Dei 210 presenti in Italia, il 58% si concentra al Nord, il 14% al Centro e il 28% al Sud. La Lombardia è ampiamente in testa, con il 23% delle strutture, mentre Umbria, Basilicata e Molise ne sono sprovvisti
Nel bambino, parametri, segni e sintomi che possono rivelare un'emergenza sono diversi rispetto a quelli dell'adulto. E cambiano anche a seconda che ci si trovi di fronte un neonato, un lattante, un bimbo o un adolescente. Per questo, è essenziale che ad accogliere un paziente pediatrico in Pronto Soccorso ci sia personale formato in maniera specifica e che sia disponibile 24 ore su 24. Sono due degli elementi che rendono il servizio d'emergenza “a misura di bambino”.
In realtà, oggi, secondo quanto emerge da un'indagine della
SIMEUP (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica) su 188 ospedali, si fa ancora fatica ad assicurare ai piccoli un’assistenza specialistica. Una garanzia in più, in genere, è offerta dai
Pronto Soccorso Pediatrici h24, che in Italia sono
210 così distribuiti: il
58% al Nord (con Lombardia e Veneto in testa dove si concentra rispettivamente il 23% e il 10% delle strutture), il
14% al Centro e il
28% al Sud (con la Campania in testa con il 14% dei Pronto Soccorso Pediatrici). Umbria, Basilicata e Molise, invece, ne sono totalmente sprovvisti.
Una
mappa dei Pronto Soccorso Pediatrici h24 è ora disponibile su
www.doveecomemicuro.it, il portale di public reporting delle strutture sanitarie italiane (la lista è stata diffusa dal Ministero della Salute nel febbraio dello scorso anno, inclusa nell'elenco dei presidi ospedalieri in cui sono presenti servizi d'emergenza quali: DEA di secondo livello, DEA di primo livello, Pronto soccorso e, appunto, Pronto Soccorso Pediatrici).
Per individuare il Pronto Soccorso Pediatrico h24 più vicino, basta andare su
www.doveecomemicuro.it, inserire nel “cerca” la parola chiave “pronto soccorso” e selezionare la voce
“Pronto Soccorso Pediatrico h24”. Nella pagina dei risultati, compariranno tutte le possibili soluzioni, ordinabili anche per vicinanza geografica.
“Dove e Come Mi Curo rappresenta, anche in questo contesto, un punto di riferimento per le famiglie che, in una situazione di emergenza, si trovano a dover individuare rapidamente il Pronto Soccorso più adatto alle specificità del bambino”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del portale.
Un
Pronto Soccorso Pediatrico a misura di bambino dovrebbe avere alcune caratteristiche.
“Innanzitutto, la valutazione svolta dall’infermiere all'arrivo, cioè il Triage, che permette di assegnare uno dei 4 codici colore – rosso, giallo, verde e bianco - in base alla gravità, dovrebbe essere effettuata da personale specificamente formato per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Ci dovrebbe essere una guardia pediatrica 24 ore su 24 e una sala di attesa dedicata ai pazienti pediatrici, perché l’approccio che si usa con loro è diverso rispetto a quello che si adopera con l’adulto. Dovrebbe essere garantita, infine, la possibilità per il bambino di essere accolto in un’Osservazione Breve Intensiva Pediatrica”, spiega
Riccardo Lubrano, presidente SIMEUP. “
Questa è una terza via che va ad aggiungersi a ricovero e dimissioni, che consiste nel tenere il paziente sotto osservazione per un tempo relativamente breve prima di dimetterlo. Un’opportunità importante che permette di risolvere gran parte delle emergenze pediatriche evitando trasferimenti in altre strutture, magari lontane. Un vantaggio sia per le famiglie, che ne traggono un minor disagio, sia per i centri che, sempre più, vivono una situazione di sovraffollamento”. Sono 5 milioni, infatti, i bambini che vengono visitati ogni anno nei Pronto Soccorso Pediatrici, ma gran parte degli accessi risultano inappropriati: quelli che in fase Triage ricevono un “codice rosso o giallo”, che segnalano una reale urgenza, infatti, sono appena il 10% contro il 60-70% di quelli a cui viene attribuito un “codice verde”. La fotografia del sistema italiano emerso dall'indagine SIMEUP del 2016 mostra parecchie carenze.
“In ben il 78% dei casi, il bambino è affidato non al pediatra ma al personale del Pronto Soccorso Generale, solo il 54% degli infermieri del Pronto Soccorso Generale è preparato per un Triage Pediatrico, solamente il 59% delle strutture può contare su una guardia pediatrica h24 e appena il 22% dispone di una sala di attesa dedicata ai bambini. Infine, solo il 66% è in grado di accogliere i pazienti pediatrici in un'Osservazione Breve-Intensiva”.
In che direzione bisogna andare per migliorare la situazione? Nella
Carta dei Diritti del Bambino e dell'Adolescente in Ospedale, redatta nel 2008 dalla
Società Italiana di Pediatria, si sottolineava come nell'organizzazione del sistema ospedaliero di emergenza-urgenza si debba considerare il minore insieme alla sua famiglia. Per garantire ai bambini il diritto a essere curati adeguatamente, è auspicabile una riorganizzazione dell'offerta, la formazione di un numero maggiore di pediatri e una migliore collaborazione tra ospedale e territorio.
