Indice
L’
anoressia nervosa è forse il
disturbo dei comportamenti alimentari più noto. Spesso raccontato attraverso film e libri, ne viene dato molto
risalto sui media perché
associato alla
moda e alle
modelle da passerella, la cui
magrezza è spesso definita “poco sana” o patologica. Ma se è vero che è
impossibile fare una diagnosi basandosi esclusivamente su da
un’osservazione sguardo esterna, che non tiene conto dello stile di vita o della costituzione di un individuo, spesso
quello sguardo è il
primo segnale che permette di
indagare le
ragioni di un
drastico dimagrimento. Nel caso dell’anoressia nervosa, infatti,
difficilmente l’
iter di cura parte dalla
persona che ne soffre, perché chi vive in quei panni considererà la propria
magrezza come un
premio per il proprio estremo autocontrollo sul cibo.
- Il rifiuto del cibo da parte di chi ne soffre;
- La paura ossessiva di ingrassare, con la conseguente perdita di peso incontrollata.
Anoressia Nervosa: come ci si arriva
Cosa significa anoressia?
Dal punto di vista dell’
etimologia, la parola anoressia deriva dal greco e significa letteralmente “
privazione dell’appetito”: questa parola da sola indica il sintomo, ovvero la generica inappetenza che può colpire un individuo per le più svariate cause cliniche o meno (
patologie renali,
tumori,
dipendenze da sostanze e così via).
Sono anoressica ma mangio: come mai?
Occorre sottolineare che l’uso del termine anoressia per indicare questa patologia è improprio: le persone che ne soffrono, infatti, conservano spesso l’appetito anche nella fase della malattia in cui il deperimento è avanzato. Anoressia non è sinonimo di inappetenza, dunque.
Sono anoressica o bulimica?
Spesso il solo termine anoressia viene usato come sinonimo dell’anoressia nervosa, che è una malattia riconosciuta dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, nella cui ultima edizione (DSM 5, 2014) vengono catalogate due tipologie:
- Anoressia restrittiva (o con restrizioni): se negli ultimi 3 mesi la persona non presenta:
- Ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi etc.);
- La perdita di peso è ottenuta attraverso la dieta;
- Il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
- Anoressia con abbuffate o condotte di eliminazione: durante gli ultimi 3 mesi la persona ha presentato:
- Ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione. Le abbuffate vengono definite come il consumo di quantità di cibo maggiori rispetto agli standard considerati normali e sono caratterizzate dalla perdita di controllo del comportamento alimentare, che si manifesta con l'incapacità di resistere o di smettere di mangiare.
Anoressia e abbuffate senza vomito: è possibile?
Le condotte di eliminazione (come il vomito) non sono sempre presenti nell’anoressia nervosa, anche quando il paziente ricorre ad abbuffate.
Perché si dice anoressia nervosa?
L’anoressia è una
malattia psichiatrica. L’aspetto
preponderante della malattia è il
rapporto conflittuale con il cibo, che si manifesta soprattutto con la
restrizione nell’assunzione di calorie, che porta ad un
peso corporeo significativamente
basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. A questa condizione, sono inoltre correlate l’
intensa paura di ingrassare anche quando si è sottopeso, che non è in alcun modo alleviata dalla perdita di peso e infine l’
alterazione nella
percezione e nella
valutazione del proprio
peso, delle forme corporee e l’
eccessiva influenza di questi ultimi sui
livelli di autostima.
Anoressia e gravidanza
Avere sofferto di anoressia
non costituisce un deterrente per la
gravidanza. La scienza, tuttavia, precisa che, in questo caso,
occorre infittire i controlli normalmente previsti, per
evitare possibili
complicanze quali:
- Il parto pretermine;
- La microcefalia del feto;
- La presenza di una nausea accentuata nel primo trimestre di gestazione.
Perché ci si ammala di anoressia
L’
esordio dell’anoressia avviene solitamente durante l’
adolescenza o nella prima età adulta, dopo una
dieta intrapresa con lo scopo di perdere qualche chilo di troppo o in seguito a un evento
stressante.
- La persona solitamente viene condotta all’attenzione clinica dai familiari preoccupati per la marcata perdita di peso.
- Raramente una persona che soffre di anoressia nervosa appare preoccupata per il dimagrimento poiché tende a negare il problema.
