Cambiamento climatico e salute: quali sono gli effetti? Definizione, cause e conseguenze

Cambiamento climatico e salute: quali sono gli effetti? Definizione, cause e conseguenze

Indice


Domande e risposte

Introduzione

La comunità scientifica conosce da quasi 2 secoli la capacità di alcuni gas atmosferici di trattenere il calore: sin dai calcoli di Joseph Fourier, nel 1827. Dagli anni Cinquanta sappiamo anche che le attività umane fanno accumulare questi gas in modo insostenibile per l’ambiente. Tuttavia, soltanto negli ultimi anni il problema è diventato noto a tutti, grazie alla sensibilizzazione da parte di alcuni politici (come Al Gore) e a Greta Thunberg e il Movimento internazionale del Global Climate Strike on Friday (gli scioperi del venerdì per il clima, inaugurati proprio dalla giovane svedese). Sono ancora poco note al pubblico, però, le implicazioni del cambiamento climatico sulla salute

 
Immagine che rappresenta un cartello che dice "there is no planet B" ad una manifestazione per il clima
 

Quali sono i cambiamenti climatici in atto?

Immagine che rappresenta siccitàRispetto all'età pre-industriale, la temperatura media terrestre è aumentata di 1,2 °C. Sebbene sembri un aumento piccolo, porta a precipitazioni alterate, eventi climatici avversi e scioglimento dei ghiacci.

Questi causano molti problemi, al punto che il riscaldamento globale è considerato uno dei 5 maggiori rischi per il pianeta:
  • Condizioni meteo estreme, come cicloni, uragani, tempeste tropicali;
  • Aridità più diffusa, che comporta maggiori incendi boschivi. Ad esempio, in Italia le precipitazioni sono diminuite del 14% negli ultimi 50 anni;
  • Innalzamento del livello degli oceani, con conseguenti alluvioni che rendono invivibili alcune zone e trasportano sostanze tossiche (che possono finire nei nostri alimenti);
  • Qualità dell’aria scadente;
  • Ondate di calore da record, in particolare in Australia ed Europa;
  • Maggiore proliferazione di alcuni patogeni e organismi che producono tossine negli alimenti (come le muffe che contaminano i cereali con aflatossine);
  • Alcune colture sono sfavorite, altre crescono a dismisura;
  • Alcune specie animali hanno difficoltà a sopravvivere, altre si spostano, altre ancora si espandono (e spesso sono portatrici di malattie);
  • Acidificazione degli oceani, che comporta la morte di molte specie marine.
Tutti questi elementi influenzano in modo diretto e indiretto la qualità di vita degli esseri umani in tutte le regioni del mondo, anche se l’impatto è a sfavore degli individui più poveri e isolati socialmente.

Cambiamento climatico e salute umana

In generale, il riscaldamento globale risulta aumentare la mortalità per tutte le cause, sia sul breve sia sul lungo termine. Si stima che siano 296mila le persone decedute a causa dell’incremento della temperatura media globale. Inoltre, il cambiamento climatico è associato anche a un maggiore utilizzo dei servizi sanitari. In effetti, le conseguenze della crisi climatica sulla salute sono tantissime.
  • Gli eventi climatici avversi dovuti al riscaldamento globale provocano circa 60mila morti ogni anno;
  • Si diffondono infezioni derivanti da animali, alimenti e acqua contaminata;
  • Aumentano i casi di intossicazioni alimentari;
  • Peggiorano alcune malattie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete e problemi ai reni;
  • Si diffondono e peggiorano allergie e malattie respiratorie;
  • Aumentano e peggiorano disturbi alla pelle, inclusi irritazioni, orticaria, eczemi e cancro;
  • Si ha un incremento di disturbi della salute mentale e il peggioramento di quelli preesistenti;
  • Aumentano i problemi del sonno;
  • Si diffonde la malnutrizione, principalmente perché la crisi climatica diminuisce il rendimento dei terreni. Per questa ragione e a causa di altri rischi ambientali (come la presenza di tossine negli alimenti), sembra che il cambiamento climatico sia associato ad arresti della crescita nei bambini;
  • Aumentano i casi di anomalie alla nascita e complicazioni delle gravidanze;
  • È possibile che la crisi climatica contribuisca all’emergere di alcune forme di cancro, come quello esofageo;
  • Emergono più casi di malattie occupazionali (dagli incidenti sul lavoro a disturbi renali), soprattutto nel settore primario e nei trasporti;
  • Laddove i cambiamenti climatici portano alluvioni, siccità prolungate ed esposizione ad agenti inquinanti, come in molte regioni di Asia e Africa, è impossibile accedere ad aria o fonti idriche pulite;
  • In alcuni Paesi, a causa delle difficoltà che porta, la crisi climatica aumenta le tensioni sociopolitiche e i conflitti, diminuendo la possibilità di accesso alle cure.
Gli studi mostrano che questi impatti sulla salute continueranno a peggiorare a meno che non si abbia presto una risposta a livello mondiale. Quello che si può fare è abbracciare politiche che guidino la transizione verso un’economia realmente green, il che significa anche tutelare le fasce di popolazione meno ricche affinché possano essere più ecosostenibili.

Cambiamento climatico e peggioramento delle condizioni preesistenti

L’impatto dell’aumento delle temperature medie globali sulle patologie croniche è detto effetto amplificatore. Infatti, i soggetti più vulnerabili della popolazione rischiano un aggravamento delle loro condizioni generali e un peggioramento di qualità e aspettative di vita.
Il riscaldamento globale, infatti, peggiora disturbi preesistenti, senza contare che lo stress termico (che si verifica quando il sistema di termoregolazione umano è messo a dura prova), impatta sulle condizioni psicofisiche delle persone più vulnerabili o che svolgono professioni usuranti all’aperto. La crisi climatica può anche portare condizioni morbose correlate a malattie croniche preesistenti.
Si parla di una fetta rilevante della popolazione mondiale:
  • Anziani, bambini, donne in gravidanza;
  • Coloro che soffrono di malattie cardiovascolari;
  • Persone con diabete, sindrome metabolica, obesità;
  • Persone con malattie respiratorie croniche (in particolare asma e BPCO);
  • Coloro che hanno linfedema primario e secondario;
  • Persone con disabilità che rendono più complesso reagire in situazioni di emergenza;
  • Persone con disturbi della sfera dell’umore quali sindromi depressive e malattie psichiatriche;
  • Coloro che risiedono in aree urbane ad alta densità demografica;
  • Persone che lavorano all’aperto;
  • Coloro che vivono di sussistenza.
Soggetti a basso reddito e in precarie condizioni psicofisiche che vivono in aree urbane intensamente abitate e trafficate sono i più vulnerabili in assoluto. Le aree geografiche particolarmente penalizzate sono proprio l’Europa e l’area Mediterranea, dove si concentra parte della popolazione più anziana a livello mondiale.

Cambiamento climatico e infezioni

Immagine che rappresenta delle persone che si proteggono dal virus ebolaUna delle conseguenze più studiate e probabilmente più impattanti della crisi climatica è l’aumento dei casi di infezioni. Alte temperature, umidità ed eventi climatici estremi, infatti, facilitano la diffusione di alcuni patogeni attraverso diverse modalità.
Infezioni trasmesse dagli altri animali (zoonosi)
Con le diverse condizioni climatiche, alcune specie più adattabili (tra cui molte che portano patogeni) vengono favorite. Inoltre, il cambiamento dei climi fa sì che gli organismi si spostino, diffondendo malattie dove non erano presenti precedentemente.

Le zoonosi (infezioni trasmesse da animali non umani) che si stanno diffondendo a livello globale (o che stanno “risorgendo”) sono generalmente trasmesse da alcuni artropodi (insetti e aracnidi), che in linea generale sono favoriti dal riscaldamento atmosferico, che permette loro di vivere più a lungo e proliferare. Inoltre, il calore e l’umidità riducono i tempi di incubazione delle infezioni trasmesse da questi animali.Zika, Chicungunya, febbre gialla e Dengue. Sono malattie infettive diffuse in aree a climi tropicali, trasmesse da virus portati da 2 principali vettori (ovvero animali trasportatori di agenti patogeni), ovvero le zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus (che noi conosciamo come zanzara tigre). Secondo la previsione di un gruppo di ricercatori statunitensi, nel 2050 saranno potenzialmente in grado di arrivare (che non significa “infettare” per forza) al 49% della popolazione umana.  Un esempio lampante è stata la mini epidemia di Chicungunya registrata in Italia nel 2007: ne furono colpite ben 250 persone. Il vettore era la zanzara tigre, diffusa in Italia (specialmente nel centro nord).
  • Virus West Nile. Trasportato da una specie di zanzara, questo virus è originario dell’Africa, ma è già diffuso in Italia e altre zone d’Europa meridionaleNel nostro Paese, il virus si è moltiplicato a dismisura negli ultimi anni, tanto che nel solo 2018 si sono registrati un totale di 606 casi negli esseri umani.Malaria. Una volta era una malattia endemica (cioè “tipica”) in Italia, ma venne debellata grazie alla distruzione delle aree paludose, che rappresentavano l’habitat del suo vettore, la zanzara anofele. Da studi recenti sembra che la malattia potrebbe diffondersi fino a tornare in Europa e forse diffondersi negli USA. Sembra che, se il cambiamento climatico in atto procederà di questo passo, la malattia si diffonderà anche nel Sud-Est Asiatico, con un potenziale bacino di infettati pari al 40% della popolazione mondiale; 
  • La malattia di Lyme. Trasmessa da alcune specie di zecche (in Italia, quelle dette “dei cervi”, che si trovano nelle aree boschive, è causata da un batterio. È difficile da diagnosticare perché produce sintomi eterogenei di tipo infiammatorio e neurologico. In Italia era considerata una condizione rara, ma  si sta diffondendo: come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, la malattia di Lyme è seconda solo alla malaria per numero di casi nelle zone temperate del mondo;
  • Leishmaniosi umana. È una parassitosi trasmessa da diversi moscerini flebotomi e pappataci, considerata endemica (tipica del luogo) in 88 Paesi del mondo. Nessuno di questi si trova in Europa, ma a causa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature medie, l’area del Mediterraneo è considerata a forte rischio di allargamento dell’habitat dei vettori della malattia;
  • Ebola. Questo virus, che si può trasmettere sia tramite vettori sia per contatto con fluidi corporei di persone infette, provoca una febbre emorragica spesso mortale. Tutt’ora affligge con ricorrenti epidemie molte regioni africane. Uno studio parla di una probabile diffusione di Ebola nei prossimi 50 anni, a causa del riscaldamento globale. Tra le aree geografiche più a rischio c’è anche l’area mediterranea;
  • Infezione da virus Nipah. Diffusa nel Sud-Est asiatico, risulta mortale in 3 casi su 4. Tra i vettori che possono infettare l’uomo, alcune specie di pipistrelli ma soprattutto animali domestici o di allevamento (maiali, cani, gatti, cavalli e capre) infettati. Nei prossimi anni, a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici, questa infezione potrebbe raggiungere zone finora mai considerate a rischio. Anche contro il virus Nipah si sta cercando di mettere a punto un vaccino; mentre per il virus Nipah il contagio da essere umano a essere umano è molto più difficile e raro.


Altre infezioni

L'aumento di temperature, precipitazioni e allagamenti in alcune aree del mondo favoriscono la contaminazione degli alimenti e dell’acqua, in quanto in queste condizioni alcuni patogeni proliferano e si diffondono meglio. Per queste ragioni risulta aumentata l’incidenza di malattie che si diffondono tramite acqua o alimenti infetti, quali:
  • Schistosomiasi (dai vermi piatti del genere Schistosoma);
  • Colera (dovuta al batterio Vibrio cholerae);
  • Salmonellosi (provocata dai batteri del genere Salmonella);
  • Gastronteriti da Escherichia coli.
A causa dell’umidità e del caldo, risultano più diffuse anche altre infezioni, quali meningiti, influenza e patologie pediatriche come la malattia mani-piedi-bocca.

Cambiamento climatico e malattie respiratorie, cardiovascolari e neurologiche

Il cambiamento climatico risulta associato a un aumento nelle allergie da polline in Europa. Poiché comporta una maggiore esposizione all'inquinamento atmosferico, aumenta anche i casi di tosse, starnuti, BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e problemi nel funzionamento polmonare. Inoltre, l'esposizione alle alte temperature è associata all'incremento nei casi di:
  • Infarti del miocardio;
  • Ictus;
  • Problemi neurologici nel lungo termine;
  • Asma infantile, soprattutto in concomitanza con alta umidità;
  • Altre malattie respiratorie, in particolare quelle tipiche dei bambini.

Cambiamento climatico e salute mentale

L’aumento delle temperature, l’aridità e le ondate di calore risultano associate a un aumento di ospedalizzazioni per disturbi mentali e suicidi. Sembra che inaspriscano anche condizioni mentali precedenti e disturbi del sonno. Gli eventi climatici estremi, inoltre, possono colpire gravemente le persone, le loro abitazioni e le famiglie, portando:

Cambiamento climatico e gravidanza

Nelle donne in gravidanza esposte ad alte temperature, umidità, sole o freddo intensi risultano emergere più spesso problemi quali:
  • Ipertensione gestazionale;
  • Preeclampsia ed eclampsia;
  • Basso peso del bambino alla nascita;
  • Nascita pretermine.
Eventi climatici estremi potrebbero influire negativamente sulla gravidanza in modo indiretto, provocando stress, preoccupazione e altri turbamenti psicologici nella donna incinta.

