Covid-19 e riabilitazione, intervista al Dott. Daniele Bosone: “A San Pellegrino messo a punto un protocollo specifico per il recupero dei pazienti”
Un percorso lungo e graduale. È quello che attende quanti si sono lasciati alle spalle un’
infezione da Covid-19, specialmente se reduci da un ricovero in Terapia Intensiva. Conclusa la fase critica della malattia, infatti, i pazienti si sentono in genere molto
debilitati, sia fisicamente che emotivamente, e necessitano di un
iter di recupero apposito. Se ne sono resi conto gli specialisti dell'
Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino, in provincia di Bergamo, struttura specializzata nel campo riabilitativo, i quali hanno messo a punto un protocollo specifico chiamato “
riabilitazione Covid-19”. Il Direttore Sanitario,
Daniele Bosone, ci ha spiegato in cosa consiste e di quanto tempo hanno bisogno in media i pazienti per ritornare alla piena efficienza fisica.
Il Dott. Daniele Bosone presta servizio presso la seguente struttura sanitaria:
Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino
Di che tipo di riabilitazione necessitano i pazienti Covid-19?
I pazienti colpiti dal nuovo Coronavirus hanno bisogno di una
riabilitazione a 360 gradi: non solo respiratoria, quindi, come si ipotizzava all'inizio, ma su più fronti. La tempesta infiammatoria scatenata dal
virus, infatti, non colpisce solo i polmoni, ma anche altri organi, tra cui
cuore, cervello e reni. Perciò abbiamo studiato un protocollo specifico dedicato ai pazienti Covid-19 rimasti a lungo in
Terapia Intensiva o sub acuti.
Quando avete compreso che era necessario mettere a punto un nuovo protocollo?
Nel momento in cui i primi pazienti hanno cominciato a essere dimessi dalla Terapia Intensiva. Allora è stato chiaro che non bastava intervenire sulla respirazione ma che serviva un
protocollo specifico per aiutarli a tornare alla normalità. Nel periodo acuto della pandemia, infatti, non era possibile dedicarsi alla riabilitazione in senso stretto: nei primi momenti della Fase Uno la priorità era curare i pazienti affetti da
polmoniti interstiziali provenienti da altri ospedali.
Quali misure precauzionali avete adottato e che tipo di pazienti avete trattato durante l'emergenza?
Nella Fase Uno dell'epidemia
un'intera ala dell'istituto è stata completamente
isolata e dedicata ai pazienti Covid-19: sessanta posti letto sono stati messi a loro disposizione. Da fine febbraio, molti sono stati trasferiti qui su richiesta della centrale unica di trasferimento o dirottati da
altri ospedali bergamaschi.
Nella Fase Due, poi, sono arrivati cittadini bergamaschi che erano stati trattati fuori regione e all'estero: in particolare, hanno incominciato qui le cure riabilitative cinque pazienti che erano stati ricoverati nelle Terapie Intensive di presidi romani e tedeschi.
Di quali figure si compone l'équipe medica che si occupa della riabilitazione dei pazienti Covid-19?
L'équipe si compone di medici di diverse specialità,
fisioterapisti, infermieri,
psicologi e dietista. La presenza di un
team multidisciplinare è essenziale vista la necessità di una
riabilitazione a tutto campo.
In cosa consiste il nuovo protocollo riabilitativo?
Per prima cosa, i pazienti vengono
svezzati dall'ossigeno e aiutati a recuperare l'autonomia respiratoria. Poi, per evitare le conseguenze del prolungato allettamento, si lavora sul rafforzamento muscolare in modo da consentire loro di
recuperare l'efficienza fisica. Il terzo e ultimo step coincide con la
riabilitazione cardio-respiratoria, caratterizzata essenzialmente da
esercizi di ginnastica aerobica, e con il recupero delle funzioni di autonomia personale finalizzate al rientro nella “normalità” domestica e sociale.
Di quanto tempo necessitano i pazienti per arrivare al pieno recupero fisico?
Quelli ricoverati a lungo e con sindrome da allettamento hanno bisogno in media di
20/30 giorni per riprendersi. In alcuni casi si è arrivati anche più di 50 giorni.
Quanto è importante il supporto psicologico?
È essenziale, anche ai fini della ripresa fisica. Perciò, durante l'epidemia, abbiamo invitato i nostri
psicologi a entrare in reparto, così da offrire ai pazienti Covid-19 un supporto adeguato anche da questo punto di vista.