Le cause dell’anoressia nervosa non sono completamente note e non è possibile identificare un solo fattore responsabile della sua insorgenza dell’anoressia nervosa, piuttosto è necessario considerare un insieme di fattori:
- Fisici;
- Ambientali;
- Legati alla personalità.
Alla base dell’anoressia possono esserci condizioni caratteriali predisponenti:
- Persone che sviluppano disturbi d’ansia;
- O hanno tratti ossessivi nell’infanzia mostrano un più alto rischio di sviluppare anoressia nervosa.
Anoressia e modelle: c’è un legame?
I
fattori ambientali sono riconosciuti come
estremamente importanti. Pare esserci un’associazione tra anoressia nervosa e culture e ambienti in cui la magrezza è considerata un valore.
- In alcuni contesti sociali, le persone si sentono mediamente caricate di un eccessivo peso in termini di aspettative di successo e questo potrebbe contribuire allo sviluppo della malattia.
- Al contrario, per molti pazienti il fattore scatenante sembra essere la mancanza di accudimento da parte dei genitori durante l’infanzia.
- Per altri ancora, un episodio di violenza, un abuso subito, o una drammatica delusione d’amore.
Il
fattore comune fra tutti questi potrebbe essere la
spinta all’autodistruzione generata dalla
perdita completa di autostima.
Per quanto riguarda i
fattori genetici, alcuni studi
transgenerazionali e ricerche condotte sui gemelli hanno dimostrato che i
disordini alimentari si manifestano con
più probabilità tra i parenti di una persona
già malata, soprattutto se si tratta della
madre.
Al di sopra di tutti questi fattori, è presente nel paziente l’
ossessiva sopravvalutazione del proprio peso corporeo, che scatena la
necessità di stabilire un
controllo su di esso.
Cosa provoca l'anoressia nervosa

L’anoressia nervosa può manifestarsi come:
- Un fenomeno breve e transitorio, che talvolta non viene neppure diagnosticato;
- Nella maggior parte dei casi, però, questa condizione compare in forma grave e persistente.
Come inizia e come evolve l’anoressia?
Quando l’anoressia nervosa è all’esordio e la persona raggiunge gli obiettivi prefissati, le sensazioni di forza ed euforia sperimentate sono intense, questo rappresenta però il preludio del peggioramento. Si sperimenta un aumento della sensazione di controllo, facilmente applicabile al:
- Quantitativo di cibo che si decide di introdurre;
- Anche al peso e alla forma corporea in quanto facilmente soddisfabile grazie ai continui comportamenti di controllo del corpo e del peso.
Anche se
sottopeso e malgrado le
rassicurazioni di amici e parenti, la maggior parte dei pazienti è
preoccupata di
pesare troppo e interpreta come un
fallimento personale qualsiasi aumento di peso. In conseguenza di ciò, studia schemi alimentari e ricette funzionali al proprio obiettivo, si interessa alla composizione degli alimenti, accumula, nasconde o getta il cibo nei rifiuti, salta i pasti o mangia con estrema lentezza ed è disposto a cucinare pietanze elaborate per altri.
La debolezza si accompagna ad un
rallentamento del battito cardiaco (bradicardia),
pressione arteriosa bassa e
ipotermia.
I caratteristici e fisiologici accumuli di
grasso corporeo (come il pannicolo adiposo sottocutaneo delle guance) sono
assottigliati o addirittura
scomparsi, mentre possono comparire gonfiori (
edemi) agli arti inferiori.
Anoressia e vomito
Le abbuffate e le condotte di eliminazione (come l’autoinduzione del vomito) sono presenti nel 30-50% dei pazienti.
Quando è presente l’autoinduzione del vomito:
- I denti sono generalmente indeboliti a causa dell’aggressione acida sullo smalto dentale;
- Le ghiandole salivari sono ingrossate;
- L’esofago infiammato (esofagite).
Fra le
conseguenze delle alterazioni del comportamento alimentare, i pazienti riportano anche
meteorismo,
diarrea e
dolori addominali.
Anoressia con lassativi
Alcuni pazienti assumono
lassativi nel tentativo di
svuotare l’addome e sembrare più
sottili: l’
interruzione brusca di questa abitudine può causare
stipsi.
Anoressia atletica
Nel
50-70% dei casi, le persone anoressiche intervengono solo
riducendo l'
apporto alimentare e
praticando attività fisica in maniera ossessiva per aumentare il dispendio energetico ed evitare lo spettro del sovrappeso. Questo aspetto
permane anche nelle persone fortemente
indebolite, negli stadi avanzati della malattia.