In occasione della
Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, in programma il
20 novembre, Dove e Come Mi Curo ha dedicato un approfondimento al tema intervistando il Presidente SIMEUP, Riccardo Lubrano.
LA DISTRIBUZIONE REGIONE PER REGIONE
NORD
Trentino Alto Adige: 6 (3%)
Emilia Romagna: 14 (7%)
Friuli Venezia Giulia: 5 (2%)
Liguria: 9 (4%)
Lombardia: 49 (23%)
Piemonte: 17 (8%)
Valle D'Aosta: 1 (0%)
Veneto: 21 (10%)
CENTRO
Lazio: 10 (5%)
Marche: 7 (3%)
Toscana: 12 (6%)
Umbria: 0
SUD
Abruzzo: 3 (1%)
Basilicata: 0
Calabria: 4 (2%)
Campania: 29 (14%)
Molise: 0
Puglia: 5 (2%)
Sardegna: 8 (4%)
Sicilia: 10 (5%)
INTERVISTA A RICCARDO LUBRANO, PRESIDENTE SIMEUP: “FORMAZIONE E RIORGANIZZAZIONE SONO I VERI NODI”
Come dovrebbe essere un Pronto Soccorso Pediatrico a misura di bambino?
Innanzitutto, la valutazione svolta dall’infermiere all'arrivo, cioè il Triage, che permette di assegnare uno dei 4 codici colore – rosso, giallo, verde e bianco - in base alla gravità, dovrebbe essere effettuata da personale specificamente formato per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Ci dovrebbe essere una guardia pediatrica 24 ore su 24 e una sala di attesa dedicata ai pazienti pediatrici, perché l’approccio che si usa con loro è diverso rispetto a quello che si adopera con l’adulto. Dovrebbe essere garantita, infine, la possibilità per il bambino di essere accolto in un’Osservazione Breve Intensiva Pediatrica.
La realtà oggi è, però, spesso diversa: in base ai risultati emersi da un'indagine SIMEUP condotta su 188 ospedali nel 2016, nel 78% dei casi il bambino viene affidato, non a un pediatra, ma al personale del Pronto Soccorso Generale. Solo il 54% degli infermieri del Pronto Soccorso Generale, che spesso si trovano a occuparsi del Triage Pediatrico, è formato specificamente per questo. Appena il 22% delle strutture dispone di una sala di attesa dedicata ai bambini e solamente il 59% può contare su una guardia pediatrica h24, a causa della cronica mancanza di personale. Infine, solo il 66% può accogliere i pazienti pediatrici in un'Osservazione Breve-Intensiva”.
Che cos'è l'Osservazione Breve Intensiva e perché è importante?
È una terza via che va ad aggiungersi al ricovero o alle dimissioni: consiste nel tenere il paziente sotto osservazione per un tempo relativamente breve prima di dimetterlo. Purtroppo, solo un terzo dei Pronto Soccorso Pediatrici, secondo l'indagine SIMEUP, è attrezzato per questo tipo di assistenza, a causa della carenza di personale. Ma è un'opportunità importante che permette di risolvere gran parte delle emergenze pediatriche evitando trasferimenti in altre strutture, magari lontane. Un vantaggio sia per le famiglie, che ne traggono un minor disagio, sia per i centri che, sempre più, vivono una situazione di sovraffollamento. Sono moltissimi i genitori, infatti, che si rivolgono al Pronto Soccorso per problemi non urgenti: per il bisogno di essere rassicurati, per l'aspettativa che in Ospedale si possano effettuare le indagini necessarie, per l'impossibilità di accedere alle cure del pediatra o del medico di famiglia in certi giorni e orari, ma soprattutto per l'urgenza soggettiva, e cioè la percezione che il proprio figlio abbia bisogno di assistenza immediata.
Cosa si dovrebbe fare per migliorare la rete dei Pronto Soccorso Pediatrici?
Innanzitutto formare più pediatri: molti Pronto Soccorso Pediatrici sono gestiti da personale del Pronto Soccorso Generale perché sprovvisti di specialisti. Il problema è che il numero dei pediatri, sul territorio nazionale, sta sensibilmente calando perché il Governo eroga poche borse di studio per la formazione degli specialisti pediatri: circa 500 contro i 700-800 professionisti che si pensionano ogni anno.
Non sufficienti, quindi, per rimpiazzare la vecchia guardia. Altri nodi sono l'insufficiente numero di Pronto Soccorso Pediatrici in Italia e la loro cattiva distribuzione. Spesso sono assenti nelle periferie mentre ce ne sono troppi nelle grandi città. Dall'indagine SIMEUP, è emerso che il 40% dei centri in Italia effettua meno di 5000 visite pediatriche l'anno, un numero troppo basso, che comporta anche spreco di risorse. Occorrerebbe, quindi, una razionalizzazione della rete che tenga conto delle condizioni orografiche del territorio, perché un conto è fare 50 km in autostrada e un conto percorrere la stessa distanza su strade di montagna. Sarebbe insomma auspicabile un confronto e l'istituzione di un Tavolo Tecnico che consenta di rivedere l'intero modello assistenziale.