Perché c’è il riscaldamento globale?

Il principale responsabile dell’aumento delle temperature terrestri è l’accumulo dei cosiddetti gas serra, gas che, proprio come i vetri di una serra, trattengono il calore all’interno dell’atmosfera. Senza questi gas, la vita sulla Terra sarebbe impossibile o molto diversa da quella che conosciamo oggi, poiché hanno un ruolo fondamentale nell’equilibrare la temperatura. I gas serra assorbono, trattengono e (grazie ai venti) trasportano il calore del sole: senza di essi, saremmo sottoposti a temperature estreme letali. Tuttavia, se questi gas sono in quantità eccessive trattengono troppo calore e questi meccanismi risultano sfasati, risultando in eventi climatici estremi.
L’essere umano è responsabile dell’accumulo di gas serra nell’atmosfera. Infatti, a partire dalla Rivoluzione Industriale, ha prodotto sempre più anidride carbonica (la CO2 è quasi raddoppiata rispetto al 1750), metano, monossido di azoto e altri gas serra che si uniscono a quelli naturalmente presenti. Siamo certi che i responsabili siano gli esseri umani perché i soli fattori naturali non spiegano minimamente i numeri della crisi climatica.

 
Immagine che rappresenta dei palazzi e degli alberi

Ma in che modo l'uomo influenza i cambiamenti climatici?

  • Bruciando combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturali) per trasporti, industrie, riscaldamenti e altri usi;
  • Deforestando, così che il pianeta non riesce ad assorbire l'anidride carbonica presente nell'atmosfera;
  • Tramite gli allevamenti (i bovini producono grandi quantità di gas metano);
  • A causa dell'agricoltura (i fertilizzanti che contengono idrogeno producono emissioni di monossido di azoto);
  • Con industrie (principalmente di elettronica, cosmetica e farmaceutica) che rilasciano gas fluorurati (che trattengono il calore del Sole circa 23mila volte più dell'anidride carbonica). Questi ultimi, diversamente dai gas serra già citati, sono in aumento.
L’impiego di energia, il riscaldamento e i trasporti nelle città hanno ruoli particolarmente rilevanti. Come riportato dalle Nazioni Unite, le stime suggeriscono che le città siano responsabili del 75% delle emissioni globali. Probabilmente, con l’urbanizzazione, questo impatto è destinato ad aumentare a meno di non agire subito.

Cambiamento climatico: come proteggere la salute?

Un fenomeno complesso

Per mettere a punto efficaci strategie che limitino gli effetti negativi del cambiamento climatico è necessario conoscere bene il problema. Per questo occorre che gli esperti esaminino i dati nella loro complessità, poiché possono esserci elementi che confondono. 
Ad esempio, una successione di estati eccezionalmente calde comporta un aumento della mortalità correlata a causa dell’aumento dei colpi di calore e altri disturbi, ma questo non significa necessariamente che quei decessi in più dipendano da un cambiamento climatico in atto: potrebbe trattarsi di una fluttuazione meteorologica naturale. Inoltre, il clima è solo uno dei fattori di rischio sanitario. Quando entrano in gioco altre variabili altrettanto determinanti, quali fattori genetici, demografici, socio-economici e comportamentali.

Nella sola Unione Europea esistono diversi Organismi, Commissioni, Fondazioni ed Enti che producono documenti scientifici e indicazioni d’azione, che poi i singoli stati con i loro governi dovrebbero recepire e trasformare in fatti. Lo European Academies Science Advisory Council (EASAC, Istituto che accorpa le Accademie scientifiche nazionali degli stati membri) ritiene che le soluzioni siano a portata di mano, ma occorre una collaborazione tra la comunità scientifica, che riveste un ruolo centrale nel generare più conoscenza e nel contenere la disinformazione, e chi fa le leggi.

