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Che cos'è l'artrite reumatoide
L’artrite reumatoide è una
malattia infiammatoria cronica autoimmune che attacca i tessuti articolari di una persona il cui
sistema immunitario, invece di proteggere l’organismo dagli agenti esterni come
virus e batteri, si attiva in maniera anomala contro di esso. In questo caso gli anticorpi colpiscono la nostra
membrana sinoviale, il rivestimento interno della capsula articolare, che reagisce all'infiammazione aumentando di volume e dando origine al
panno sinoviale. Si parla di
tenosinovite, l’infiammazione che coinvolge la guaina tenosinoviale dei tendini. La crescita del panno sinoviale provoca una progressiva distruzione della cartilagine, che nei casi più gravi arriva alle ossa e agli altri tessuti circostanti fra cui
tendini e
legamenti. L’artrite reumatoide colpisce principalmente le
piccole articolazioni, come
mani e piedi, ma può coinvolgere potenzialmente ogni distretto dell’organismo: in questo caso si parla di malattia sistemica.
La
progressione dell’artrite reumatoide è
variabile, muove da forme molto lievi o subcliniche con
remissione spontanea (circa 10%) a forme a
rapida progressione (10-15%). La maggior parte dei pazienti si presenta al medico in uno stadio intermedio, con episodi sintomatici separati da periodi di relativa inattività.
In
Italia colpisce
300/350mila persone. Ogni anno ci sono circa 4-13 nuovi casi ogni 100.000 uomini e 13-36 nuovi casi ogni 100.000 donne, e può verificarsi a qualsiasi età, ma è più comune tra i 40 e i 70 anni. Il picco di comparsa dei primi sintomi si ha tra i 35 e i 45 anni.
Le
cause scatenanti dell'artrite non sono ancora completamente chiare. Non si può, comunque, parlare di malattia ereditaria anche se esiste una
predisposizione genetica ad ammalarsi (un parente di primo grado di un soggetto affetto da AR ha una probabilità tra 3 e 10 volte maggiore di sviluppare la stessa malattia rispetto alla popolazione generale).

I primi sintomi dell'artrite reumatoide
Nella maggior parte dei casi, l’artrite reumatoide si manifesta con
articolazioni dolenti, gonfie, calde e arrossate, associate o meno a rigidità mattutina prolungata. La malattia è simmetrica, cioè di solito colpisce contemporaneamente le
stesse articolazioni in entrambi i lati del corpo.
Le prime articolazioni interessate sono, di solito,
mani, piedi e polsi, ma possono essere colpite anche le grandi articolazioni come
spalle, ginocchia, gomiti ecc. L'interessamento articolare può essere preceduto, raramente, o associato a manifestazioni sistemiche, quali febbre, stanchezza, perdita di peso, dolori muscolari e
arrossamenti cutanei.
In ogni paziente con
dolore a livello dei polsi e delle piccole articolazioni di mani e piedi,
tumefazione a carico di 3 o più articolazioni persistente da più di 12 settimane e rigidità al risveglio superiore a 30 minuti bisogna sospettare l’artrite reumatoide e consultare uno
specialista reumatologo.
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Come avviene la diagnosi dell'artrite: quali esami fare
In caso di sospetta artrite reumatoide il medico prescriverà dei semplici
esami del sangue, in cui si ricercheranno tutti quei segnali di processo infiammatorio in atto. Circa il 70% dei pazienti con artrite reumatoide presenta elevati livelli del Fattore Reumatoide (FR) nel sangue. Risultano elevati anche il coefficiente di sedimentazione e il
peptide citrullinato anticiclico (anti-CCP). Si può misurare anche l’incremento della VES - un indice infiammatorio che misura la velocità con cui i
globuli rossi sedimentano sul fondo della provetta - della
Proteina C reattiva (PCR) e la
riduzione dell’emoglobina (indice di
anemia). Questi fattori possono però essere associati anche ad
altre malattie autoimmuni.Per questo può essere utile prelevare un piccolo
campione di liquido articolare da analizzare per escludere la presenza di altre patologie.
Gli
esami radiologici periodici aiutano a monitorare l'avanzamento della patologia, anche se la
radiologia tradizionale a mani e piedi
non riesce spesso a individuare le lesioni nelle fasi iniziali. Utile è invece l’
ecografia articolare che rileva un eventuale
versamento articolare e la presenza del panno sinoviale. La risonanza magnetica infine può evidenziare la presenza dell’infiammazione all’articolazione e all’osso.

