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Domande e risposte
Che cos’è l'appendicite
Può capitare che l’appendice, il piccolo organo all’appendice – appunto – della parte destra dell’intestino, si infiammi. Se l'infiammazione è improvvisa e veloce come un’escalation, si parla di appendicite acuta.
L’appendice è un organo lungo dai 5 ai 10 centimetri e si trova nella parte dell’intestino crasso chiamata cieco. Non è considerato fondamentale per il nostro organismo, ma recenti studi sono propensi a ritenere che in realtà l’appendice abbia una funzione positiva contro le infezioni del tratto intestinale, perché favorirebbe la presenza dei cosiddetti “batteri buoni”. L’appendice è infatti ricca di tessuto linfoide, che si ritiene coinvolto nella produzione di questi batteri utili alla salute intestinale. È interessante infatti che in milioni di anni di evoluzione, diversi mammiferi non la abbiano mai veramente persa.
L'appendicite capita di frequente, in particolare in giovane età, fra i 6 e i 30 anni, molto spesso nei bambini sopra i 4 anni. La diagnosi precoce è importante per evitare la perforazione dell’appendice, che porta a un ascesso e dunque in peritonite, cioè l’infiammazione grave della cavità addominale, che può avere anche esiti fatali.

Perchè si infiamma l'appendice
Non c’è una causa definita per l’appendicite, ma nella maggior parte dei casi a dare il via all’infezione è un blocco all’interno dell’appendice, che può essere dovuto dalla presenza di una piccola quantità di feci dure (chiamate coprolito), un corpo estraneo che fa sì che questo organo si infetti producendo un ascesso detto “appendicolare” all’interno dell’addome, che si riempie di pus.
Se l’infiammazione continua senza trattamento, l’appendice si può perforare, trasformandosi in peritonite, cioè infettando la membrana che riveste la cavità e gli organi addominali.
L’infezione va curata il prima possibile perché i batteri non infettino il sangue, provocando sepsi.
Come riconoscere l'appendicite. I sintomi
Non tutte le persone manifestano gli stessi sintomi. Questi possono variare a seconda della posizione dell’infezione. È fondamentale però riconoscerli auspicabilmente entro le 24 ore dalla loro insorgenza per evitare che l’infezione degeneri in peritonite.
Le caratteristiche dell’appendice infiammata sono le seguenti:
- Dolore forte o crampi addominali, inizialmente più lievi che però nel giro di 24 ore diventano sempre più intensi e continui. L’intensità aumenta quando ci si muove, o si tossisce o si respira forte;
- Segno di Blumberg. Un aspetto caratteristico dell’appendicite in corso è che la pressione manuale su quest’area risulta dolorosa e aumenta nel momento in cui la pressione termina (si parla di segno di Blumberg). Un altro sintomo è il dolore al quadrante inferiore destro (dove si trova l’appendice) quando si applica una palpazione del quadrante inferiore sinistro (segno di Rovsing);
- Il dolore si riscontra prevalente intorno all'ombelico o a livello dello stomaco, e solo dopo un po’ di ore, man mano che diventa più intenso e continuo nella zona dove si trova l’appendice cioè in basso a destra. Se si sente dolore in tutto l’addome può significare che l’infiammazione è già in fase più avanzata, verso una peritonite;
- Accanto al dolore si possono sentire nausea e vomito, perdita di appetito, gonfiore addominale, febbre anche alta, difficoltà a defecare o espellere gas intestinali, e dolore alla gamba destra;
- Le analisi del sangue mostreranno un elevato numero di globuli bianchi (leucocitosi) a testimonianza di un’infezione in atto.
Appendicite acuta: gli stadi
Le appendiciti acute non sono tutte uguali: si distinguono in base all’evoluzione del processo infiammatorio. Si parla di:
- Appendicite acuta catarrale quando l’appendice è estremamente infiammata, tumefatta e di colore rosso. Il lume è ostruito da secrezioni di muco e ancora non vi è stato un coinvolgimento del peritoneo. È l’opzione meno grave, poiché il processo infiammatorio può addirittura regredire;
- Appendicite acuta purulenta o flemmonosa, quando l’infiammazione è più estesa e l’appendice si presenta di colore violaceo ricoperto da uno strato grigio, con l’estremità ingrossata. Il pus è presente sia nel lume che nelle pareti dell’appendice e possono essere presenti piccoli ascessi;
- Appendicite acuta gangrenosa, quando l’infiammazione è al massimo stadio, e l’appendice è completamente di colore grigio per presenza di aree necrotiche, già perforate e fuoriuscita di pus e feci. In questi casi più gravi è necessario intervenire immediatamente per evitare la perforazione che porta a peritonite.
Appendicite: diagnosi
Se i disturbi persistono per almeno 12-24 ore facendosi più intensi, è necessario recarsi dal medico o al
Pronto Soccorso. Il medico anzitutto visiterà il paziente e verificherà la presenza del segno di Blumberg. La diagnosi richiede l’
ecografia dell’addome, per escludere la presenza di altre malattie, accanto a un prelievo di sangue per valutare i livelli di globuli bianchi.
Quando operare l'appendicite?