Diverso è il caso dell’
anoressia atletica, nella quale la persona colpita va incontro ad una
riduzione della massa corporea (comprendente sia la massa grassa che quella magra) ai fini del
miglioramento della prestazione e non per l’ossessiva preoccupazione generata dall’anoressia nervosa.
Anoressia e depressione
Anoressia con alcol
Si sta tristemente diffondendo fra i giovani un comportamento patologico, che consiste nel
digiunare tutto il giorno per poi bere molto
alcol la sera.
Questo fenomeno è stato definito
drunkoressia ed è riconosciuto come estremamente rischioso, dal punto di vista del comportamento alimentare e sociale.
Qual è l’aspettativa di vita per le persone che soffrono di anoressia nervosa?
I tassi di mortalità per l’anoressia sono elevati, si avvicinano al 10% per decennio.
- Fra i pazienti che seguono il trattamento, il 50% recupera la maggior parte del peso perduto e ottiene la regressione delle complicanze;
- Il 25% ha risultati intermedi;
- Il restante 25% va incontro ad un decorso che comprende ricadute e complicanze.
- Elevato, in questo sottogruppo di pazienti particolarmente vessati dalla malattia, il tasso di suicidi. Secondo la American Psychiatric Society anoressia e bulimia sono la prima causa di suicidio fra le malattie mentali.
I casi lievi hanno naturalmente una prognosi migliore, che molto raramente degenera. È importante osservare che gli adolescenti trattati correttamente hanno generalmente una prognosi migliore rispetto agli adulti:
- L’anoressia che colpisce un giovane di 12-13 anni non ha, mediamente, lo stesso decorso di quella che interessa una persona di 50-60 anni.
Cosa succede al corpo: le conseguenze dell'anoressia
L’anoressia nervosa
danneggia in modo significativo sia la salute fisica che il funzionamento psicologico e sociale della persona che ne soffre.
La privazione nutrizionale influenza la maggior parte dei principali sistemi organici e può causare una varietà di disturbi che riguardano principalmente alterazioni nelle:
Con
conseguenze che possono portare ad:
- Un arresto dell’accrescimento;
- Alla sospensione del ciclo mestruale (amenorrea);
- Alla demineralizzazione ossea, che può evolvere verso:
L’
interruzione del ciclo per almeno
tre mesi, insieme agli altri sintomi riportati nel DSM 5, è uno dei
criteri diagnostici dell’anoressia nervosa
nelle ragazze.
La
malnutrizione può comportare la comparsa di
lesioni permanenti a carico dell’apparato gastrointestinale, del
cuore e dei
reni.
Le ripercussioni sugli
epiteli si manifestano in forma di
alterazioni cutanee e forte
perdita di capelli (
alopecia).
Dal punto di vista
psichico, si possono avere disturbi quali:
- Le difficoltà di concentrazione;
- La riduzione della memoria;
- Un peggioramento del livello di autostima;
- Comportamenti ossessivi;
- Tendenza al perfezionismo;
- La comparsa di senso di colpa e di vergogna per la propria condizione;
- Difficoltà nelle relazioni interpersonali.
I
problemi mentali possono essere più
gravi e configurarsi come vere e proprie malattie (
depressione).
Il
vomito autoindotto, sommandosi agli effetti della malnutrizione,
può danneggiare i denti, già indeboliti dalle
carenze vitaminiche e di
calcio, e le
gengive (causando l’insorgenza di parodontosi) e
infiammare l’esofago (esofagite).
Nei casi più gravi, non di rado, può subentrare la
morte per problemi nella funzionalità
cardiaca: l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera
l’anoressia e gli altri disturbi alimentari la seconda causa di morte per le adolescenti dopo gli incidenti stradali.
La
maggior parte delle complicazioni mediche, tuttavia, a eccezione della ridotta densità ossea,
scompaiono una volta
normalizzato il peso e dopo aver acquisito un
corretto comportamento alimentare.
Anoressia nervosa: come riconoscerla
L’anoressia viene
diagnosticata sulla base del
riconoscimento del quadro clinico.