Terapia, qualità e aspettativa di vita con l'artrite
Grazie ai farmaci sviluppati negli ultimi anni non vi è una significativa differenza nell’aspettativa di vita rispetto a persone senza artrite reumatoide.
Fondamentale è la
diagnosi precoce di malattia. Esiste, infatti, la cosiddetta “finestra di opportunità", ovvero un periodo iniziale di malattia, corrispondente ai primi
3 mesi dalla comparsa dei sintomi, particolarmente sensibile all’azione dei
farmaci anti-reumatici modificanti il decorso della malattia (DMARDs). Se, infatti, la terapia viene iniziata nelle fasi precoci ci sono
maggiori possibilità di remissione e migliori risultati clinici.
Se l’artrite reumatoide non viene correttamente trattata o non risponde alle terapie, l’infiammazione cronica può portare a
distruzione della cartilagine,
erosioni ossee e
deformità. Nei pazienti con Artrite Reumatoide severa possono, inoltre, essere interessati anche altri organi e apparati, con un aumento del rischio di
complicanze cardiovascolari, infettive, ematologiche, gastrointestinali e
respiratorie, che sono state riconosciuto come le cause più probabili di morte prematura in pazienti con artrite reumatoide.
Sono diversi i farmaci per tenere sotto controllo la malattia. Si usano gli
anti infiammatori non steroidei (FANS), i corticosteroidi, gli
anti-reumatici e immunomodulatori (i cosiddetti DMARDs).
Poi ci sono i
farmaci biologici, utilizzati nei casi in cui la terapia con DMARDs non sia più efficace. I farmaci biologici sono realizzati a partire da cellule di organismi viventi a differenza dei farmaci sintetici che sono prodotti attraverso processi chimici. I farmaci biologici sono particolarmente utili nel contrastare le malattie autoimmuni e nel caso dell’artrite reumatoride sono anticorpi diretti contro alcune
interleuchine (proteine secrete da vari tipi di cellule del sistema immunitario) o loro
recettori, che partecipano a sostenere l'infiammazione cronica innescata dal sistema immunitario e sono responsabili dello sviluppo e della progressione della malattia.

L’artrite reumatoide nei bambini
L’artrite reumatoide può colpire anche i
bambini. Si parla di
Artrite Idiopatica Giovanile (AIG), detta anche artrite reumatoide giovanile o artrite cronica giovanile, quando l’esordio dei sintomi avviene prima dei 16 anni, con un picco fra i 2 e i 6 anni.
Si caratterizza per
febbre elevata quotidiana,
eruzioni cutanee e
dolori articolari che impediscono il movimento. I primi sintomi da osservare sono la tumefazione (gonfiore) articolare e il dolore articolare in particolare al risveglio o dopo prolungata inattività. Nei ragazzi all’artrite si affiancano spesso
disturbi extra-articolari, fra cui un’infiammazione della camera anteriore dell'occhio (iridociclite o
uveite anteriore).
Diagnosticata tempestivamente e trattata con i farmaci giusti la maggior parte dei bambini vive una vita normale, anche perché normalmente l'artrite idiopatica giovanile va molto spesso incontro a
remissione, e prima questo avviene, maggiori sono le probabilità di non avere riacutizzazioni della malattia. In ogni caso anche in assenza di sintomi, è consigliato effettuare
periodici controlli clinici per scongiurare il ripresentarsi dell’artrite.
Artrite reumatoide e gravidanza
Anche la donna con artrite reumatoide può diventare
mamma: non risulta compromesso il
tasso di fertilità né è maggiore quello di aborto spontaneo. Si consiglia comunque di intraprendere la gravidanza quando la malattia è scarsamente attiva e non richiede l’assunzione massiccia di farmaci. I più efficaci farmaci anti-artrite sono teratogeni e incompatibili con una gravidanza. La gravidanza deve essere evitata in particolare nei pazienti con
leflunomide fino a quando le concentrazioni sieriche non siano più rilevabili, cioè interrompendo il farmaco almeno due anni prima del concepimento o mediante l'uso di una procedura di eliminazione del farmaco potenziata usando la
colestiramina. Il
cortisone, a bassa posologia invece può essere assunto in gravidanza, perché non raggiunge il feto.
In ogni caso, il medico specialista reumatologo e il
ginecologo sapranno valutare la situazione specifica di ogni paziente e consigliare la soluzione migliore.
La maggior parte delle donne
non presenta particolari
disturbi o rischi durante la gravidanza, anzi in circa il 50-70% dei casi si registra un miglioramento della sintomatologia e nel 20% dei casi una completa remissione. Il puerperio, il periodo appena
dopo il parto, rappresenta invece un momento fortemente a rischio di
recidiva dell'artrite che, spesso, si presenta in forma più aggressiva, richiedendo un incremento nell’assunzione dei farmaci e pertanto si sconsiglia l'allattamento. Circa il 90% delle donne vive un riacuirsi della malattia nei primi quattro mesi dopo il parto a causa della riattivazione dell’
immunità linfociti T-mediata.
Rimedi per mantenersi sani con l’artrite reumatoide

Non ci sono rimedi “naturali” (inteso come non farmacologici ) per l’artrite reumatoide, ma solo alcune
accortezze per aiutare il nostro corpo a
combattere i sintomi della malattia. È bene tenere a mente che se non si segue una terapia farmacologica adeguata i rischi di degenerazione rapida molto grave della malattia sono elevati.
Il Center for Disease Control and Prevention suggerisce ai pazienti affetti da artrite reumatoide dei messaggi chiave per aiutarli ad affrontare meglio la malattia:
- Imparare strategie di gestione dell’artrite: per ridurre dolore e limitazione funzionale, avere maggiori energie e minori frustrazioni e preoccupazioni;
- Essere attivi: l’attività fisica moderata (almeno 30 minuti, anche suddivisi in mini sessioni da 10 minuti ciascuna, 5 giorni a settimana) riduce il dolore, migliora la funzionalità articolare e ritarda la comparsa di disabilità;
- Fare attenzione al proprio peso e all’alimentazione: per ridurre il rischio di sviluppare la malattia e la sua progressione, dolore e disabilità. La prevalenza di artrite reumatoide aumenta con l’incremento del peso. Infatti, a livello del grasso, soprattutto di quello addominale, c’è uno stato infiammatorio cronico che in un determinato contesto genetico favorisce l’instaurarsi e la progressione della malattia;
- Proteggere le proprie articolazioni: per prevenire traumi articolari e il rischio di malattia.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI