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La Commissione Europea ha approvato la direttiva per regolamentare e vietare l’uso di prodotti di plastica mono-utilizzo al fine di arginare il crescente inquinamento dei mari, causato per oltre l’
80% da parte di questi rifiuti. Dal momento che i tempi di decomposizione sono molto lunghi (es.: una bottiglia di plastica impiega fino a 100 anni per degradarsi completamente), la plastica si accumula progressivamente sempre di più in mari, fiumi e spiagge di tutto il Mondo.

A loro volta, i residui di plastica si disperdono nell’ambiente e vengono assunti anche inconsapevolmente da diverse specie animali, come tartarughe marine, foche, balene e uccelli, ma da molluschi, pesci e crostacei. I quali, a loro volta, vengono mangiati dall’uomo.
Per evitare dunque che l’inquinamento da plastiche possa peggiorare ulteriormente, l’UE ha approvato la direttiva che prevede di agire seguendo due linee principali: da una parte si vuole
ridurre la produzione di prodotti di plastica monouso, dall’altra si vuole
incentivare le aziende a riciclare la plastica già esistente per creare nuovi prodotti. Inoltre, i singoli stati dovrebbero lanciare campagne di
sensibilizzazione che spingano i cittadini a comportamenti di riutilizzo dei prodotti, oltre che al
riciclo e al rispetto per l’ambiente.
Inoltre, si è deciso di applicare il
principio della responsabilità estesa del produttore a tutti i prodotti contenenti plastiche: esso prevede che siano proprio le aziende produttrici a occuparsi delle operazioni di riciclaggio, compresi raccolta, trasporto e trattamento.
I prodotti monouso che saranno vietati
Quali sono dunque i prodotti monouso che saranno rimossi dal commercio?
- Posate,
- bastoncini cotonati,
- piatti,
- cannucce,
- miscelatori per bevande e bastoncini per palloncini,
- assorbenti igienici,
- salviette umidificate,
- scatole monouso per hamburger e panini,
- contenitori alimentari per frutta e verdura, dessert o gelati.
Inoltre, la Commissione ha deciso anche di aggiungere all’elenco:
- sacchetti in plastica leggera,
- articoli di plastica oxo-degradabili, come sacchetti o imballaggi,
- contenitori per fast-food in polistirolo espanso.

Non contenti, anche i
rifiuti da tabacco, così come i resti di materiali e
attrezzatura da pesca sono stati compresi all’interno della direttiva.
Infatti anche i filtri per le sigarette contengono plastica e bisogna ridurre del 50% per il 2025. Un mozzicone di sigaretta impiega 2 anni prima di essere completamente smaltito e può arrivare a inquinare tra i 500 e 1000 litri d’acqua.
Per quanto invece riguarda le
attrezzature da pesca, i singoli Stati si devono impegnare a garantire la raccolta almeno del 50% di questi materiali che vengono abbandonati o persi, arrivando a riciclarne il 15% entro il 2025. Proprio queste attrezzature perse in mare rappresentano quasi un terzo dei rifiuti di plastiche ritrovati in ambienti marini.
Legambiente ricorda che questi due rifiuti siano i più frequenti sulle spiagge italiane.
Secondo la Commissione Europea, sono i produttori che, come detto sopra, devono farsi carico delle operazioni per il
riciclo dei rifiuti, compresi la raccolta e il trattamento. Inoltre sarebbe utile costruire dei
centri di raccolta vicino ai porti, luoghi in cui si ritrovano maggiormente le attrezzature abbandonate.
Micropalstiche: quali conseguenze per l’uomo?
Come detto inizialmente,
la plastica dispersa nell’ambiente viene ingerita da parte degli animali, marini e non, che a volte finiscono anche sulle nostre tavole. Questo vuol dire che le microplastiche potrebbero essere presenti nella
catena alimentare umana.
Questa ipotesi è stata confermata dallo
studio effettuato su 8 candidati provenienti da Europa, Giappone e Russia dall’
Agenzia dell’ambiente austriaca: sono stati ritrovati all’interno delle feci dei soggetti studiati dei
residui di polimeri, che potrebbero essere connessi a delle malattie gastrointestinali. Le particelle di microplastiche avevano dimensioni variabili tra i 50 e i 500 micrometri (per essere più chiari, un capello umano è spesso circa 100 micrometri). I residui ritrovati sono di polipropilene, tipico degli involucri di plastica, e polietilene tereftalato, materiale di cui sono fatte le bottiglie di plastica.

Secondo il Prof. Philipp Schwabl, ricercatore presso l’Università di Medicina di Vienna, che ha partecipato allo studio sopracitato, questa ricerca dimostra come
la plastica sia in grado di raggiungere anche l’intestino umano, passando attraverso il sangue, il sistema linfatico e raggiungendo anche il fegato.
Quali conseguenze può comportare per la salute dell’uomo l’assunzione di microplastiche? Sono necessarie ulteriori ricerche per capire in che modo questi agenti esogeni possano stimolare la risposta immunitaria del
sistema digestivo, o come veicolino sostanze tossiche per l’organismo.
È stato provato in precedenza come metalli pesanti e sostanze tossiche disperse nei mari si attacchino spesso alla superficie delle particelle di plastica, trovando così la via indiretta per arrivare sino a noi.
Un’ulteriore problematica inerente alla plastica sta nel
modo in cui viene riutilizzata dai cittadini: secondo McDowell, professore dell’Università di Ulster, i consumatori
non sono in grado di igienizzare adeguatamente tazze, bottiglie e altri contenitori riutilizzabili così come anche usati per il trasporto di alimenti in sacchetti: questo potrebbe arrivare a scatenare un aumento della
proliferazione di batteri come
Escherichia coli,
Campylobacter e
Listeria, e Norovirus e altri virus di origine alimentare che causano
gastroenteriti acute.
Parola d’ordine: Riciclare!
In conclusione, è possibile affermare che
l’inquinamento causato dai rifiuti plastici nei mari non è solo un problema di tipo ambientale, ma che riguarda direttamente ogni singolo individuo presente sul pianeta, dal momento che le microplastiche sono già presenti nella nostra catena alimentare, o lo saranno molto presto.

Dunque bisogna perseverare per quanto riguarda la
riduzione dei quantitativi di prodotti plastici,
incentivare le pratiche di riciclo e
riutilizzo corretto di prodotti di plastica: in questo modo non solo si ridurrà l’inquinamento presente, ma si potrà prevenire anche quello futuro.
Infine, tutto questo porterebbe a risultati migliori in tempi più brevi qualora
anche i cittadini facessero la loro parte, seguendo comportamenti virtuosi in fatto di riciclo e di buone pratiche civiche, evitando di gettare per terra i mozziconi di sigaretta o di abbandonare bottiglie e involucri di plastica in spiaggia, o in generale nell’ambiente.
Riferimenti bibliografici