In base al DSM 5, i criteri diagnostici per l’anoressia nervosa sono:
- Peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto considerato normale per età e statura: nella persona è presente la volontà di mantenere il proprio peso al di sotto del peso minimo normalmente previsto per la sua età e statura;
- Disturbo dell’immagine corporea: può essere presente nel paziente un’influenza eccessiva del peso e della forma fisica sul livello di autostima oppure il rifiuto di ammettere la gravità del proprio stato di denutrizione;
- Timore di ingrassare: presente anche quando la persona anoressica è visibilmente sottopeso;
- Amenorrea: nelle femmine le mestruazioni devono essere assenti per almeno tre cicli mestruali consecutivi.
Un aspetto
suggestivo è rappresentato dal fatto che le persone che soffrono di anoressia
non si presentano mai del medico spontaneamente,
ma accompagnate da familiari.
Anoressia e media
Forse per i
presupposti comuni che contribuiscono a creare le condizioni perché questi disturbi insorgano e si sviluppino, può essere davvero
arduo distinguere fra le singole componenti dell’anoressia, della bulimia e dell’obesità. Questo aspetto è sottolineato da molti studiosi, alcuni dei quali hanno trattato l’argomento anche con approccio divulgativo, come
Massimo Recalcati, che a questa triade ha dedicato un libro.
Più datato, ma sempre per molti versi attuale, il libro di
Mara Selvini Palazzoli intitolato
L’anoressia mentale. Un’espressione coniata dalla stessa autrice, pioniere nel campo della terapia dell’anoressia e sostenitrice dei modelli di psicoterapia familiare.
Per restare nel
mondo dei media, ricordiamo anche un recente
film dedicato al tema dell’anoressia (il cinema ha prodotto numerose pellicole a riguardo).
To The Bone – Fino all’Osso affronta i disturbi alimentari evitando i soliti tranelli della retorica in cui si rischia di cadere nello storytelling della malattia. La
protagonista è l’attrice statunitense
Lily Collins, talentuosa disegnatrice alle prese con i tentativi di guarigione da profonde delusioni personali, che ricorre, non spontaneamente, alle cure del medico Keanu Reeves. Un trattamento durante il quale lo specialista ricorda più volte alla ragazza e alla sua famiglia quanto poco senso abbia cercare colpe e colpevoli.
Sono anoressica ma ho il ciclo: è possibile?
La diagnosi di anoressia nervosa, come specificato nel paragrafo precedente, si basa sui
quattro criteri elencati nel DSM. Uno di questi è rappresentato dall’amenorrea, la sospensione del ciclo mestruale, per almeno tre mesi consecutivi.
Anoressia nervosa atipica: anoressia senza magrezza?
Uno dei
presupposti per la diagnosi di anoressia è la
perdita di peso, che deve arrivare al di sotto dell’
85% di quanto previsto per la loro età e statura.
In generale, tuttavia, si definisce
anoressia nervosa atipica un disturbo che presenta tratti patologici tipici del disturbo alimentare
ma senza essere correlato ad una condizione di sottopeso.
- L’aumento dell’incidenza di questa forma rispetto al numero totale dei casi della malattia sta determinando un’evoluzione dei criteri diagnostici, che potrebbe, nei prossimi anni, richiedere una modifica del DSM.
Malgrado questa variante possa sembrare meno grave rispetto a quella classica, le
conseguenze sulla
salute sembrano essere le
stesse.
La diagnosi differenziale dell’anoressia
L’anoressia nervosa può essere
confusa con altre patologie psichiatriche che provocano perdita di peso e alterazioni del comportamento alimentare, come:
- La schizofrenia;
- La depressione, ma in queste malattie non è presente il disturbo dell’immagine corporea.
La
perdita significativa di peso può essere anche generata da patologie fisiche come:
Anoressia o magrezza? La diagnosi dell’anoressia negli adolescenti è particolarmente
complessa, perché la loro è una
fase di cambiamenti fisici e, per alcuni tratti, anche
squilibri fra peso e altezza talora
difficili da
distinguere dall’anoressia.

Anoressia: chi colpisce
I
dati sull’incidenza di questa patologia sono spesso
discordanti; si è concordi però nel definire l'anoressia una
sindrome legata al benessere, come dimostrano la sua assenza nei paesi più poveri dell'Africa, Asia e America Latina e la sua comparsa in persone immigrate da nazioni più povere a nazioni più ricche.
