie:
- Disuria: bruciore alla vescica durante e dopo la minzione;
- Urine torbide e maleodoranti;
- Tenesmo vescicale: stimolo frequente a urinare;
- Dolore e sensazione di pressione al basso ventre e alla schiena, in sede lombare;
- Ematuria: nei casi più gravi si ha presenza di sangue nelle urine;
- Febbre modesta, raramente elevata;
- Possono essere presenti nausea e malessere generale.
In generale
la cistite tout court non presenta rischi gravi per la salute, ma
può avere conseguenze gravi in circostanze particolari, quando i batteri risalgono i tratti urinari e giungono ai
reni, causando la
pielonefrite acuta. Questa evenienza è decisamente più allarmante della cistite.
Le infezioni renali devono infatti
essere trattate e risolte con tempestività,
per evitare che guariscano lasciando
cicatrici nell’organo
che ne riducono la funzionalità. Inoltre, la pielonefrite acuta comporta un
rischio del 20-30% di sepsi, una grave risposta sistemica dell’organismo alla batteriemia (ossia al passaggio dei batteri nel sangue), associata a disfunzioni di tutti gli apparati.
Il
pericolo di sepsi è maggiore nei pazienti già indeboliti da
deficit immunologici o altre patologie e negli
anziani.
La cistite nei bambini

Una categoria particolarmente sensibile alle infezioni delle vie urinarie è quella dei
pazienti pediatrici.
Sotto i 14 anni di età, l’incidenza di
IVU è
maggiore nelle femmine rispetto ai maschi (
3% contro 1,1%). Per via della lunghezza ridotta dei tratti urinari e dell’immaturità complessiva del sistema immunitario, i più piccoli sono soggetti a un rischio più elevato di pielonefrite acuta rispetto agli adulti, a parità di condizioni generali.
Inoltre, la frequenza con cui i bambini sono soggetti a
febbre anche asintomatica, in particolare durante la
stagione invernale, può mascherare la presenza di IVU. La
diagnosi tardiva può, nei bambini, lasciare ai batteri il tempo sufficiente a raggiungere il rene.
- Nei primi anni di vita, le cistiti vanno sospettate anche in presenza di sintomi aspecifici come febbre, disturbi gastroenterici, irritabilità, anoressia, scarso accrescimento ponderale, pianto durante la minzione, urine maleodoranti, arrossamento all'interno delle cosce e ittero (in particolare nel neonato);
- Nei bambini più grandi i sintomi sono più specifici: hanno bruciore o dolore durante la minzione, stimolo frequente alla minzione, incontinenza.
Altri fattori di
rischio nei
piccoli sono:
- Ritenzione urinaria: i bambini tendono a non svuotare completamente la vescica;
- Disfunzioni vescicali e dello sfintere uretrale esterno: la presenza di reflusso vescico-ureterale (condizione patologica che comporta il passaggio retrogrado di urina dalla vescica all'uretere, con aumentato rischio di contaminazione batterica del tratto superiore, responsabile del 30-45% dei casi di IVU sintomatica del bambino) o stenosi ureterali (restringimenti del lume degli ureteri che ostacolano il flusso urinario) può causare infezioni renali ricorrenti, che possono determinare la formazione di cicatrici nell’organo. La presenza di tessuto cicatriziale penalizza la funzionalità d’organo;
- Fimosi: la fimosi provoca il ristagno di residui di urina in corrispondenza del meato uretrale esterno, con aumento del rischio di infezione, stipsi e ossiuriasi.
Diagnosi
La diagnosi delle cistiti batteriche si basa sul
consulto con il medico, che, sulla base della
sintomatologia e della
familiarità prescrive un
esame delle urine accompagnato da urinocoltura. Quest’ultima è necessaria per verificare la presenza di batteri, identificarli e valutarne la
sensibilità ai diversi
antibiotici. La raccolta del campione deve essere effettuata secondo modalità
clean catch da mitto intermedio: il rispetto della procedura permette di
evitare contaminazioni ambientali che possono alterare la diagnosi.
Sono disponibili anche
test con dipstick: si tratta di
kit molto specifici ma poco sensibili. È sempre necessario verificare i risultati con un esame completo.
Eventuali esami più specifici possono essere consigliati dall’
urologo a seconda del caso.
Quando il disturbo
non ha un’origine microbica, la cistite deve essere
differenziata da altri problemi urinari (fra cui la prostatite nel maschio) e non (contrattura del pavimento pelvico e alcune patologie neurologiche).
Gli
esami radiologici (cistoscopia,
cistouretrografia,
uretrografia retrograda) sono
raccomandati nei bambini, quando si sospetta un reflusso vescico ureterale. Oppure nei casi in cui l’infezione non si risolve con la terapia o se sono presenti agenti microbici non convenzionali (
funghi,
Mycobacterium tubercolosis…).
La relativa benignità della patologia non deve spingere a sottovalutarla. Per la diagnosi e la terapia della cistite occorre rivolgersi all’urologo.
