Ultimo aggiornamento: 29 ottobre 2016
Approfondimento scientifico realizzato in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
La comunità scientifica non ha ancora convenuto che cosa s’intenda per Sindrome da Stanchezza Cronica, ma è concorde sulla realtà di un disturbo caratterizzato principalmente da fatica disabilitante che persiste per almeno 6 mesi, detto anche Sindrome da Fatica Cronica, cui si aggiungono sintomi vuoi generici vuoi specifici.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità disconosce per il momento il termine, si raccomanda di utilizzare quello di “Encefalomielite Mialgica". L’Oms fa riferimento al quadro clinico della malattia, la riconduce letteralmente a “infiammazione del sistema nervoso centrale associato a dolore muscolare".
La Sindrome da Stanchezza Cronica colpisce in Italia circa 200-300.000 persone. Può affliggere sino all’1% delle persone in base alle diverse realtà territoriali e lavorative, per cui non si può parlare di malattia rara. Solitamente colpisce persone adulte in età lavorativa, tra i 20 e i 50 anni, soprattutto donne. Circa la metà dei pazienti non ne accusa più i sintomi 5 anni dopo il primo episodio.
Le persone con questa sindrome lamentano una stanchezza disabilitante per la quale il riposo non è di alcun aiuto, e che si aggrava con l’attività fisica e intellettuale. Comuni a molti sono i difetti di concentrazione e di memoria. Per alcuni si può arrivare alla totale o parziale compromissione dell’attività lavorativa. Nei casi più gravi le persone possono rinunciare alla vita sociale, si sentono abbandonate dai loro cari e dalla società sino a raggiungere uno stato di depressione profonda.
Come se non bastasse, chi ne soffre presenta per almeno 6 mesi una serie di sintomi simili a quelli influenzali: mal di gola, mal di testa, febbre, dolori muscolari e articolari, dolori ai linfonodi ascellari e del collo, debolezza.
Diagnosticare la Sindrome da Stanchezza Cronica è decisamente complesso perché non si conosce che cosa la inneschi. Si pensa che intervengano fattori genetici, ambientali o di altra natura che interagiscono tra di loro e provocano la malattia. Solitamente si rende necessaria una diagnosi a esclusione, ovvero che in assenza di altre cause è lecito affermare, con una certa probabilità, che i sintomi manifesti del paziente siano alla base della sindrome. Inizialmente vanno escluse malattie più gravi come tumori maligni, patologie del rene o del fegato, malattie autoimmuni, infezioni, problemi ormonali, etc. Dopodiché, in presenza dei sintomi già indicati, si può prospettare la Sindrome da Stanchezza Cronica. Più precisamente, affinché ci sia diagnosi, la stanchezza deve essere:
Essendo l’eziologia (le cause) non nota, è difficile capire dove e in che modo intervenire. Non esiste a oggi alcuna cura specifica che risolva la Sindrome da Stanchezza Cronica, sono presenti soltanto alcuni rimedi e strategie terapeutiche che ne possono attenuare i sintomi, anche se è ampio il dibattito della comunità scientifica sulla loro efficacia: non tutti i pazienti ne traggono eguali benefici.
La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare il paziente, e l’attività fisica moderata è quasi sempre consigliata. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta il paziente a individuare le sue necessità, a riconoscere i sintomi della malattia e capire, se esistono, le condizioni per reprimerli. È una modalità che consente di reagire ai sintomi senza che ci si lasci condizionare da questi ultimi. L’attività fisica è invece consigliata a piccole dosi e con modalità crescenti di intensità.
È necessario ricordare che non si tratta comunque di trattamenti curativi e tantomeno con esiti sempre positivi.
Dal punto di vista farmacologico, invece, esistono al momento terapie a base di antidepressivi e antinfiammatori.
Come accennato, si presume che all’origine della sindrome vi siano molteplici fattori che interagiscono. Di seguito i risultati di alcuni studi:
Le informazioni presenti in Doveecomemicuro.it hanno scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono in alcun modo un mezzo di autodiagnosi e automedicazione. Per qualsiasi dubbio sull'uso di un farmaco, rivolgersi al proprio medico.
Data di pubblicazione: 29 ottobre 2016