Nel 2007, la prevalenza di questa malattia a livello mondiale si sarebbe attestata tra lo 0,5% o, il 2%, a seconda degli studi. Per quanto riguarda l'
età di esordio, questa si situa
fra i 12 e i 25 anni, con il momento
più critico fra i 15 e i 19 anni. La malattia, quindi, colpisce
soprattutto gli adolescenti, ma ultimamente si stanno sempre più registrando casi negli
adulti e anche tra gli
anziani.
Altra caratteristica tipica dell'anoressia è quella di essere un
disturbo prettamente femminile: circa il
90% dei casi, infatti, si sviluppa in pazienti di sesso femminile.
L'anoressia maschile. Ma il problema
non riguarda solamente le donne. La percentuale di maschi anoressici
sembra in aumento, ma ciò potrebbe derivare dal semplice fatto che oggi
un maggior numero di uomini si rivolgono ad un medico per curare tale disturbo. Nel sesso maschile è maggiormente
espresso un altro problema collegato all'immagine del corpo conosciuto come
bigoressia, per cui l'ideale non è quello di apparire magri ma il
più muscolosi possibile.
Come curarle l'anoressia nervosa
La
gestione dell’anoressia nervosa è resa molto
complessa dall’
impossibilità, almeno nelle fasi iniziali, di
coinvolgere il paziente,
responsabilizzarlo sulla gravità delle sue condizioni e ottenere la sua partecipazione attiva. Si è osservato che, se l’
incoraggiamento ad alimentarsi in maniera adeguata viene
portato avanti nell’ambito della
costruzione di una
relazione medico-paziente serena e
stabile, il trattamento ha maggiori possibilità di successo.
Anche
dopo il termine del trattamento, quando il peso è stato per gran parte recuperato e stabilizzato, è importante che il
monitoraggio nutrizionale continui.
Dove curarsi: qual è lo specialista di riferimento?
Il
trattamento, data
l’eterogeneità delle cause, deve avere
luogo presso un centro specializzato e coinvolgere un
team multidisciplinare. Di solito si sviluppa su tre livelli distinti:
psicologico,
nutrizionale e
farmacologico.
L'integrazione nutrizionale
L’
obiettivo degli interventi nutrizionali è quello di far
raggiungere al paziente u un
consumo calorico ritenuto normale (1500-1800 kcal giornaliere).
Cosa deve mangiare il paziente per recuperare peso?
- Inizialmente vengono integrate 30-40 kcal/kg al giorno, un intervento che può produrre un incremento di peso fino a 1,5 kg alla settimana nel corso della degenza ospedaliera e fino a 0,5 kg alla settimana dopo la dimissione, quando il paziente viene seguito in ambulatorio per i controlli.
In tutti i casi in cui è possibile farlo vengono
somministrati cibi solidi, ma nei pazienti
gravemente denutriti o resistenti al trattamento è necessario optare per l’alimentazione nasogastrica. La dieta viene supplementata con l’
integrazione di calcio e
vitamina D, allo scopo di
prevenire l’impoverimento dell’osso.
Quando il
peso è tornato a
livelli accettabili, può partire la
terapia psicologica.
Come uscire dall’anoressia senza ingrassare?
Molti pazienti
non vogliono sottoporsi ai trattamenti per
il timore di ingrassare, ma l’
obiettivo degli interventi terapeutici
non è quello di far ingrassare il paziente, bensì quello di
fargli recuperare un
peso normale,
accettabile,
compatibile con una condizione di
salute.
Quando ritorna il ciclo mestruale?
Quando il peso viene
riportato entro
limiti accettabili e il quadro clinico del paziente si
stabilizza,
generalmente ricompare anche il ciclo mestruale.
Anoressia: quali farmaci
Per quanto riguarda la
terapia farmacologica dell’anoressia nervosa, questa
non è sufficiente,
da sola, a determinare un
miglioramento significativo delle condizioni del paziente, ma
deve essere associata alla psicoterapia.
- Inoltre, non esiste una terapia univoca, ma la scelta del farmaco adatto in quanto dipende dal singolo caso.
Possono essere impiegati farmaci come:
- L’olanzapina, che produce un effetto ansiolitico e, indirettamente, promuove il recupero del peso;
- Una particolare classe di antidepressivi (gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, SSRI).
La terapia farmacologica è
efficace soprattutto nei casi in cui ai classici sintomi dell’anoressia si accompagnano manifestazioni quali il
disturbo ossessivo compulsivo e la
depressione.