Il fai-da-te e l’assunzione di rimedi naturali e farmaci consigliati da conoscenti e amici, al di fuori delle indicazioni del medico,
possono causare gravi conseguenze, fra cui la cronicizzazione del disturbo.
Terapia
La
terapia della cistite batterica è essenzialmente
antibiotica e varia con la tipologia e la gravità dell’infezione, il quadro clinico e la storia del paziente. Gli antibiotici più usati sono la
fosfomicina, il
trimetoprim-sulfametossazolo, i
fluorochinoloni e l’
amoxicillina.
La
durata del trattamento cambia in funzione del fatto che la cistite sia
complicata (ossia accompagnata da
alterazioni di tipo anatomico o funzionale dei tratti urinari, come
ostruzioni,
danni del midollo spinale,
diabete non compensato adeguatamente,
malattia renale cronica,
immunodeficienza,
recente intervento chirurgico o indagine endoscopica delle vie urinarie) o non complicata (il paziente ha tratti urinari fisiologici).

La somministrazione di antibiotici è da riservare ai casi stabiliti dal medico. Se la
sintomatologia è
modesta il medico può optare per molecole quali la
nitrofurantoina,
che non viene assorbita, agisce localmente e può essere somministrata anche per periodi relativamente lunghi. In alternativa, il paziente può assumere il
d-mannosio, uno
zucchero che può essere preso per lunghi periodi e che si deposita sull’epitelio urinario formando una patina protettiva e sdrucciolevole,
che impedisce ai microbi di attecchire.
Inoltre, è opportuno sottolineare come, data l’
origine intestinale della
maggior parte dei batteri coinvolti nella cistite, l’
equilibrio della flora batterica locale possa svolgere un ruolo cruciale nel prevenire le recidive. A questo scopo può essere utile la somministrazione di
probiotici, che
ristabiliscono la corretta composizione del mix di batteri presenti nell’intestino.
In caso di
disturbi del tratto digestivo è consigliabile
consultare il gastroenterologo, che può essere di supporto nel percorso terapeutico.
Per quanto riguarda il
succo di mirtillo rosso gli studi scientifici hanno prodotto
risultati contrastanti. In generale, non è consigliata l’assunzione di alte dosi, perché
può avere un’azione irritante.
L’integrazione di
vitamina C sembra contribuire alla
protezione dell’epitelio vescicale.
Nel caso di malformazioni dell’apparato urinario lo specialista valuta l’opportunità dell’intervento di correzione; nei pazienti con
prolassi genitourinario o rettale è consigliabile il
consulto coloproctologico.
Per quanto riguarda la cistite interstiziale, si veda al paragrafo specifico.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Colonproctologia:
Centri specializzati in Colonproctologia
Consigli di prevenzione
La comunità scientifica, attraverso le varie
società mediche e, in particolare WAidid, forniscono indicazioni sui
comportamenti virtuosi che
riducono il rischio di recidive della cistite e
proteggono l’urotelio dall’attacco dei batteri:
Idratazione: occorre bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno per diluire la concentrazione batterica nella vescica;
- Succo di mirtillo rosso: bere succo di mirtilli rossi sembra, secondo alcuni studi scientifici, contrastare l’annidamento dei batteri intestinali nella vescica. Gli esperti raccomandano però di non esagerare con le quantità, poiché il mirtillo rosso può avere effetto irritante sulle mucose;
- Igiene intima: deve essere praticata rigorosamente dall’alto verso il basso, dai genitali verso l’ano. Il contrario aumenta il rischio di contaminazione da parte dei batteri intestinali. È consigliabile l’utilizzo di un sapone neutro che non alteri il PH dell’apparato genitale; la corretta igiene intima è fondamentale anche dopo i rapporti sessuali;
- Svuotamento completo della vescica: assecondare lo stimolo alla minzione è la difesa principale contro le infezioni dell’apparato urinario, poiché trattenere l’urina aumenta il rischio di proliferazione di batteri. Anche dopo i rapporti sessuali la vescica deve essere sempre svuotata;
- Benessere intestinale: seguire una dieta ricca di vegetali contribuisce a contrastare la stitichezza e a ridurre la presenza di batteri nell’intestino;
- Protezione in fase acuta: durante un episodio acuto di cistite è fondamentale l’astinenza sessuale per non infiammare ulteriormente le vie urinarie e per non trasmettere l’infezione al proprio partner;
- Abbigliamento: è bene utilizzare biancheria intima di cotone ed evitare pantaloni troppo aderenti. Vestiti stretti e fibre sintetiche possono determinare il surriscaldamento dell’area pelvica, impedire la traspirazione locale e causare irritazione locale, promuovendo l’insorgenza di arrossamento e prurito e creando terreno fertile per la proliferazione batterica. Al mare o in piscina è fondamentale asciugarsi bene e cambiare il costume subito dopo il bagno;
- Ciclo mestruale: cambiare frequentemente l’assorbente durante il ciclo mestruale; evitare l’uso di tamponi;
- Dispositivo IUD: sostituire la spirale alla scadenza prevista.