Le strategie da mettere in atto

Immagine che rappresenta un uomo che va al lavoro in biciIl Lancet Countdown ("Conto alla rovescia" di una delle più prestigiose riviste scientifiche esistenti) è un report, frutto della collaborazione di 35 istituzioni e AGENCY delle Nazioni Unite, che indaga annualmente il rapporto tra crisi climatica e salute umana. Secondo l'ultima versione di questo documento, anche se sono aumentati i provvedimenti per far fronte alla crisi climatica, la risposta globale è ancora inadeguata perché limitata e scoordinata. Il rapporto evidenzia anche che la necessità di migliorare tale risposta deriva anche dall'impatto economico e sanitario della pandemia di COVID-19, che durerà molti anni.
Per fronteggiare il problema del cambiamento climatico in atto, occorre agire su più fronti, che coinvolgono soprattutto le istituzioni, le industrie, i comunicatori e i singoli cittadini.
  • Diminuire l'uso del carbone e investire su fonti rinnovabili;
  • Ridurre il cambiamento dei suoli e la deforestazione; piantare alberi che rispettino l’ecosistema originario del luogo;
  • Favorire l’efficienza energetica degli edifici e isolarli termicamente, evitando ove possibile di utilizzare termosifoni e soprattutto camini e stufe a legna. Preferire l’uso dei ventilatori a quello dei condizionatori;
  • Preferire il trasporto attivo (camminare e andare in bici) e i mezzi pubblici a quelli privati;
  • Diminuire il consumo di carni (una mossa ottima anche per rendere più salutare la propria alimentazione);
  • Preferire prodotti a chilometro zero, frutta e verdura di stagione, alimenti certificati come più ecosostenibili;
  • Migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre gli sprechi, ovvero:
    • Spegnere i dispositivi non in uso;
    • Comprare meno, preferendo oggetti duraturi e non monouso;
    • Riutilizzare di più, ad esempio rivendendo oggetti non più utili ma ancora in buono stato;
    • Compostare e riciclare opportunamente.
  • Aumentare le difese contro le conseguenze del riscaldamento globale. Questo provvedimento include:
    • Il miglioramento e la diffusione dei servizi sanitari. Implementare la telemedicina, in particolare, può essere utile sia per supportare i sistemi sanitari sia per ridurre le emissioni del settore sanitario;
    • Rendere l’aria e l’acqua più pulite;
  • Fare più informazione sul rapporto tra salute e cambiamento climatico.
 
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quali sono i rischi per la salute umana derivati dal riscaldamento globale?

L’aumento medio delle temperature e dell’umidità comportano maggiore mortalità per tutte le cause e più ospedalizzazioni. Aumentano, infatti, i casi di: stress termico, malattie infettive e intossicazioni alimentari, allergie, problemi del sonno, malattie cardiovascolari, respiratorie, renali e cutanee. Peggiorano anche malattie croniche e mentali preesistenti, incidono sulla malnutrizione e aumentano i casi di complicazioni della gravidanza. Sembra inoltre che potrebbero contribuire all’insorgenza di alcuni tipi di cancro.
Gli eventi climatici avversi dovuti al riscaldamento globale provocano circa 60mila morti l’anno, oltre a determinare malnutrizione, diffusione di malattie infettive e diversi problemi a livello di salute mentale come stress e depressione. Soprattutto nei paesi più svantaggiati, emergono più casi di malattie occupazionali e diminuisce la possibilità di accesso alle cure.

Quali sono gli impatti sanitari legati al cambiamento climatico in Italia?

A causa della crisi climatica, in Italia le precipitazioni sono diminuite del 14% negli ultimi 50 anni, per cui vi sono più casi di incendi boschivi e problemi a livello di coltivazioni. Il riscaldamento globale provoca diversi disturbi, aumenta la mortalità da malattie preesistenti e comporta stress termico soprattutto nelle persone più fragili, tra cui gli anziani, che costituiscono una grande parte della popolazione italiana. Sono in aumento anche le infezioni, in particolare quelle trasportate da animali (vettori), in quanto si diffondono più facilmente, anche in aree a cui prima non avevano accesso. Inoltre, alcune zone dell’Italia sono a rischio allagamento, con conseguenze economiche e sanitarie sulle persone che vi abitano.

Quali effetti può avere a lungo termine il cambiamento climatico?

Con l’aumento delle temperature, dell’umidità, degli eventi climatici avversi e delle inondazioni, la crisi climatica può determinare la distruzione di edifici e coltivazioni, l’estinzione di molte specie di viventi, un peggioramento della qualità di aria e acqua e la diffusione di disturbi derivanti dal troppo calore, malattie croniche e infettive. Potrebbe quindi costare in termini di milioni di vite umane.

Quali sono le cause dei cambiamenti climatici?

Il principale responsabile del riscaldamento globale è la presenza dei gas serra, che in quantità naturali preservano la vita sul nostro pianeta ma si stanno accumulando eccessivamente a causa delle attività umane. Così, questi gas trattengono troppo calore, comportando sconvolgimenti climatici.

In che modo l'uomo influenza i cambiamenti climatici?

Gli esseri umani comportano un aumento di gas serra, che trattengono il calore sulla superficie terrestre, principalmente perché bruciano combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) per trasporti, industrie, riscaldamento e altri consumi energetici. Altre attività umane che contribuiscono alla crisi climatica sono la deforestazione, l’agricoltura, l’allevamento e le industrie che producono gas fluorurati.

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