In ogni caso, questi medicinali vengono usati con grande
cautela nei ragazzi al di
sotto dei
18 anni.
Terapia psicologica
La
terapia psicologica riveste grande importanza: si è dimostrata
efficace l'azione di sostegno psicologico e soprattutto quella
psicoterapeutica, finalizzata ad
indagare e rielaborare le conflittualità emotive e relazionali che si traducono nel rifiuto del cibo.
Come aiutare gli adolescenti: cosa devono fare i genitori
- Per gli adolescenti, che generalmente beneficiano di risultati più soddisfacenti, è necessario ricorrere alla psicoterapia familiare, in particolare secondo il modello di Maudsley.
Inizialmente, nel corso della terapia, viene
insegnato a tutti i membri della famiglia
come alimentare l'adolescente. Successivamente, con il
ripristino di un livello minimo di controllo del comportamento alimentare, gli sforzi si concentrano sul
sostegno alla costruzione della sua
identità.
Questo modello, a differenza di quelli utilizzati in passato,
non colpevolizza il paziente, né i genitori per la malattia, ma
cerca di ripristinare circuiti virtuosi nei comportamenti alimentari.
Anoressia: come uscirne veramente?
Perché i trattamenti possano avere successo e la malattia essere superata, la terapia psicologica deve protrarsi
per almeno un anno a partire dal momento in cui il peso corporeo è stato ripristinato.
Un abbandono prematuro è correlato a possibili recidive.
La terapia cognitivo-comportamentale
La
terapia cognitivo-comportamentale (CBT) ha l’obiettivo di aiutare i pazienti ad:
- Individuare i pensieri ricorrenti;
- Gli schemi disfunzionali di ragionamento e di interpretazione della realtà, per sostituirli o integrarli con convinzioni più funzionali.
In questo ambito, lo psicoterapeuta aiuta il paziente a
comprendere come il suo disturbo sia spesso associato a
pensieri e convinzioni infondate sul cibo e sul suo corpo e a sviluppare un
modo di pensare più realistico, che potrà
generare comportamenti più sani.
La psicoterapia interpersonale
La
psicoterapia interpersonale (IPT) si basa sul presupposto che
le relazioni con altre persone e con il mondo esterno in generale possano generare
ripercussioni significative sulla salute mentale di un individuo.
Poiché l’anoressia può essere associata a sentimenti di:
- Bassa autostima;
- Ansia e insicurezza;
- Anche legati alle difficoltà nell’interazione con le altre persone.
Questo approccio può rendersi
utile per il trattamento.
Il trattamento sanitario obbligatorio
In casi in cui la
vita può essere in pericolo, come ad esempio nella magrezza estrema, il
ricovero ospedaliero può essere indispensabile,
anche se manca:
- La volontà;
- La consapevolezza di malattia della persona coinvolta.
In queste condizioni
si ricorre al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), come disposto dall’art. 34 della Legge 833/78 e dalla Legge 180/78.
In determinate circostanze, applicato per un periodo di tempo relativamente breve, il TSO
può avere una funzione salvavita, permettendo al paziente il recupero di un peso corporeo accettabile.
- Questo accade quando la perdita di peso è stata grave o rapida, o se il peso è sceso al di sotto del 75% circa rispetto al peso raccomandato.
L'anoressia negli animali
Anche i
cani possono andare incontro ad una riduzione dell’appetito e anche qui è necessario distinguere fra:
Mentre quest’ultima, come specificano i veterinari, è generalmente una
mancanza di appetito transitoria che non genera ripercussioni per la salute dell’animale, l’anoressia comporta una
riduzione del peso dell’animale.
La causa può essere la
nausea, che può essere trattata con
farmaci specifici. Ma alla base dell’anoressia potrebbe esserci una malattia seria, che richiede un intervento tempestivo: è quindi bene
segnalare il sintomo al veterinario per individuare una diagnosi.
Fra gli animali domestici che possono sviluppare l’anoressia, anche il
gatto. Questo felino può essere colpito da una forma nota come
pseudoanoressia, che comporta impossibilità ad assumere cibo
a causa di un problema fisico, ad esempio un trauma che interessa il muso.
Mentre nell’animale
non sono presenti i tratti psicologici che delineano la malattia umana, l’anoressia
può rappresentare la
spia che segnala
una malattia potenzialmente seria.