Spesso si sente parlare di “
appendicite non acuta”, che in realtà significa che l’infezione, per quanto acuta, nel senso che compare in poco tempo e improvvisamente, non è comunque gravissima, tanto che il clinico può decidere in questi rari casi di non operarla e di trattarla con antibiotici.
La chirurgia rimane comunque la prima linea di trattamento per la grande maggioranza dei casi. Nel 2020 sono state pubblicate delle linee guida sul
World Journal of Emergency Surgery che riportano in quali rare condizioni è possibile evitare il bisturi. Chiaramente sono possibile recidive in futuro.
Si parla invece di
appendicite subacuta o cronica, quando si presentano numerosi e episodi di appendicite, tutti leggeri che non richiedono intervento.
Come si cura l'appendicite
Nella maggior parte dei casi la scelta è l’
intervento chirurgico. Se non c’è ancora stata perforazione, si opera solitamente una
chirurgia mininvasiva (laparoscopia), che prevede tre o quattro piccole incisioni sulla parte destra dell'addome per inserire una microtelecamera e speciali strumenti chirurgici di precisione in grado di rimuovere l'appendice.Il recupero fisico e il rientro a casa sono più rapidi.
In caso di appendice perforata, si opta per la chirurgia aperta con metodo tradizionale (
appendicectomia), che prevede con un’unica incisione al fianco destro (più o meno estesa al variare della gravità dell’infezione). Questo intervento richiede una permanenza più lunga in ospedale e in alcuni casi si applica un tubicino per qualche giorno nella cavità addominale per il drenaggio di pus e di altri liquidi.
In alcuni casi non è necessario ricorrere alla chirurgia. In alcuni casi non particolarmente acuti, si propone al paziente di iniziare con antibiotici mirati volti a tenere sotto controllo il processo infettivo. Tuttavia, un numero significativo di pazienti trattati solo con
antibiotici ha una recidiva entro l’anno e richiede quindi l'appendicectomia.
Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano l'Appendicectomia laparoscopica:
Cosa non fare in caso di sospetta appendicite
Nel dubbio che si tratti di appendicite acuta si raccomanda di non somministrare alimenti o bevande, per essere pronti per un eventuale intervento. È importante evitare il fai da te farmacologico: un’infezione non trattata può avere effetti anche letali sull’organismo.
Non somministrare inoltre
antidolorifici,
antispastici o
antibiotici, perché è importante che il medico capisca qual è il vero quadro clinico.
Alimentazione dopo l'appendicite
Dopo l’intervento chirurgico sarà possibile entro pochi giorni riprendere una vita normale, anche rispetto alla dieta da seguire: non è necessario ribaltare le proprie abitudini e i medici ospedalieri sapranno suggerire le accortezze da avere nei primissimi giorni dopo l’operazione.
Si consiglia di evitare cibi infiammatori, alcol, un consumo eccessivo di grassi e mantenere a lungo termine un corretto apporto di vitamine e fibre.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quando hai l'appendicite dove ti fa male?
Tipico è un forte mal di pancia, che comincia solitamente nella parte superiore dell’addome superiore, spostandosi al fianco destro, nella zona circostante l’ombelico. Dopo poche ore si alza la febbre, con temperature che superano spesso i 38 gradi, a cui si possono aggiungere nausea, vomito e tosse, che aumenta i dolori alla pancia. Un aspetto caratteristico dell’appendicite in corso è che la pressione manuale su quest’area risulta dolorosa e aumenta nel momento in cui la pressione termina (segno di Blumberg). Un altro sintomo è il dolore al quadrante inferiore destro (dove si trova l’appendice) quando si applica una palpazione del quadrante inferiore sinistro (segno di Rovsing).
Cosa prendere per i dolori all’appendice?
Nessuno! Nel dubbio che si tratti di appendicite acuta si raccomanda di non somministrare alimenti o bevande, per essere pronti per un eventuale intervento e soprattutto di evitare il fai da te: non somministrare antidolorifici, antispastici o antibiotici, perché è importante che il medico capisca qual è il vero quadro clinico. Quel tipo di dolore può non indicare appendicite, ma in ogni caso in presenza dei sintomi citati è bene recarsi subito dal medico per la diagnosi precisa.
Quali sono i sintomi della peritonite?
Sono gli stessi dell’appendicite acuta, ma la situazione è più grave e l’intervento chirurgico deve essere immediato. Se l'appendice si rompe o si perfora, il materiale infetto fuoriesce provocando la contaminazione e l'infezione della cavità addominale, alla quale l'organismo risponde con la produzione di pus, causando una peritonite.l'appendice può perforarsi e diffondere pus e feci all'interno dell’addome provocando un ascesso o la temibile peritonite, vale a dire la diffusione dell'infezione alla membrana che riveste la cavità e gli organi addominali.
Quanto tempo si sta in ospedale per appendicite?
La lunghezza della convalescenza dipende dal quadro clinico. Nelle prime 24-72 ore la persona non può bere o mangiare, garantendo l’idratazione per via endovenosa. Si passa poi a una dieta liquida per poi aggiungere anche i cibi solidi. In caso di peritonite i tempi di permanenza in ospedale sono 7-10 giorni. Già dopo 3-4 settimane è possibile, anche nel bambino riprendere la vita di prima, sport compreso.